Impossibile

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Li sentivo parlare dalla stanza, non ero stupido. 

Volevo solo uscire da quella casa e andare a fare un giro, ma sarei stato accusato di essere scappato come ogni volta. 

Quando litigavamo, non c'era mai nessuno che prendesse le mie parti: aveva sempre ragione Emanuele per loro e io ero  il solito stronzo. 

Ero stufo di trovarmi sempre in quella posizione, soprattutto dopo quella litigata. 

Sentii bussare la porta e nemmeno risposi: Gian poteva andarsene affanculo con i suoi discorsi moralistici.

Non mi sarei mai aspettato di veder entrare Lele. Da quando veniva lui per parlare?

L: “Possiamo parlare?”

T: “Non vorrei mai che a Valerio desse fastidio”

L: “Amore, Valerio è etero prima di tutto e io sto con te”

T: “Stavi”

Lo vidi letteralmente sbiancare a quella affermazione: pensava che dopo quello che mi aveva detto avessi intenzione di starci ancora insieme?

Okay, forse sì, ma lui non doveva pensarlo.

L: “Tu mi stai lasciando perchè ho dato un mezzo abbraccio a lui?”

T: “Mezzo abbraccio? Gli eri letteralmente a cavallo, che mezzo abbraccio. Almeno non venire a raccontare le cazzate a me”

L: “Tanche, sii ragionevole per una volta: ti pare che io possa fare qualcosa con lui?”

Lo vidi sedersi davanti a me e posare una mano sul mio ginocchio, che subito spostai come se fossi stato scottato.

T: “Non osare toccarmi dopo che hai sfiorato quel coso. Mi viene qualche malattia”

L: “Tancredi, per favore. Perchè sei così geloso?”

T: “Non sono geloso, puoi parlarci quanto cazzo ti pare, mi da fastidio nel momento in cui lui e chiunque altro ti tocchi”

L: “Amore, ma non mi tocca nessuno”

T: “Sì invece, non capiscono che sei mio”

L: “Ti assicuro che l'hanno capito tutti”

T: “Non mi sembra proprio, continuano a fare ste cazzate”

Sussurrai sentendo la rabbia crescermi nuovamente nel petto, quando ripensai alle scene di poco prima. Non ero mai stato così, con nessuno, ma con lui mi sembrava di impazzire . Era come se avessi il terrore che me lo portassero via e che dovessi sempre tenerlo attaccato a me. 

L: “Come faccio a farti capire che sono tuo? Come faccio a farti calmare e star tranquillo?”

T: “Non voglio che ti tocchino”

L: “Amore, è impossibile...”

T: “Non è impossibile. Sei anche tu che istighi le persone a venire lì a farti i vizi”

L: “Adesso è colpa mia”

T: “Certo che è fottutamente colpa tua. Hai quella faccia da cane abbandonato in mezzo alla strada e bisognoso di cure”

L: “Giusto, non sei tu lo psicopatico possessivo, no, ma Lele che scherza con i suoi amici”

T: “Vedo che hai perfettamente capito”

L: “NON FARE LO STRONZO CON ME”

E quando impazzì capii  che, finalmente, era arrivato il momento di litigare: dovevo sfogarmi ed eravamo stati fin troppo calmi.

Origini dei Tankele//Part TwoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora