Seconda Pelle

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E da quel giorno era stato solo Tancredi.

Era come se avessi rimosso ogni cosa successa con Giulia per vivere solo di lui. 

Vivevo nella convinzione che fosse tutto okay, che il mio Mondo andasse avanti perchè avevo lui. 

Sorridevo nonostante andasse tutto una merda nella mia testa, ma lo facevo perchè avevo paura di rivedere quell'immagine.

Di provare quella sensazione di vuoto che avevo provato quanto avevo visto lei toccarlo. 

Probabilmente era quella la causa del dolore che costantemente mi portavo dentro: il fatto di aver realizzato di non essere davvero abbastanza.

Di non valere davvero un cazzo in confronto alle altre mille persone che gli giravano attorno. 

Quindi mi ero convinto: dovevo essere ciò che lui meritava al suo fianco.

Basta ansie.

Basta pianti.

Basta occhi spenti.

Dovevo vivere per rendermi abbastanza in quella coppia. 

Sorridevo, forse troppo e sapevo che Diego mi tenesse d'occhio, eppure continuavo a fuggire, a nascondermi dietro a un telo da teatro. 

Infondo era quello che stavo facendo no? Una messa in scena della mia vita.

Non ero mai stato un grande attore, eppure sembrava star funzionando. Sorridevo a denti stretti, sperando che in quel  modo potessi farmi amare.

Potessi essere come lei.

D: “Ci sei? Ti stavo dicendo se stasera ti va una cena fuori noi quattro”

Sorrisi.

L: “Certo che mi va, da quando me lo chiedi?”

D: “Era solo per parlare un po' in realtà, sei strano ultimamente”

Eccolo: lui e il suo capirmi subito, senza che dicessi nulla.

L:  “Sono solo molto distratto. Tutto qui”

D: “Se lo dici tu...”

L: “Sai che non so dire le bugie, soprattutto a te.”

Invece sì, fin troppo bene.

Lo stavo e li stavo riempiendo di bugie per evitare di essere ancora un peso in quel progetto che avevamo fatto nascere dal nulla.

D: “Lo dici tu a Tancredi? Sta giocando da ore, vallo a tirare fuori dalla sua tana”

Ancora una volta gli sorrisi annuendo.

Mi alzai dal divano e andai in camera.

Ero davvero rimasto un'ora seduto lì senza far nulla? Mi insultai mentalmente, sentendo le lacrime pizzicarmi gli occhi. 

Avrei potuto occupare il tempo in modo migliore, eppure avevo sbagliato ancora una volta.

Quando arrivai davanti alla porta, misi su la mia maschera da clown ed entrai. 

Dovevo pensare a Tancredi, non a me.

Ero stato fin troppo stupido in precedenza: non mi ero accorto di nulla, lasciando che si disintegrasse davanti a me.

Mi avvicinai a lui e lo abbracciai da dietro, sentendolo spostarsi subito.

T: “Oh, ma che cazzo fai? Sto giocando, non mi abbracciare.”

Era tornato il solito.

Da quando avevo smesso di essere ciò che ero, era tornato Tancredi. 

Il Tancredi di cui mi ero innamorato il primo giorno.

Origini dei Tankele//Part TwoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora