Nel sogno stavo vagando priva di una meta. Ero contenta di vedere che l'oggetto dei miei incubi era finalmente cambiato, ma anche questo somigliava a uno scenario di Tim Burton. Quella lugubre sera abbracciata dalla nebbia non era fredda come le altre. Sembrava una serata di settembre, attuale, a pensarci bene.
Camminavo senza sapere dove fossi diretta, solo perché sapevo di doverlo fare, era un sogno e quindi non avevo tanta scelta e, avendola, non avrebbe fatto differenza alcuna.
La nebbia celava solo altra nebbia, pareva non esservi nulla, dietro a quella ma sentivo dei passi strascinati e un respiro affannato, che metteva angoscia. Cercai di rallentare la mia respirazione che sentivo accelerata senza motivo e anche l'altro respiro divenne meno affannato. Mi fermai e anche il rumore di passi strascinati diminuì. Non è possibile, pensai. Non posso essere io. Ripresi a camminare e anche lo strascinio riprese, aumentai il passo e anche il respiro si fece più forte, per reggere la corsa. Mi fermai. Non è possibile. Ripetei tra me, mentre continuavo a rantolare nel buio, in mezzo alla nebbia, in mezzo al niente. Ero sola. Tutto quello che sentivo era l'eco di me stessa.
Mi guardai intorno, il più velocemente possibile, senza però vedere nulla di rassicurante né di spaventoso.
Quando mi voltai per tornare sui miei passi, vidi uno specchio d'acqua. Leggerissime gocce d'acqua cadevano a cascata da una nuvola passeggera. Ed era un lenzuolo lucido, uno specchio. E vidi il mio riflesso guardarmi con curiosità dritta negli occhi.
Mi guardavo come si guarda un cane volante. Con espressione di curiosa incredulità, non perché mi sembrasse strano che uno specchio d'acqua spuntasse dal cielo, ma perché avevo un aspetto giovanile, tranquillo e beato che stonava del tutto con quel lugubre ambiente che si era venuto a creare intorno a me.
Feci un passo avanti, per esaminare quella strana immagine riflessa di me allo specchio. Piegai la testa di lato, così lei fece. Ero io. Ma chissà perché non volevo crederlo. Piegai la testa dall'altro lato ma questa volta il mio riflesso non mi seguì, mi fece l'occhiolino e, raddrizzando la testa, allargò un sorriso sinistro che io non avrei mai potuto avere e quel viso troppo gioviale per lo scenario di Tim Burton divenne più grottesco, spaventoso e lugubre: proprio attinente al tema. Sobbalzai per la sorpresa mista a spavento e indietreggiai. Poi, però, feci un altro passo avanti e, con mano ferma, allungai appena un dito.
Anche l'immagine distorta di me fece lo stesso, adesso pareva imitarmi ma senza togliersi dal volto quell'espressione malvagia che mi aveva spaventata poco prima. Fu proprio quando le nostre dita si toccarono che lei spalancò gli occhi e la bocca emettendo un grido gelido che mi penetrò fin dentro le ossa, ghiacciando completamente ogni parte calda dentro di me.
Mi svegliai con un urlo strozzato. Stavo sudando freddo e avevo il respiro affannato. Era tutto troppo reale, non poteva essere così reale, non poteva. Mi costrinsi a controllare il respiro e mi asciugai la fronte perlata.
Guardai l'ora: le tre e mezza. Avevo ancora un po' di tempo per dormire ma non volevo tornare in quel posto pieno di nebbia. Mi misi a sedere, allungando un braccio sul comodino alla ricerca del mio iPod. Lo trovai come al solito incastrato tra le cuffie bianche e presi anche quelle, liberando l'affarino argentato dalla ragnatela formatasi e infilai le cuffie alle orecchie, regolando il volume abbastanza basso per dormire ma, allo stesso tempo, abbastanza alto da non sentire il respiro affannato della mia malvagia doppia riflessa allo specchio.
Sbattei le palpebre un paio di volte prima di abbandonarmi alla ventata prepotente del sonno, cullata dalle note di Over the Rainbow. Come sognare un posto lugubre e nebbioso, con quella colonna sonora alle orecchie?
Nemmeno quel giorno, a scuola, Tore si presentò. Aspettai nuovamente il suo arrivo fino ai quattro secondi prima del suono della campanella, ma anche dopo che quest'ultima suonò, Tore non varcò la porta d'ingresso.
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Il Pezzo Mancante
ParanormalGiulia è una normale diciottenne al suo ultimo anno di liceo quando il suo cammino incrocia quello di Salvatore Esposito (Tore), un ragazzo con un fascino da "bad-boy" sexy ma talmente misterioso ed enigmatico da metterle i brividi. Lei lo aveva già...