3.1 - Un epilogo temporaneo

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"Ti rovini la vita cercando di desensibilizzarti. 

Abbiamo tutti paura di dire troppo, sentire troppo profondamente, di far capire alle persone cosa esse rappresentino per noi. 

Ma tu dovresti esprimerti, esprimerti, esprimerti! 

Sii audace nell'essere ciò che sei, nel modo di amare. Ci vuole del coraggio in questo"

- Bianca Sparacino


Dopo aver vagato per diverse ore, i piedi che si posizionavano l'uno davanti all'altro in maniera automatica, Adela percepì l'apparizione, tra la foschia, dell'area di servizio come un'oasi nel deserto.

Aveva una fame allucinante, la sete le graffiava la gola. Era piena di soldi, e al contempo non ne aveva.

Quell'assegno andava incassato, ma lei non aveva liquidi nelle povere tasche.

Gianni era stata un'altra apparizione provvidenziale, ed era talmente tanto stanca e affamata che si era fidata di lui senza sbattere ciglio, quando questi le aveva intimato di seguirla, per andare a rifocillarsi.

Lei aveva sintetizzato parte della storia, omettendo diversi particolari, inclusa la paura che Bastian stesse andando in overdose, o fosse già morto, nell'esatto istante in cui parlavano.

Adesso, seduti l'uno di fronte all'altro, si è formato un certo silenzio impacciato tra l'improbabile coppia.

Gianni fissa la giovane mentre raccoglie alcune briciole della brioche alla crema che sono rimaste sul piattino di porcellana. Brioche che la ragazza ha letteralmente divorato in due bocconi.

«Ne vuoi un'altra?», le chiede con gentilezza, ma la giovane scuote la testa, poco convinta del diniego.

«Mi scusi, ne avrebbe una al cioccolato?», chiede Gianni alla barista, la quale risponde con un cenno del capo.

«Qui ci mettono la nutella nella brioche, non quel cioccolato che poi si solidifica e fa i grumi», le dice con un sorriso.

La ragazza lo guarda con spaesamento.

«Sai, quei grumi fastidiosi...la nutella è più vellutata», prosegue Gianni, in totale imbarazzo, non sapendo come approcciarsi.

«Mia nonna non amava la nutella, preferiva una nocciolata che vendevano in una bottega del paese», risponde Adela, avvolgendosi ancora di più nella giacca spessa che l'uomo le ha prestato.

Gianni le sorride, triste, sperando che ora la ragazza si senta più a suo agio e riesca a spiegargli meglio la situazione attuale.

Quando la barista torna con una treccia alla nutella, Adela le si avventa sopra, masticando rumorosamente. Non vuole ammetterlo prima, ma ne ha davvero bisogno.

«Di dove sei?», le chiede con dolcezza Gianni.

Adela, la bocca piena, risponde evasivamente: «Verso sud, un paesino di campagna, non credo lo conosca».

«Ma se mi spieghi, posso riaccompagnarti».

Adela si irrigidisce: «Non ci voglio tornare subito, non è lì che sto andando».

L'uomo si gratta la punta del naso, visto che dal racconto un po' sconnesso gli sembrava di aver capito che la giovane abbia nostalgia della sua famiglia.

Cercando di non assumere un tono paternalistico, le domanda: «E dove stai andando?».

«A Venezia», è la risposta risoluta che ottiene.

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