Riuscii a portarlo in casa e, non so come, a metterlo a letto. Continuava a chiedere di Lele, senza nemmeno rendersi conto che fossi io, proprio lì davanti ai suoi occhi.
Poteva una persona soffrire così tanto da ridursi in tali condizioni?
Da quando il mio Tancredi era diventato tutto ciò?
Era cambiato davanti a miei occhi anzi, senza nemmeno che io potessi vederlo perchè ero a Roma.
Lo avevo lasciato solo ed era diventato l'ombra di se stesso, infrangendo ogni singola promessa che mi avesse fatto non appena ci eravamo messi assieme.
Ero io il problema?
Quando lo avevo conosciuto non era così.
Era ironico, sveglio, sempre con la battutina pronta che, nonostante potesse essere cattiva, mi faceva sorridere.
Ora era descrivibile solo con il rosso.
Rosso come i suoi occhi.
Rosso come la sua rabbia continua.
Rosso come la passione che non esisteva più nel nostro rapporto.
Il nostro amato filo rosso si era allentato così tanto, senza nemmeno che io potessi accorgermene e sapevo che, in parte, fosse per colpa delle mie scelte e della mia testa che non voleva funzionare.
Sospirai andando a sedermi sul divano.
Accesi una sigaretta.
Era quasi un rito: ogni volta che stavamo per mandare tutto a puttane, ne accendevo una. Sembrava lenire i pensieri, levigarli per farli apparire meno intensi.
Avrei dovuto capirlo prima e lasciarlo andare.
Non era pronto.
Non era pronto ad accettare la sua sessualità.
Non era pronto a vedersi con qualcuno diverso da una donna.
Non era pronto ad amare e a farsi amare.
Non stavo mettendo in dubbio il legame che ci unisse, ma il fatto che, probabilmente, per colpa mia, non gli avessi lasciato il tempo di capire.
Si era spezzato.
Dovevo lasciarlo libero o sarei stato un egoista, che evidentemente già ero.
Una lacrima mi scese sul viso: non avevo smesso di piangere in terapia?
D: “Serata difficile?”
Sobbalzai nel sentire la voce di Diego. Era tardi, perchè era ancora sveglio?
L: “Dovresti essere a letto. Domani abbiamo una giornata piena e se non dormi sarai senza forze”
D: “Ho sentito i tuoi pensieri nel mio sonno ristoratore: sei parecchio rumoroso”
Ridacchiai, spegnendo la cicca nel posacenere.
Involontariamente ne accesi un'altra subito dopo, sentendo il suo sguardo giudicante immediatamente addosso.
D: “Non dirò nulla solo per stasera”
L: “Grazie..”
Sussurrai come per paura che potesse arrabbiarsi da un momento all'altro.
Era Diego e nulla era più scontato di quello.
D: “Gian mi ha detto cosa è successo...è una troia”
L: “Ho ancora la scena impressa. Lo ha letteralmente assalito senza che lui nemmeno sapesse dove fosse e chi fosse. Non mi ha riconosciuto Die, vedeva solo una somiglianza col suo ragazzo”
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Origini dei Tankele//Part Two
FanfictionCome tutto è iniziato. Gay? Gay PREQUEL DI "STORIE SUI TANKELE"