.46. Oh, mio fuoco.

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Barcellona, 
19 Marzo 1809.

Qualche istante dopo Jonathan si addormentò. Respirava a fatica, ma respirava e io dovevo lasciarlo per andare a cercare Juan. Gli posai la testa su degli stracci sporchi trovati in terra in un angolo e mi alzai, diretta verso Sara.

Quando la raggiunsi, la ragazza sollevò il viso. <<Vai a cercarlo. Se si sveglierà ti chiamerò.>> disse.

Io esaminai ancora una volta il collare che non le permetteva nemmeno di alzarsi da terra. <<Le chiavi le ha lui?>> chiesi indicando le catene.

<<Sì. Le porta sempre con sé e non le lascia mai.>>

Sospirai rassegnata: avrei trovato un modo per liberarla, ma in quel momento la priorità era trovare Juan. Mi allontanai reggendo la candela nelle mani; la cera iniziava a colare e al contatto con la mia pelle mi bruciava, ma non ci facevo caso e cambiavo mano. Il corridoio era immenso come immaginavo e, man mano che avanzavo, accendevo le candele appese al muro. Mi sembrava che facesse sempre più freddo e mi stringevo nelle braccia cercando di non tremare. Numerose nuvole di vapore uscivano dalla mia bocca e, di tanto in tanto, avvicinavo la candela al viso per riscaldarmi.

<<Juan!>> chiamai dopo un po'.

La mia voce fece eco almeno per quattro volte prima di sparire nel buio. Mi girai per vedere quanta strada avessi fatto e notai numerose candele accese dietro di me e non vedevo più la figura di Sara. Mi ero allontanata parecchio e di quei sotterranei ancora non riuscivo a vedere la fine. Mi chiesi se mi fossi sbagliata e che non attraversavano la villa ma l'intera città. In tal caso avrei potuto camminare anche per chilometri.

La candela nelle mani divenne ben presto piccola e dovetti sostituirla con una presa dal muro. Mi bruciai un po' nel cambio, ma continuai a non farci caso.

<<Juan!>> ripetei di nuovo e sentii l'eco della mia voce infrangersi contro i muri per svariate volte.

Sospirai di nuovo rassegnata e valutai l'ipotesi di tornare indietro e controllare Jonathan, quando un rumore attirò la mia attenzione e spostai la fonte di luce verso il fondo. Un respiro flebile, appena percettibile, e l'odore di sangue sparso nell'aria mi invogliarono a proseguire velocemente. Raggiunsi finalmente quella che mi sembrò la fine, ma constatai subito che in realtà il percorso continuava in due direzioni diverse.

Mi fermai davanti alla biforcazione. <<Juan!>> urlai ancora.

Dopo qualche secondo sentii qualcuno mugolare, ma non avevo idea da quale direzione venisse.

<<Juan! Per favore, indicami la strada!>> supplicai.

Il rumore mozzato di qualcuno che cercava di parlare guidò il mio viso verso destra e, senza pensarci ancora, imboccai la strada. Non c'erano candele da accendere lungo quel percorso; mi accontentai della mia e di una mano contro la parete per seguire il sentiero. Era pieno di curve; la voce continuava a guidarmi e io andavo sempre più veloce.

Mi fermai all'ennesimo bivio e tentai di riprendere fiato. Avevo il respiro corto per la mancanza di aria, e iniziavo a sudare freddo per l'impazienza. Quando ebbi fermato il respiro, tesi le orecchie: il respiro flebile e costante di qualcuno mi guidò lentamente lungo l'ultimo corridoio.

Appena svoltato l'angolo mi ritrovai in una stanza. Sul letto scomposto nell'angolo c'era una figura rannicchiata.

Mi avvicinai lentamente e capii che non si trattava di Juan: era una donna, vestita elegantemente, legata anche lei ma da una caviglia. Era girata di spalle; i lunghi capelli, una volta a boccoli biondi, scendevano lunghi fino a toccare il pavimento di pietra. Le toccai una spalla con mano tramante. Ella non si voltò, però riuscivo ad udire il suo respiro, molto flebile e costante.

<<Va via.>> mi intimò con voce roca.

Riconobbi la voce che confermò i miei sospetti. <<Mia signora, troverò un modo per liberarvi.>>

Lorein Castro sventolò una mano in aria. <<Va via. Non voglio essere salvata da una domestica insolente come te.>>

Arretrai sorpresa. <<Signora, non mi sembra il caso di fare l'orgogliosa adesso. Volete restare tutta la vita chiusa qui dentro?>>

Si voltò, ma non si alzò dalla brandina. I suoi occhi duri si fermarono nei miei. Il rossetto sbavato sulla guancia, gli occhi cerchiati di nero. <<Non voglio il tuo aiuto. Mio marito mi viene a trovare spesso e soddisfa ogni mio bisogno. Lui mi ama, mi tiene qui per paura che io possa lasciarlo.>> poi agitò una gamba e fece tintinnare la catena. <<Guarda, guarda che splendido gioiello mi ha regalato.>>

Sgranai gli occhi e indietreggiai ancora. Era chiaro che la signora avesse perso il senno, ed era anche chiaro che non voleva il mio aiuto.

<<Va bene.>> sussurrai raggiungendo l'uscita della stanza buia. <<Non vi salverò, se è questo ciò che volete.>>

Mi appuntai mentalmente di cercare subito aiuto per lei non appena usciti di qui.

Mi allontanai alla svelta mentre Lorein canticchiava felicemente una filastrocca di un tizio che finiva per bruciarsi con il fuoco. Non la avevo mai sentita, ma servì per farmi aumentare il passo e allontanarmi da lei.

<<Oh, mio fuoco,
candido e caldo fuoco,
puoi tu prendermi tra le tue braccia
d'amor?>>

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