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"Ci liberiamo della nostra

innocenza,

solo per bramarla dopo che

abbiamo appreso troppo"

- Dru Anthony 

«Madame, si appoggi a me».

Una brezza leggera investe il volto di Adela, facendole venire i brividi lungo la schiena.

La giovane scende dal treno e porge il braccio alla signora, che le si aggrappa con forza, come un'innamorata al proprio compagno.

«Siamo arrivati», esclama Madame Cohen in un sospiro, il cuore che le batte all'impazzata.

«Mi sembra che sia passata una vita, e mi sembra che sia stato ieri...», dice fra sé e sé, alludendo alla sua ultima visita alla città.

Adela le sorride, sorpresa di vedere un'espressione di puro compiacimento dipingersi sul volto della matura donna, che d'un tratto le sembra un'adolescente spensierata.

Le due camminano lentamente, dimentiche della presenza di Bastian, e si dirigono verso il Ponte degli Scalzi, subito fuori dalla stazione di Santa Lucia.

Il sole splende limpido nel cielo terso, e avvolge Venezia in un'aura dorata.

Madame Cohen scende in fretta i gradini, quasi trascinando Adela e mantenendo gli occhi fissi sulla Chiesa di San Simeon Piccola e sul Canal Grande.

Il labbro inferiore le trema appena, scosta la visiera del pomposo cappello per ammirare meglio la vista che le si presenta davanti, continuando a scendere i gradini senza prestare attenzione a dove sta camminando.

«Madame, attenta, non vorrete cadere», le fa Adela, stringendola più forte.

«Ma chére, io conosco ogni pietra e ogni sasso di questa città», le risponde Madame Cohen, sfoggiando un sorriso radioso.

Un sorriso che Adela non ha mai visto, un sorriso che le dona più del leggero abito floreale che indossa; più delle labbra rosso fuoco, o dei riccioli che le ricadono morbidi oltre le spalle.

È un sorriso sereno, puro, ingenuo, di un candore virgineo.

Non il suo sorriso amaro, il sorriso sarcastico, il mezzo sorriso di sfida.

In quel preciso istante, mentre passeggiano costeggiando il Canal Grande, Adela scorge un lato tremendamente umano e sincero della padrona; un lato che solo quella città magica poteva risvegliare.

La dama di compagnia si volta, cercando Bastian, che le distanzia di dieci metri, le mani in tasca e la testa bassa, apparentemente disinteressato a ciò che lo circonda.

La ragazza gli sorride dolce, quando l'uomo solleva lo sguardo e lo punta negli occhi ogivali di lei, per poi ritornare a fissarsi i piedi.

«Che tipo anomalo», pensa fra sé, non senza una punta di fascinazione.

«Sai, Adelaide...», comincia a dire Madame Cohen: «A Venezia è impossibile smarrirsi, e allo stesso tempo non puoi dirla di conoscerla se non ti ci perdi dentro».

Intuendo lo spaesamento della sua dama di compagnia, prosegue: «Ogni calle, ogni stradina, agli occhi di una persona nuova possono apparire uguali. E anche chi ha dimestichezza con le vie della città, può essere tratta in inganno».

«Venezia è un bambino giocherellone, che si diverte a torturare i suoi visitatori come se fossero formiche a cui si sbarra la via. Venezia è una burlone, ti convince di essere sulla strada giusta, ti da punti di riferimento caduchi. Ma Venezia è anche materna, ti inghiotte e ti culla, ti fa sentire al sicuro e ti protegge sempre. Guarda"», grida, indicandole di guardare in alto: «Gli edifici antichi, queste casette colorate che crescono verso il cielo, che ti tengono al riparo dal mondo esterno».

Apologia delle cattive ragazzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora