Pace

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Piangevo.

Piangevo con una mano stretta alla sua.

Piangevo con una sigaretta fra le dita. 

Click.

Silenzio.

L: “Tancredi”

T: “Da quando usi il mio nome intero?”

L: “E se ti lasciassi? Senza un reale motivo, se ti lasciassi e basta?”

Lo sentii stringere la presa alla mia mano.

Sapevo avrebbe reagito così.

T: “Hai un altro?”

L: “No, certo che no, era solo una domanda”

T: “Mi sembrava che avessi deciso...comunque ci rimarrei male, soprattutto ora che siamo riusciti a ottenere questo minimo di libertà”

L: “Non credo di voler continuare questa cosa”

Non so come mai avessi detto quelle parole.

Era solo la mia testa che continuava a ripeterlo, a dirmi che andava fatto, che qualcuno dovesse rompere quel filo.

T: “Lele, tutto okay? Fino a poco fa mi dicevi tutt'altro. Ti senti bene?”

No, non mi sentivo bene. 

Mi girai semplicemente verso di lui.

Un'altra lacrima a rigarmi il viso: era bello.

Era bello e faceva così male vederlo così fragile in mezzo a un Mondo così grande rispetto a lui.

Rispetto a noi.

Mi appoggiò una mano sul viso e involontariamente sfregai la guancia contro essa.

T: “Va tutto bene. Forse è meglio tornare a casa mh?”

L: “Va bene...scusami ero...sovrappensiero”

Non mi rispose.

Le nostri mani non erano più intrecciate.

Quando arrivammo in casa era stranamente silenziosa: probabilmente dormivano già. Mi avviai verso la nostra stanza per poi sentirmi bloccare dalla mano di Tancredi.

L : “Dimmi amore”

T: “Vai tu a letto, questa notte mi fermo sul divano”

Non gli risposi.

Capii di averlo ferito. 

Andai in camera e mi preparai alla mia notte da solo: era strano non dormire con lui. 

Non mi cambiai nemmeno, stendendomi dal suo lato del letto.

Era così difficile amare?

Forse era semplicemente difficile amare Tancredi.

Non era facile doversi donare a una persona che sembrava non avesse bisogno di te.

Non era facile doversi donare a una persona che sembrava volesse solo scopare. 

Non era facile doversi donare a una persona che sembrava non ti vedesse.

Eppure lo amavo, immensamente. 

Chiusi gli occhi. 

Non volevo piangere ancora.
Li riaprii afferrando le sigarette che avevo in tasca e ne accesi una: stavo diventando come lui. 

Mi alzai di scatto deciso a raggiungerlo.

Io non volevo essere lui.

Non dovevo essere per lui. 

Origini dei Tankele//Part TwoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora