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"Heaven is my baby, suicide's her father,

opulence is the end"

- Lana del Rey, body electric 


La ragazza sbadiglia con poca grazia, fissando con poco interesse il paesaggio semi collinare.

Il sonnifero non ha ancora cessato il suo effetto, e la giovane si lascia sprofondare sul sedile del furgone.

«Guarda che Madame puzza sotto il naso ti sbatte fuori a calci se non ti comporti secondo le regole del galateo» la canzona il cugino, beffardo.

«Lo so, sto scaricando la mia essenza di bifolca nel tragitto» risponde Adela con semplicità.

«Ma pensa che palle tre mesi ad ascoltare una vecchia bacucca e le sue storielle del tipo... sai, ma chère, io sono stata l'amante di Winston Churchill...» scimmiotta Mirco in falsetto, imitando un improbabile accento francese.

«Mi mancherà la tua idiozia» ribatte lei, sarcastica.

Mirco si lascia sfuggire un profondo rutto, con nonchalance.

«Forse no» si corregge.

«L'indirizzo è questo, ma io non vedo nulla, solo un viale alberato».

«Credo che la casa sia proprio qui, in fondo al viale...» suggerisce la giovane, dubbiosa.

La giornata è soleggiata e piacevole, poche nuvole si muovono nel cielo, sospinte da un lieve venticello.

I due percorrono con il furgoncino la strada sterrata, finché non notano in lontananza un grande cancello in ferro battuto ricoperto di una vernice bronzo - dorata: gli elementi verticali culminano con delle punte acuminate, simili a lance, e le decorazioni che si arrampicano su di essi ricordano dei piccoli fiori di loto appena sbocciati.

Dietro all'imponente cancello, si scorge una villa a tre piani, sullo stile neoclassico di fine Ottocento: un'ampia scalinata in marmo candido conduce al pian terreno, ai lati della quale vi sono due sculture in raffiguranti dei leoni in posizione di riposo; l'ingresso e costituito da una porta larga e alta circa tre metri, in tek, dotata di una pesante maniglia di bronzo.

La facciata è piuttosto semplice, con una trabeazione sorretta da due colonnine scanalate; il perimetro della villa è delimitato da una siepe inglese, il giardino è ampio e ricco di piante e arbusti; di fronte alla villa vi è una fontana attiva, di un bianco così lucente da dare l'impressione di essere appena stata ridipinta.

Adela e Mirco rimangono a bocca spalancata, mentre tentano di afferrare con gli occhi la visione che gli si sta presentando, dimenticandosi di scendere per suonare il campanello.

«Mio Dio, ma qui siamo a Versailles» riesce a biascicare Mirco.

Adela ride, nervosa, finché l'apertura improvvisa del cancello non la fa trasalire.

Mirco entra lentamente, sente la ghiaia scricchiolare sotto le ruote dell'auto.

Un energumeno viene loro incontro sorridendo, facendogli cenno di fermarsi sulla sinistra.

«Benvenuta, siorina, benvenuta. La madama me ga dito de farve fare el giro della villa».

L'uomo le stringe calorosamente la mano, facendole quasi male, dopodiché fa lo stesso col cugino.

Adela lo riconosce subito, l'ha visto al cimitero, il giorno del funerale.

Solo ora riesce a metterne a fuoco l'immagine: l'uomo è circa sulla cinquantina, i capelli brizzolati, tagliati cortissimi sulle tempie; indossa una camicia a quadri verdi e bianchi, abbottonata in maniera irregolare, come se si fosse vestito al buio.

Apologia delle cattive ragazzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora