II

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Una volta recuperate le valigie mi sono diretta il piú velocemente possibile all'esterno dell'aeroporto. Per arrivare in centro a Tokyo nel mio appartamento, mi aspettavano due ore scarse di taxi dato che l'aeroporto era dislocato rispetto al centro della capitale.
Proprio in quel momento ho conosciuto il tutor che mi avrebbe assistita le prime settimane e per qualsiasi difficoltá, burocratica o sociale che fosse. Quell'uomo si é dimostrato fin da subito cordiale e mi ha spiegato che era in contatto sia con la mia scuola italiana che con la mia famiglia. Era la loro proiezione in Giappone insomma. La cosa mi rassicurava molto
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Finalmente ero davanti a quella che per un anno sarebbe stata casa mia. Non era uno di quei grattacieli enormi e bellissimi che caratterizzano i quartieri principali e che sono illuminati giorno e notte da insegne colorate, era leggermente piú vicino alla periferia; nell'area urbana in cui inizavano le prime abitazioni singole. La struttuta nella quale avrei abitato era un condominio con sei mini appartamenti. Il mio era al primo piano ed era un bilocale con camera, cucina e bagno. Mi sono stupita nel vedere che fosse piú grande rispetto alle mie aspettative. Sapevo bene  che in Giappone le case sono microscopiche. La mia nuova casetta era in una posizione ottimale: nel distretto di Nerima, cosí da consentirmi di raggiungere i quartieri piú importanti in breve tempo.
Sono entrata in casa strascinando i piedi per lo sfinimento, mentre il mio tutor mi ha aiutata con i bagagli dato che aveva notato la mia stanchezza. Insomma, un viaggio di quasi ventisei ore totali non è una passeggiata. Appena ho potuto mi sono buttata con non chalance sul letto. Mi sono guardata intorno e il tutto era abbastanza surreale. Ero in Giappone e la casa era quasi vuota: al momento c'erano solamente i mobili necessari per la mia soppravvivenza.
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L'indomani sono arrivati puntualissimi i camion per i trasporti con i miei restanti mobili e scatoloni. Mi hanno giustamente aiutata a sistemare le cose piú pesanti e hanno montato l'arredamento mancante. Dato che non avevo molte cose da sistemare, verso il primo pomeriggio era tutto terminato. Avendo mezza giornata libera ho preso la metro per andare a Shinjuku visto che avevano accettato la mia richiesta per fare una prova.
Eh sí, di lavoro.
Nonostante avessi vinto una borsa di studio e avessi un aiuto da parte dei miei genitori, comunque vivere a Tokyo non è per nulla economico per cui non potevo adagiarmi sugli allori. Una volta a destinazione, molto titubante, sono entrata nell'edificio e ho iniziato il colloquio. Appena terminato, i tre esaminatori (se cosí si possono definire) si sono confrontati sottovoce e con un  sorriso professionale mi hanno comunicato che, se volevo, per loro ero assunta e che per loro potevo giá iniziare dal lunedí venturo.
Il giorno in cui sono stata assunta era solo martedí e il lunedí che sarebbe venuto sarebbe iniziata pure la scuola. Dato che ero in Giappone solo da una settimana il preside, per mail, mi ha comunicato che avrei potuto iniziare una settimana dopo rispetto gli altri studenti in modo da ambientarmi meglio e sistemare le ultime cose a casa. Nonostante ció mi aveva invitata comunque il primo giorno di scuola: desiderava che visitassi l'edificio e che ritirassi la divisa.
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La settimana  trascorse molto velocemente fra compere a Shinjuku, scappatine all'Akihabara, passeggiate al porto e giri per la Tokyo vecchia provando le specialitá tipiche. Principalmente lo facevo per conoscere meglio il posto ed imparare ad orientarmi meglio con la cittá; sopratutto la metropolitana. Appena ci sono entrata ho fatto un abbonamento annuale visto che mi sarebbe tornato utile senza ombra di dubbio. Mentre aspettavo che si stampasse ho dato un'occhiata alle linee che mi servivano per raggiungere la mia meta:volevo raggiungere Shibuya. Dopo cinque minuti buoni che mi scervellavo mi uscí dalla bocca un sonoro -Tsk!- di frustazione. "È mai possibile che la metropolitana giappo sia cosí incasinata?! L'ho presa anche in altre cittá ma non era cosí fitta ed ingarbuglata..."
-Eh sí! La metro giapponese è davvero complicata. Anche per noi che viviamo qui da sempre...-
Mi girai per vedere chi mi si fosse rivolto, con un lieve imbarazzo visto che, a quanto pare, si era notata la mia frustazione. Era un ragazzo molto particolare, sopratutto per i capelli neri alle radici e bianchi verso le punte: sembrava essere un tipo molto vivace ed energico. Visto che aveva iniziato la conversazione, anche se titubante dato l'imbarazzo, gli ho chiesto una mano. Lui ed il ragazzo con cui era insieme (dall'aria piú seria e tranquilla) sono stati davvero gentilissimi e mi hanno dato parecchie dritte. Ci siamo anche presentati, ma, dalla fretta, per non perdere il treno, mi sono dimenticata i loro nomi... che peccato.
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To be continued...♡

Kuroo Tetsurou x reader (HAIKYUU!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora