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"Quando lei non trova l'amore,

lei sa a trovare la poesia. 

Perché lei non agisce, 

ma osserva, sente, colleziona".

- Simone de Beauvoir, Il Secondo Sesso 


Il mattino dopo, il primo pensiero è senso di colpa.

Si sente sporca per il pensiero erotico dell'ultima notte, uno squallido menage a trois tra lei, una ragazza demoniaca e il nipote della sua padrona, quel bizzarro personaggio dalle tendenze eremite.

Cerca di convincersi che sia stato solo un pensiero, ma una voce nella sua mente le sussurra sghignazzando: «Sgualdrinella».

Adela si tira uno schiaffo in piena faccia: «Sta zitta».

«Di' un po', hai voglia di avere le sue mani addosso? Non riesci proprio a non innamorarti del primo che ti rivolge la parola. Te l'ho detto, sei una debole. Se non hai un uomo tra le braccia ti senti meno di zero».

Un altro schiaffo, stavolta sul braccio, per non lasciare segni troppo visibili.

«Lasciami in pace!», grida, e nel farlo attira l'attenzione di Olga.

«Tutto bene?», chiede con voce tremante la domestica.

Adela scoppia a piangere, ripetendo a sé stessa che deve reprimere le voci che si stanno accavallando nella sua testa.

Olga bussa di nuovo, ma Adela non riesce ad aprire la bocca, e quando la domestica entra sommessamente nella stanza, non può trattenere a lungo le lacrime.

«No, no. Tu non piangere. Viene, viene qua», Olga afferra la testa di Adela e se la ficca proprio fra i seni, stringendo forte e sussurrando parole incomprensibili.

La giovane, dal canto suo, non rifugge quell'abbraccio, ma anzi si lascia andare tra le braccia della donna, inspirando il profumo di borotalco che la camicetta emana.

«Tu buona ragazza, tu bella ragazza».

Adela si accarezza il braccio, anche la guancia le brucia da morire.

Olga le asciuga le lacrime con un fazzoletto e le stampa un bacio sulla guancia livida, senza fare domande al riguardo e limitandosi ad aggiungere: «Tu qui al sicuro, anche io al sicuro. Signora buona, signora caritatevole».

Detto ciò, Adela viene accompagnata fuori dalla sua stanza, ancora scossa dai tremiti e, senza neppure accorgersene, si ritrova nella stanza di Madame.

«Beh?», chiede scocciata la donna, vedendo il viso stravolto della dama di compagnia.

Olga rimane in silenzio, incerta su cosa dire.

«Olga, vai pure, grazie», interviene la signora, cosicché la domestica esce in velocità dall'opulenta stanza da letto.

«Ma chére, devo preoccuparmi?», domanda poi, la voce stanca ma gentile.

«Mi scuso, signora. Olga deve avermi sentito mentre...».

«Avevi una crisi?», termina la frase per lei.

Adela rimane ammutolita, incredibile come la donna abbia pronunciato quelle parole con tanta naturalezza.

«Anche io, prima di incontrare Alex, ero scossa da tremiti inaspettati. Ricordi, dolorosi ricordi che affioravano nei momenti più disparati, stringendomi il petto in una morsa di cui non riuscivo a liberarmi; accadeva anche quando mi trovavo in pubblico, quando lo sguardo di un uomo maturo indugiava troppo su di me, o quando avvertivo la sensazione di essere seguita. Anche io sentivo delle voci, credo chiunque senta delle voci nella propria mente, tranne gli stolti. E sai cosa facevo?».

Apologia delle cattive ragazzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora