complicated mind (pt 2)

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Dove eravamo rimasti?
Ah si.
Stavo dicendo che Finn cominciò ad essere violento e doveva trattenersi il più possibile dal colpire una persona a caso andando in giro.
Era costretto a camminare con le unghie piantate nel palmo della mano....
c'era riuscito.
O meglio ci aveva provato finché non arrivò lui...
Jacob Sartorius.

Faceva parte della banda opposta alla loro e ci provava costantemente con Millie, non che a Finn importasse qualcosa di lei...
Il problema fu quando Finn, girando nel parco come al suo solito, non venne fermato da una voce inconfondibile alle sue spalle...
«Triste Wolfhard?»
Finn fece finta di nulla e senza girarsi continuò a camminare fumandosi la sua sigaretta.
«Guardi i bambini che giocano con le mamme perché la tua era una puttana e non ha mai...»
Non riuscì a continuare la frase che Finn si girò di scatto e li piantò un pugno sulla mascella così tanto forte da farlo cadere atterra.
Si mise a cavalcioni su di lui e continuò a prenderlo a pugni finché non senti il suo battito cardiaco farsi più lento.
«o cazzo...»

Non vedendo nessuno al parco Finn andando nel panico più assoluto portò il corpo in fin di vita a casa sua.
Il suo viso preoccupato cambiò di colpo vedendolo seduto sulla sedia con la faccia piena si sangue.
Emise una risata stridula e sorridendo chiuse la porta della cantina in cui lo aveva portato.
Non voleva curarlo...
Aveva altri piani per lui.

Lo torturò per ben una settimana per poi ucciderlo lentamente assicurandosi che lui fosse completamente cosciente di quel che stava succedendo e che ogni secondo sia lungo e pieno di dolore.

Fu in quel momento che scoprì di essere sadico.
Non disse mai nulla a Jack di questo, non voleva farli paura...

Ad ogni modo dopo aver nascosto il cadavere di Jacob scoprì di averne sempre più bisogno e cominciò ogni mese a prendere una nuova vittima..
Gente che non importava a nessuno e che non sarebbero venuti a cercare...
Come jacob.
O forse come lui....

Divenne sempre più nervoso e non tollerava più nessun tipo di rumore o suono...
Urlava
Scaraventava oggetti
Si buttava atterra...
E la gente ancora non capiva di quanto lui avesse bisogno di un abbraccio.

Soprattutto quella Millie...
Continuava ad assillarlo.
"Sai Finn, dovresti darti una calmata...."
"Finn sei troppo nervoso..."
"Ti servirebbe uno psicologo..."
Fu così che un giorno non sopportando più le sue lamentele lungo il corridoio della scuola, le fece sbattere la testa contro l'armadietto e le portò le mani al collo godendosi ogni secondo e ammirando come la pelle assumeva lentamente un colore violaceo.
Lasciò cadere il corpo solo quando non fu più capace di respirare e guardò con sguardo disgustato la ragazza ormai tra le braccia dell'amica morte...

Quello che sentì dopo furono solo urla che giungevano ottavate alle sue orecchie...
Detestando i rumori cadde per terra in ginocchio partandosi le mani alle orecchie finché sentì due mani prenderlo da dietro.

dopodiché vide solo buio...

Si risvegliò incatenato al letto dentro una cella.
«Uh? DOVE CAZZO SONO? LIBERATEMI! UGH»
Cominciò a muoversi freneticamente cercando di liberarsi dalle catene ma capendo che fosse inutile si fermò e cercò di mantere la calma.
Si girò con la testa e vide il suo compagno di stanza per la prima volta.
«Uh...? E tu chi saresti»
«Il tuo compagno di stanza minchione»
«Ottimo»
Disse sarcastico alzando gli occhi al cielo
«Dove siamo?»
«Ashcleffe Hospital, non siamo in prigione»
Rispose emettendo un risolino
«Io non vedo differenze»
Disse Finn
«Come ti chiami?»
«Noah, Noah Schnapp»

Finn rimase un attimo ad elaborare le informazioni.
«E tu chi sei?»
Chiese facendolo risvegliare dai suoi pensieri.
«uh questo lo dovrai scoprire»
Rispose sapendo che non si doveva fidare di nessuno.
«Accetto la sfida»
Disse Noah con un ghigno dipinto sul volto.

