Segreti?

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Non so perchè avessi deciso di farlo, mi sembrava la cosa migliore dato che le voci su di noi erano sempre di più e io avevo, sinceramente, paura.

Quindi, da bravo genio quale sono, cosa avevo fatto? Avevo iniziato a scrivere ovunque che avessi bisogno di una ragazza e che essere single ormai era diventato pesante.

Mi  ero trovato, in poco tempo, i DM intasati e un Lele stranamente taciturno. 

Avevo davvero paura di mostrarmi al Mondo. 

Temevo il giudizio, le prese in giro e, infondo, nemmeno sapevo cosa fossi. Gay? Bisessuale? Pansessuale? Una carota?

Mi ero semplicemente messo con Emanuele, senza davvero rifletterci a lungo. Era stato l'unico uomo che mi avesse fatto provare qualcosa, fisicamente e mentalmente. Non trovavo bello nessun altro, se non lui.

Spesso mi domandavo se avessi sbagliato, se non fosse solo una cosa passeggera che  mi avrebbe compromesso la vita.

Erano  giorni che ci pensavo e non riuscivo a trovare pace. L'unica cosa di cui ero certo era che, al momento, non volevo dirlo ne' parlarne.

E quindi? Quindi avevo deciso di fare quella stronzata.

Lele non mi parlava da quella mattina e, ogni tre secondi, ricevevo occhiatacce da parte di Diego e Gian.

Che cazzo volevano? Sempre e solo pronti a fare le mamme iperprotettive.
T: “Che cazzo c'è ora?”

Sbottai a un certo punto contro Gianmarco, dato che stavamo pranzando, stranamente, assieme.

G: “Nulla, perchè?”

T: “Continuate a guardarmi di merda tu e Die, me ne accorgo”

G: “Nessuno ti guarda male, è un'impressione tua. Si fa così quando si sa di aver sbagliato qualcosa...”

T: “Mi stai accusando di qualcosa?”

G: “Vedi, stai facendo tutto tu”

T: “No, è che mi sono rotto il cazzo dei vostri giudizi. O ne parliamo e mi dite cosa c'è che non va o ve ne andate affanculo”

G: “Penso tu lo sappia cosa non vada”

T: “E ti pareva, tanto non capite mai. Difendete sempre e solo Lele, mi avete mai chiesto come io stia? Non mi sembra”

Non so da dove mi fosse uscita quella frase, ma era così spontanea che quasi mi spaventava. In realtà non avevo mai pensato, fino all'ultimo periodo, a come stessi sul serio, a quel casino che avevo in testa.

Ero troppo concentrato su Emanuele, a pensare che stesse bene e non mi ero reso conto che la mia facciata stesse facendo acqua da tutte le parti. 

G: “Non fare il bambino. Non ti chiediamo come stai perchè non parli Tancredi”

T: “Magari mi farebbe piacere qualche volta. Magari non risponderei, ma apprezzerei. Lascia stare.”

Mi alzai dalla sedia: non avevo più voglia di  stare lì e mi stava venendo da piangere.

G: “Dove vai ora?”

T: “A fare un giro. Non so quando torno”

Detto ciò me ne andai semplicemente di casa , con solo il portafoglio e da fumare in tasca: non volevo sentire nessuno, quindi il cellulare rimase nella nostra stanza.

Volevo staccare un po' o, forse, cercare di capire. 

Mi ero lasciato completamente travolgere da tutto, permettendo che il vero Tancredi sfumasse via, come i colori sui fogli inumiditi.

Origini dei Tankele//Part TwoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora