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"Ho smesso di spiegare me stessa,

quando ho compreso che le persone

mi capiscono solo partendo dal loro livello

di percezione"

- fonte sconosciuta 

Il secondo giorno scorre placido.

Adela viene svegliata da Marisa, che bussa paziente finché non ottiene risposta.

Si alza di scatto, sfrega le mani sulle braccia e le gambe per riscaldarle, sceglie alla svelta qualcosa da indossare e, dopo aver lanciato una fugace occhiata in corridoio, sgattaiola in bagno con i vestiti in mano.

Prende il telefono della vasca e si lava a pezzi, non ha voglia di riempirla e immergersi dentro, occorrerebbe troppo tempo.

Indossa un paio di jeans e una camicia a quadri, improvvisa una treccia non particolarmente riuscita e scende al piano terra.

Aiuta Marisa a preparare il tavolo per la colazione, che la istruisce su dove trovare le posate e altri utensili.

La casa è immersa nel più totale silenzio. Sembra di essere sottovuoto, si scopre a pensare.

Inspira l'odore di biscotti e fiori secchi; un odore familiare, che la catapulta nei ricordi dell'infanzia.

Adela si guarda intorno, cercando di abituarsi al nuovo ambiente.

Dio, come le sembra assurdo essere lì.

Il giorno prima era rimasta così colpita da quel turbinio di stanze ed elementi vari, che non si era resa conto delle dimensioni della villa: solo la sala da pranzo era più ampia quanto la somma della cucina, del salotto e del bagno di casa sua.

Deva avere una storia, e le pareti dovevano essere intessute di misteri, di segreti e di parole sussurrate.

Come sempre sta viaggiando con la fantasia, ma è innegabile che una dimora quasi aristocratica abbia un passato affascinante e ricco di aneddoti.

Alcuni minuti dopo, scende Madame Cohen: indossa una vestaglia di satin blu notte, lunga fino ai piedi; le maniche sono ampie, ricordano un kimono della tradizione.

La donna porta i capelli legati in una morbida treccia laterale; indossa degli orecchini di perle e ha le unghie laccate di rosso fuoco, cosa del tutto nuova visto che Adela ricorda di averla sempre vista con un impeccabile french.

Le labbra sono immancabilmente tinte di rosso, un rosso cupo, quasi violaceo.

«Buongiorno», esordiscono all'unisono Marisa e Adela.

«Comode», risponde con un gesto teatrale la donna, invitandole a sedersi.

Marisa beve in velocità una tazza di caffè nero, senza zucchero, per poi accomiatarsi e dirigersi verso il seminterrato.

Adela consuma la colazione in religioso silenzio, finché Madame non le rivolge la parola: «Ti chiederei se il gatto ti ha mangiato la lingua, ma non ho gatti che gironzolano per casa, se non qualche randagio che rovista tra i rifiuti».

Adela solleva la testa, guardando Madame Cohen con stupore.

«Scusate, Madame, credevo amasse mangiare in silenzio».

«Infatti, ma adesso ho finito».

Madame Cohen punta gli occhi azzurri in quelli di Adela, e quest'ultima nota quanto siano chiari.

«Madame, i suoi occhi sono davvero bellissimi, non sembrano occhi...», Adela si blocca, consapevole di essersi trovata sull'orlo di una gaffe clamorosa.

Apologia delle cattive ragazzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora