Quel pomeriggio stavo provando a capire gli esercizi che la professoressa di matematica ci aveva assegnato, sperando di riuscire ad avere la sufficienza almeno quell'anno, quando il mio cellulare squillò. «Pronto?» Dissi seccata.
«Quanto entusiasmo!» Rispose sarcastica la voce al telefono.
«Ah ciao, Alice!» Misi un filo di entusiasmo in più «Scusa, è che sono un po' sovrappensiero, sai com'è... be', in realtà sto cercando di capire la matematica.» Ammisi.
«Fai ancora pena in matematica?» la sentii ridere. Sapeva benissimo quanti problemi avessi perché ero solita andare a casa sua, per studiare con Ciro, che al contrario di me era abbastanza bravo. «Aspetta, hai detto sovrappensiero? Non è che si tratta di quel ragazzo, vero?» Aveva saputo di Tore, non tutto quello che era successo, ovviamente, però le avevo raccontato di avere un nuovo compagno di banco e lei aveva tratto delle conclusioni e, per quanto avessi provato a farle capire non fossero vere, non voleva dare ascolto.
«Ma no, non c'entra niente lui.» Cercai di farle capire. «Oggi abbiamo appena parlato»
«Oh, se lo dici tu... aspetta un attimo, avete chiacchierato o solo parlato?»
«C'è una differenza?» Chiesi.
«Certo che c'è una differenza! E me lo chiedi?»
«Ti ho già detto che quel ragazzo non c'entra niente.» Tentai «E comunque non mi sembra un argomento tanto interessante su cui perdere pomeriggi a parlare.»
Le volevo bene, c'erano stati momenti in cui veramente condividevamo il sonno e mi fidavo di lei. Ma adesso era tutto un po' strano, tra noi, non eravamo più così unite, qualcosa tra noi si era irrimediabilmente rotto, forse, perché non riuscivo a sentirmi di parlare apertamente, non mi veniva naturale. Sì, avrei voluto parlare con qualcuno di tutte le strane cose che mi accadevano accanto a lui e di quanto fosse inquietante il modo in cui mi leggeva. Avrei anche voluto parlare a qualcuno di tutte quelle cose strane che mi sembrava di vedere, di quelle stupide figure e di quei sogni. Ma come potevo farlo?
«Okay, come vuoi. Comunque ti chiamavo così, per chiederti se stasera ti va di fare qualcosa. Non ho voglia di stare dentro, tra poco dovrò chiudermi in casa a studiare e non mi va.»
«E vuoi uscire di lunedì sera?»
«Perché no?» poi sembrò pensarci su. «Ma che hai? Prima eri sempre in vena di un'uscita, sempre la prima a dire di voler fare qualcosa, indipendentemente dal giorno della settimana.»
Di colpo fui presa da un'illuminazione e capii che forse era mia la colpa del nostro allontanamento. Ero io che avevo smesso di uscire con lei, di fare qualcosa insieme, senza neanche darle spiegazioni, non me ne ero neppure accorta. Stavo cominciando a chiudermi nel mio guscio di solitudine. Questa cosa doveva finire.
«Sai che ti dico? Che mi sembra una grande idea.» Silenzio.
Sentii uno strano rumore dall'altro capo del telefono, prima che Alice continuasse. «Okay, allora ci aggiorniamo nel gruppo?»
«Quale gruppo?»
«Ah, non ci sei. Be' allora ti aggiungo, credevo ci fossi già.»
«Quale gruppo?» ripetei.
«Un gruppo WhatsApp che è stato creato tipo la settimana scorsa. Sono stata al SaPi con mio fratello e due amici e ho incontrato alcuni compagni di mio fratello che, be', sono anche i tuoi e abbiamo fatto un gruppo.»
Cioè, io stavo con quei ragazzi per cinque ore al giorno, sei giorni su sette, da più di quattro anni, e l'unico gruppo in cui ero stata inserita era quello della classe. Lei li aveva incontrati per forse un paio d'ore e aveva creato un gruppo con loro. Wow.
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Il Pezzo Mancante
ParanormalneGiulia è una normale diciottenne al suo ultimo anno di liceo quando il suo cammino incrocia quello di Salvatore Esposito (Tore), un ragazzo con un fascino da "bad-boy" sexy ma talmente misterioso ed enigmatico da metterle i brividi. Lei lo aveva già...