I giorni passavano e Finn continuò a scoprire molte più cose sul suo compagno di stanza...
Noah Schnapp; 19 anni, affetto da disturbo bipolare, violento, attacchi di rabbia e.... Pericoloso.
Era perfetto pensò Finn...
Perfetto per lo scopo che aveva in mente...
Non se ne sarebbe andato da qull'ospedale senza una vittima da uccidere...

Continuò a raccogliere informazioni sulla sua futura vittima e Noah rispose a tutte le domande che li venivano fatte, come se avesse una carta pronta e avesse già organizzato tutto.
Finn non ci diede molto peso ma difatto sbagliava.

Stava leggendo un libro quando Noah entrò in fretta nella camera.
«scacco matto Wolfhard»
Disse Noah buttando una cartellina sul letto dove era seduto Finn.
«tu-- cos-»
Cominciò Finn boccheggiando per la sorpresa ma venne interrotto di nuovo.
«Finn Wolfhard; 19 anni, masochista, assassino e pericoloso...»
Disse tutto d'un fiato.
Finn lo guardò perplesso e con gli occhi sgranati prima di decidersi a parlare
«Come hai fatto?»
«Sono bravo in queste cose»
Disse Noah sorridendo e uscendo di nuovo dalla stanza.

Finn sentì le mani tremare e decise che sapeva troppo:
Sarebbe dovuto morire.

Si preparò e a notte fonda mise una mano sulla bocca a Noah e lo trascinò in una stanza nascosta dell'ospedale.

Li diede un pugno.
Due pugni.
Tre pugni.
L'unica cosa che si sentiva era il rumore dei pugni di Finn e dei gemiti di dolore di Noah.

Noah alzò la testa lentamente prima di ridere a crepapelle come se si fosse già aspettato tutto questo.
«Ce ne hai messo di tempo...»
«STA' ZITTO!»
urlò Finn dandoli un altro pugno.
Ma si irrigidì vedendolo ancora a ridere.
«N-non hai paura?»
Chiese guardandolo negli occhi
«Perchè dovrei averne?»
«beh... La gente ha paura di solito»
«Io non sono come la gente Finn... Sono come te...»
Gli occhi di Finn si riempirono di lacrime e i muscoli tesi a formare un pugno si rilassarono.
«Sono solo...
Siamo soli, chi c'è alla fine di quel tunnel in cui sto correndo?»
Una lacrima solitaria scese lungo il viso di Finn.
Noah intanto sospirò pesantemente prima di continuare.
«Sto pensando, dopo tutti quei meravigliosi viaggi...»
«che questo... È uno...di quelli...»
Finn completò la sua frase facendo un passo avanti ad ogni parola finché non si ritrovò con le mani sul volto di Noah a un centimetro dal suo.
«cattivi...»
E azzerò la distanza che c'era fra le due bocche unendole in un bacio dolce e disperato che sapeva di lacrime e di sogni infranti.

I due capirono subito di essere fatti l'uno per l'altro.
In fondo era questo l'amore no?
Sentirsi sbagliati assieme...

Dopo aver liberato Noah dalle corde che stringevano i polsi e le gambe lo portò via di lì...
Via da quella prigione.
E se ne andarono insieme....

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«Sai Jack...
Vorrei terminare il mio racconto con un "e vissero felici e contenti" ma purtroppo la vita non è una favola...»




Heheheh ne arrivano delle belle ora. Adesso avrete l'ansia i know <3


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