Eravamo al Mc, io avevo scelto lo stesso tavolino a cui ci eravamo sedute Alice e io qualche giorno prima, perché era il mio preferito. Non che avesse qualcosa di particolare, era un semplice tavolino, però mi piaceva la sua ubicazione strategica: di quelle che non ti fanno stare né al centro del corridoio - dove la gente continuamente cammina, colpendo la tua sedia per passare -, né troppo rintanato, magari vicino alle toilette da cui ogni tanto usciva quel nauseabondo odore di bagni pubblici.
Io presi un Crispy, perché era anche il mio preferito, mentre Diesel prese un Filet 'o Fish menu, andava matto per quel panino, però aveva la strana regola, mi aveva detto sul momento di ordinare, di prendere sempre un panino diverso per ogni volta che andava al McDonald's. Strano ma vero.
Seduti al tavolino, con i nostri vassoi rossi davanti, Diesel mi chiese se avessi un account Instagram e gli dissi che sì, ne avevo uno perché la mia migliore amica Alice mi aveva costretta qualche anno prima ad aprirmelo, però che non lo usavo quasi mai e che avevo sì e no dieci post. Mi cercò e mi seguì, poi scattò una foto ai nostri vassoi e postò qualcosa. Dopo un poco il mio cellulare ricevette una notifica e vidi che Diesel aveva appena aggiornato le sue Stories, taggandomi con su scritto "festeggiando il primo giorno della mia nuova collega!".
«Allora, collega» disse portandosi una patatina alla bocca. «raccontami un po' di te.»
Intinsi una patatina nella salsa barbecue e la mangiai. «Che vuoi sapere?»
«Non lo so» accese un secondo lo schermo del suo cellulare, come per controllare le notifiche, e lo spense subito. «Tipo del tuo passato.»
Mi sarei aspettata qualcosa di un po' più soft, come "cosa fai nella vita" o "quali sono i tuoi hobby" o roba del genere. «Del mio passato?»
Si strinse nelle spalle, come se mi avesse semplicemente chiesto della mia giornata e prese a mangiare il suo panino. «Sì, quella storia sui tuoi genitori mi ha incuriosita molto» fece molto francamente. «E non sono uno che gira intorno alle cose, sono piuttosto curioso.»
Mi sorprendeva la sua schiettezza, non era normale parlare così con qualcuno che conosceva da un paio di giorni e che aveva visto solo tre volte in totale. Però non mi diede fastidio. «Be', diciamo che non sono genitori molto premurosi, si dimenticano spesso della mia esistenza e mi chiamano molto raramente.»
Annuiva, come se approvasse qualcosa che avessi detto o come se riuscisse in qualche modo a capirmi. Mi chiesi se vivesse una situazione simile. «E tu che mi dici del tuo, di passato?»
«Da bambino ho viaggiato molto», stava dicendo, «quindi non ho avuto esattamente una casa stabile.»
Era sempre stato il mio sogno viaggiare molto. Andare magari con i miei genitori in giro per il mondo e non stare mai per più di qualche mese nello stesso posto. Forse perché mi ero abituata a immaginare mille storie e a fantasticare su delle avventure che avrei potuto avere. «Davvero? E dove sei stato?» Domandai entusiasta all'idea.
Mi sorrise, doveva aver notato la mia esaltazione quasi infantile. «A otto anni sono partito dal Messico e sono stato per due anni in Spagna, poi per cinque mesi in Marocco e a undici anni sono venuto in Italia, da nord a sud, ed eccomi qui.»
«In Marocco? A vivere?» I miei avevano vissuto diversi mesi in Marocco. Ricordavo ancora le cartoline che mi spedivano dal loro periodo marocchino. In una di quelle, mia madre stava seduta su un cammello e avevo desiderato così tanto vedere un cammello! «È totalmente un altro mondo, no?» Commentai. «Intendo, abitudini diverse, usanze diverse...»
Annuì, grattandosi il mento su cui aveva appena un accenno di ricrescita della barba. «Non immagini quanto, ma basta abituarsi.»
«E in Spagna, dicevi?» Chiesi.
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Il Pezzo Mancante
ParanormalGiulia è una normale diciottenne al suo ultimo anno di liceo quando il suo cammino incrocia quello di Salvatore Esposito (Tore), un ragazzo con un fascino da "bad-boy" sexy ma talmente misterioso ed enigmatico da metterle i brividi. Lei lo aveva già...