13. Dubbi Pt. 1

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Non parlai con nessuno di quello che vidi quella sera. Non era la prima volta che vedevo cose strane ma adesso era veramente troppo. Vedere sagome scure, per quanto strano, poteva essere dato dalla stanchezza, dalla suggestione o da giochi di luce. Ma vedere chiaramente una scritta - o qualsiasi cosa fosse - sul muro dopo essersi ritrovati le mani insanguinate - queste non le avevo viste solo io, però - era un’altra storia. Non ne parlai neppure a Tore, che da giorni ormai si comportava come se fosse una persona totalmente diversa, comprensiva e, soprattutto, si stava avvicinando veramente molto a me. Non ne parlai neppure con Ciro e con Alice, che erano i miei migliori amici ma che non avrebbero potuto capire tutte le stranezze di cui ero vittima in quel periodo. Non sapevo che fare, così ero tornata a nascondermi nella mia solitudine.

«Non mi piace questo tuo stare sovrappensiero» mi disse Tore qualche giorno dopo. «Vuoi dirmi che ti prende?» cominciava ad essere veramente gentile e attento a qualsiasi cosa mi passasse per la mente, era irriconoscibile e la sua personalità uno non si faceva vedere quasi mai, non con me almeno. Era costantemente il Tore della personalità due e tre, quelle che mi piacevano di più.
La classe cominciava a ipotizzare, con fastidio delle barbie, che stessimo insieme e invece non sapevo nemmeno io cosa fossimo, se fossimo un qualcosa o semplicemente due compagni di banco un po’ vicini. Non ne avevo idea.

«Ho solo tante cose a cui pensare».

Mi sorrise e mi prese una mano, giocherellando con le mie dita. Mi guardai intorno e la ritrassi di scatto, non sapevo perché ma mi faceva sentire a disagio e i miei compagni pensavano già tante cose di cui io non avevo affatto conferma. Non sapevo cosa fossimo, forse non eravamo nulla. Mi sarebbe piaciuto essere qualcosa con lui? Non posso nasconderlo: sì, mi sarebbe piaciuto. Avevo paura di non conoscere ancora quale fosse la sua vera personalità? Assolutamente sì.
Rise sotto i baffi, divertito dalla mia reazione. «Ti va una passeggiata in spiaggia?»

Lo guardai come fosse impazzito. «Ma di che parli?»
«Una passeggiata in spiaggia, stasera, tu ed io»
«C’è il diciottesimo di Annamaria, ricordi?»
«Questo non vuol dire che non possiamo andare prima» tentò.
«Prima? Perché?»
Sorrise, ed ecco tornare quell’espressione infantile sul suo volto. «Non ti va di passeggiare in spiaggia?»
«Perché?»
«C’è un perché per ogni cosa?»

«Esposito!» Il professore di inglese lo richiamò. «Vuoi spiegarci tu cosa voglia dire quell’espressione che usa Wordsworth nel testo?»

Tore chinò gli occhi sul libro di inglese, su quella poesia che non avevo neppure letto a casa. The Daffoldis era il suo titolo, leggendolo in mente ricordai di averla già studiata alle medie ma non ricordavo nulla che potesse essere utile per un suggerimento furtivo. Mi scappò un sorriso che non riuscii a trattenere, perché era buffo vedere Tore così in difficoltà, però era allo stesso tempo una cosa carina. La mia vendetta per matematica, pensai. Poi lui parlò, cercando di inventarsi qualcosa.

«I wandered lonely as a cloud» lesse. «Be’, mi pare ovvio che stava passeggiando.» fece, e tutta la classe rise.

«Quindi tu dici che questa poesia parla di Wordsworth che passeggia?»

Vidi che fece scorrere velocemente lo sguardo su tutti i versi riportati nel nostro libro e provò a inventarsi qualcosa. «Be’ sì, parla di una passeggiata.» Scosse le spalle. «Certo, se lo facessi io probabilmente non finirei su un libro di letteratura ma il bello dei poeti non è proprio questo? La loro capacità di raccontare profondamente qualcosa di banale come una passeggiata?» Si sistemò meglio sulla sedia, ora si sentiva più a suo agio e parlava sicuro di sé, nonostante non sapesse assolutamente niente sulla poesia in questione. «Provi a pensarci su, lei come descriverebbe una sua passeggiata? Utilizzerebbe metafore e personificazioni per rivolgersi a ciò che vede? Si paragonerebbe a una nuvola solitaria per indicare il suo vagare?» Il professore non rispose subito, così lui continuò. «Ecco, quindi se mi chiede di cosa parli: sì, sta parlando di una passeggiata ma a modo suo.»

Il Pezzo MancanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora