3. Responsabilità pt.1

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Quella sera dormire si era rivelata quasi una sfida. Qualsiasi posizione assumessi, lato del letto occupassi, in qualsiasi modo mettessi il lenzuolo, niente. Coperta sentivo troppo caldo ma scoperta sentivo quel leggero venticello che mi faceva venire i brividi e mi faceva sentire troppo scoperta, appunto. Poi c'era quella sensazione di essere troppo visibile, vulnerabile, troppo... letta. Possibile che il mio problema fosse questo? Stavo ancora pensando a Tore che mi leggeva? Sospirai e decisi di alzarmi a prendere un bicchiere d'acqua. Di solito funzionava. Ok, non funzionava quasi mai ma dato che non riuscivo comunque a dormire, tanto valeva alzarmi, no?

Così feci e mi diressi in cucina, dove presi il bicchiere di vetro arancione dallo stipetto di mia nonna e una bottiglia dal frigo.

Proprio mentre stavo versando l'acqua nel bicchiere, vidi con la coda dell'occhio qualcosa passarmi accanto e un vento gelido mi fece rizzare i peli sul collo. Sentii il cuore balzarmi in gola e gli arti s'irrigidirono per un attimo. Allentai la presa e sia il bicchiere di vetro che la bottiglia di plastica atterrarono sul pavimento con un tonfo e io trattenni il fiato, sentendo il rumore provocato dal vetro che andava a scagliarsi contro il parquet curato di mia nonna. Attesi qualche istante, immobile, ma nessuna mosca volava: mia nonna dormiva ancora.

Quando mi voltai, però, riuscendo a espirare l'aria che trattenevo nei polmoni ormai da troppo, la figura era svanita. Tutto frutto della tua stupida immaginazione! Poi sentii dei rumori e li sentii chiaramente. Lì per lì pensai a mia nonna, che doveva aver sentito il rumore e doveva essersi alzata. Ma il rumore non proveniva dalla stanza di mia nonna, proveniva dalla scala.

Di nuovo trattenni il fiato, pensando - non so come - che il rumore che sentivo nella scala potesse essere ricollegabile alla figura scura che avevo visto poco prima. Che assurdità, eh? Eppure al mio cervello spaventato pareva una cosa non solo abbastanza credibile ma pure logica.

Mi chinai in fretta per raccogliere i cocci di vetro dal pavimento, rimisi in piedi la bottiglia d'acqua, cercando il tappo trasparente e buttai i cocci di vetro - che nel frattempo avevo tenuto in mano - nella pattumiera. Poi quasi non caddi sulla pozza d'acqua che avevo creato e allora mi ricordai quanto sconveniente fosse che l'acqua s'infiltrasse tra le fessure del parquet e per un attimo ebbi la visione di un pavimento tutto chiazze con qualche asse scollata. Orribile. Presi quattro strappi di Scottex e li buttai per terra, passandoli con forza tra le fessure e le scanalature del parquet, dove incontrai un pezzo di vetro molto tagliente che rimase appeso tra l'indice e il dito medio e, quando lo tirai via, il sangue iniziò a fuoriuscire, così utilizzai lo stesso ammasso di carta da cucina - ora bagnato - per tamponare la ferita da taglio. Per un momento temetti di dover passare la notte a incollare assi di legno ma la carta da cucina, al contrario, asciugò tutta l'acqua, lasciandone appena un filo che rimossi con la lavasciuga dopo aver preso un altro strappo di Scottex e averlo incollato alla mano con dello scotch. Medicazione davvero molto professionale.

Il rumore proveniente dalla porta d'ingresso rimbombava nella scala, sembrava sempre più vicino. Forse era solo la mia stupida immaginazione, la mia paranoia. Mi costrinsi a non pensarci e filai di corsa a letto, consapevole che un'altra nottata insonne mi stava aspettando.

Una volta distesa, tornai a rigirarmi più e più volte in cerca del sonno. Ma niente da fare e, dopo qualche momento, i rumori che fino a poco prima sembravano provenire dalla scala adesso provenivano dalla cucina. Ne ero certa.

Mi alzai di scatto, attorcigliando il lenzuolo alla gamba destra. «Nonna?» dissi sotto voce.

Mi liberai dalla presa del lenzuolo e feci qualche passo in avanti, quando vidi qualcosa passare da sotto la porta chiusa della mia camera. Ok. Non era la nonna.

Il Pezzo MancanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora