Here we come now on a dark star, seeing demons, not what we are.

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QUALCHE GIORNO PRIMA L'USCITA DEGLI ARTICOLI

Non era certo la prima volta che lui ed Emma litigavano, come non era certo la prima volta in cui, per una cosa o per l'altra, passava la notte fuori. Non era la prima volta che l'ombra di qualche infedeltà, vera o presunta tale, aleggiava sulle loro teste.

Era la prima volta, però, che quelle infedeltà venivano a galla, come cadaveri le cui carcasse lentamente percorrevano un fiume vicino alla secca, e che s'impigliavano in cumuli di macerie trascinate dall'inerzia.

Era la prima volta dopo tanto che Mark si permetteva il lusso di pensare a Iris. Ogni tanto si abbandonava ai ricordi della sua mente, troppo spesso offuscata dall'alcool.

Ciò che il suo subconscio aveva conservato di lei, però, non le rendeva di certo giustizia, ed era quasi sicuro che molte cose che pensava di aver vissuto con lei fossero in realtà situazioni mai state, ma che avrebbe voluto vivere veramente.

La realtà e il sogno spesso si confondevano, creando ancora più casini di quanti già non ve ne fossero.

Era la prima volta dopo tanto che riusciva a rivederla come se fosse lì davanti a lui e, come quel primo momento nella hall dell'hotel, il suo cuore esplose.

Suonò al citofono dell'amico che era piena notte.

All'orecchio di Emma erano giunte voci nei giorni precedenti, circa il suo comportamento negli ultimi tempi, e da quello che lei gli aveva detto, quelle voci tendevano ad essere abbastanza veritiere. Avevano litigato tutto il giorno e gran parte della serata; lei si era addormentata, sfinita dalle grida, sul divano del salotto, allora lui si era buttato velocemente sotto la doccia. Era ancora ubriaco – in verità, lo era quasi sempre, ultimamente – e sentiva la necessità di qualche minuto di lucidità, se mai fosse arrivata a dargli un po' di tregua. Quando era tornato di sotto, Emma era di nuovo sveglia e sul piede di guerra. Non aveva detto molto in aggiunta ai migliaia di improperi vari precedenti, si era limitata a guardarlo torva e intimargli di andarsene.

Ecco perché era di fronte a casa Barlow. Non aveva neanche potuto salutare i suoi figli, che Emma aveva lasciato dai nonni quella mattina.

Una luce si accese al secondo piano; qualche istante dopo, alla finestra dell'ingresso. La porta si aprì e Gary, in vestaglia e piedi scalzi, cercò con lo sguardo lo sfortunato avventore nella sottile foschia della notte londinese.

«Mark, che ci fai qui?»

«Posso dormire da voi questa notte?»

Il comitato Barlow era riunito – e per comitato Barlow si intedevano Gary e Dawn, in pigiama, in cucina, davanti a un thè bollente e due fette di limone.

La fettina gialla nel liquido ambrato di Mark galleggiava come una boa mollata alla deriva; un po' come si sentiva lui in quel momento: un'imbarcazione lasciata in mezzo al niente, nell'attesa della prossima tempesta.

«Senti, Mark, io lo so che non vuoi sentirtelo dire, e credimi che non ti sto per fare una paternale riguardo le tue "scappatelle", ma hai bisogno di aiuto. Prova a parlare con Emma, dille che ti dispiace, che sei un coglione e offriti di andare in riabilitazione.»

Aveva parlato Gary, ma da come Dawn lo guardava, era chiaro che il comitato concordava riguardo ogni punto, come sempre.

«Ma ci credete! Vuole che vada in riabilitazione, mi ha dato dell'ubriacone schifoso che non si rende conto di dove infila il pisello!»

Gary si limitò a rilasciare un breve sospiro tra le labbra strette; Dawn pareva compatirlo, ma Mark sapeva che non lo faceva con cattiveria. Lei gli voleva bene.

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