Alle undici in punto, dopo tre noiose "prime ore" dell'anno scolastico, passate in compagnia di tre diversi professori, la campanella suonò. In genere la campanella delle undici indicava l'inizio dell'intervallo, mentre oggi, primo giorno di scuola, segnava la fine delle lezioni. Era bello uscire alle undici del mattino, l'unica cosa bella del primo giorno di scuola.
Non feci in tempo ad alzarmi dal banco che notai il trio di plastica fermo con fare provocatorio-civettuolo davanti ai miei occhi - anche se ero sicura di non essere io il bersaglio - ma anche qualche ragazzo si era fermato per sapere di più sul ragazzo nuovo. Qualcuno - primo tra tutti Augusto Recchi, il figo dell'anno scorso e compagno di banco i Ciro - andò a fare la sua conoscenza direttamente.
Mi alzai senza attendere oltre e, con un saluto generale alla classe, misi lo zaino in spalla e mi allontanai dall'aula per scappare all'imbarazzante "voglio conoscere il tipo nuovo" generale.
Quando varcai la soglia del portone d'ingresso, incontrai Ciro, mio migliore amico e mio compagno di classe, due banchi dietro il mio. «Ehi.» disse. «Perché tanta fretta di andare?»
«Hai ragione, perché ho voglia di uscire da scuola? Bah, che cosa strana.»
Scrollò le spalle. «Sono le undici, è il primo giorno di scuola...» poi abbassò la voce. «Brutta giornata?»
Dimmi una sola giornata della mia monotona vita che non lo sia? «Niente di nuovo, in realtà.»
Annuì. «Infatti... vedi, gli altri vanno a mare.» sorrise. «Conoscendoti ero sicura che fossi già scappata via.»
«Già. La furia del nuovo arrivato, eh?» risi anch'io. Poi mi accorsi che mi stava guardando come se fosse in attesa di qualcosa, così continuai. «Al mare, eh?» chiesi. Ogni volta che si usciva prima da scuola, i miei compagni organizzavano un'uscita di classe o roba del genere. Di solito la meta era il mare, non molto lontano.
«Avanti! Quando si uscirà di nuovo alle undici?» M'incalzò.
«Immagino non tanto presto.» mormorai.
«Allora?»
Stavo per declinare ma cos'altro avevo da fare? Sospirai. «Perché no?»
Sorrise. «Vuoi prima posare lo zaino o vieni direttamente?»
Presi lo zaino da una spallina e lo soppesai, facendogli vedere quanto fosse leggero. «Praticamente vuoto.»
Ciro era il mio migliore amico, da sempre. Era anche uno di quei ragazzi per cui almeno una volta nella vita ti prendi una cotta. Uno di quei bravi ragazzi, gentili con tutti, che si tengono fuori dai problemi. A me era toccato in terza ma era stata solo una cosa passeggera durato per circa tre mesi. Ci eravamo messi insieme a metà anno e prima della fine dell'anno ci eravamo già lasciati. Già, entusiasmante, no? E pensare che era anche stata la mia storia più lunga. Ma la nostra amicizia non ne risentii affatto. Forse perché eravamo sempre stati amici, fin dalle medie, ed era tipo il mio migliore amico storico. Forse l'unico ragazzo della mia classe che pensasse col cervello, più della metà pensava con qualcos'altro, infatti s'arruffianavano le barbie.
«Vi dispiace se vi raggiungo lì? Vorrei passare a casa mia a cambiarmi e magari prendere un telo.»
«Dai, non rompere!» esclamò. «La metà nemmeno lo indossa il costume!»
Trentacinque minuti dopo, eravamo tutti ammassati in un autobus troppo piccolo perché contenesse tutte quelle persone e, come se non bastasse, aveva pure beccato il traffico intenso e quindi eravamo momentaneamente fermi.
Ero in piedi, aggrappata a una maniglia blu tutta unta e sicuramente talmente piena di germi che al solo pensiero sentivo lo yogurt di fragole risalirmi su. Puah! Che schifo!
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Il Pezzo Mancante
ParanormalGiulia è una normale diciottenne al suo ultimo anno di liceo quando il suo cammino incrocia quello di Salvatore Esposito (Tore), un ragazzo con un fascino da "bad-boy" sexy ma talmente misterioso ed enigmatico da metterle i brividi. Lei lo aveva già...