Capitolo 1

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Cavolo, sono di nuovo in ritardo, dovevo incontrarmi per le 18:00 al parco davanti casa con mia cugina, invece sono le 18:30 e non sono ancora pronta, mi affretto a mettere le scarpe mentre il telefono continua imperterrito a suonare e rischio quasi di cadere, la fretta non porta a niente, però non posso far aspettare ancora Federica che sarà sicuramente su tutte le furie, prendo la borsa e via di corsa per tutte le scale, camminando velocemente riesco a raggiungerla in pochi minuti, dalla sua faccia incupita capisco subito che sta per rimproverarmi.
<<alla buon ora! è più di mezzora che ti aspetto qui, mi spieghi che fine avevi fatto? perchè non mi rispondi al cellulare?>>mi chiede al quanto irritata, ecco, è partita come al solito, non è mica colpa mia se perdo la concezione del tempo.
<<Dai Kikka, perdonami, mi ero addormentata>> mi giustifico facendole gli occhi dolci.
Lei accenna un sorriso, fin da piccola le ho sempre dato questo nomignolo e ogni volta che la chiamo così riesco a farla addolcire, ci tornano in mente tutti i bei momenti d'infanzia che abbiamo passato insieme, quando andavamo nel cortile del nonno e improvvisavamo uno spettacolo, ci piaceva immaginarci in una realtà diversa da questa, in qualcosa che fosse più comune a noi.
<<Dove andiamo? >> cerco di cambiare argomento,
<< passeggiamo, andremo dove ci porta il vento>> risponde con aria filosofica indicando davanti a se,
sorrido e cammino di fianco a lei, a volte penso ancora a noi come quelle due bambine, non siamo poi così cresciute, io continuo a dimenticarmi tutto, a perdermi nei miei pensieri, mentre lei è sempre quella bimba felice, lei riesce sempre a spargere allegria in ogni dove.

<<Hai fatto le 20 pagine di esercizi di matematica? >> le chiedo per iniziare un dialogo, lei mi guarda con l'aria stanca, certo, la matematica non è proprio una buona idea per iniziare un discorso, però è la prima cosa che mi è passata per la mente.
<<no, però andrò a casa di Roberto e li facciamo insieme >> mi informa con quel sorriso a 32 denti che possiede sempre.

Giro gli occhi in segno di fastidio, è la quinta volta che mi da buca con questa scusa, finirò col fare tutti i compiti per le vacanze da sola.

<< Ma non è possibile, ogni volta mi lasci da sola a fare i compiti per andare da lui >>sbuffo infastidita, << sei veramente pesante, non riesco a studiare con te, finiamo con il ridere tutto il tempo e non portiamo a termine nulla>> << non è assolutamente vero, è inutile che trovi scuse, ormai è evidente che sei completamente cotta di lui >> le accenno un mezzo sorriso provocatorio,lei arrossisce e prova a cambiare argomento.

<<E tu, vuoi dirmi che non provi nulla per Mattia?>> << ma scherzi? assolutamente no>> alzo la voce urtata, come può piacermi il più antipatico della classe?, dopo che l'anno scorso ha preso il mio quaderno dove appunto i miei pensieri e li ha letti davanti a tutti non lo perdonerò mai, mi ribolle il sangue per la domanda che mi ha appena posto Federica, mi siedo su una panchina e cerco di rilassarmi.

<<Lo so che non lo sopporti, ti stavo solo prendendo in giro, non agitarti - mi accarezza la spalla cercando di farmi calmare - comunque vado a prendere una bottiglia d'acqua mi aspetti qui? >> continua, le accenno un si con la testa e mentre lei si allontana io mi rifugio nuovamente nei miei pensieri, non posso davvero credere che sto riflettendo sul rapporto che ho con Mattia in quel senso, è così odioso! Ogni volta che qualcuno mi fa solo per scherzo il suo nome mi sale una rabbia incontrollabile, mi tornano in mente questi anni davvero così brutti e solo la pronuncia di queste 6 lettere mi fa tornare in mente tutto.

Quando sembra che la rabbia mi sia passata arriva un gruppetto di ragazzi con la musica a tutto volume a sedersi di fianco a me, dio, se c'è qualcosa che non sopporto più di Mattia è la musica di discoteca che ti risuona nelle orecchie come un righello di ferro che ti cade dal banco, mi giro e dico al ragazzo che ho seduto più vicino di chiedere al suo amico di abbassare il volume, ma lui non mi sente, così finisco per urlare e tutto il gruppo si gira a guardarmi, che disagio!

Quello con la cassa in mano, mette in pausa la canzone e si avvicina a me, da subito mi perdo a guardarlo, ha dei capelli biondo cenere e una maglia verde fluo che è quasi molesto ai miei occhi.

<<Quale fastidio ti da la mia musica?>> mi chiede con fare provocatorio, cala una sensazione di enorme imbarazzo in me, le ginocchia mi tremano e non riesco a controllarle, purtroppo mi succede sempre quando sono in ansia, rimango quasi incantata a guardare gli occhi del ragazzo davanti a me che mi scruta mentre attende una mia risposta,<< Scusa, non volevo risultare scortese, solo che è un luogo pubblico e stai disturbando la mia quiete >> rispondo con voce tremolante.

<<Non mi sembra che ci sia un divieto che mi obbliga a non ascoltare la musica che voglio e come voglio >> continua sulle sue e fa un passo avanti avvicinandosi a me, resto in silenzio, solitamente ho mille parole per la testa, ma in questo momento mi sento davvero in imbarazzo, per una volta potevo starmene zitta dall'inizio - penso tra me e me.

<<Cos'è, ti sei innamorata di me? non urli più? >> continua a prendersi gioco della sottoscritta e i suoi amici lo accompagnano ridendo, mi alzo e faccio per andarmene, quando il ragazzo biondo mi afferra il braccio, la stretta è forte e mi tira a se, ed io sussulto, << ora scappi anche?>>, da così vicino riesco ad osservare ogni piccolo dettaglio del suo viso, dei suoi occhi che quasi mi sembravo dei cristalli, le mie guance si riempono di un rosso intenso per il disagio <<lasciami andare, non mi piaci per niente per questo voglio andare via... >> cerco di liberarmi invano dalla presa che sembra essere sempre più tenace a non lasciarmi.

Si accosta ancora di più a me per poi fissarmi negli occhi, i battiti del mio cuore accelerano, sento come se un uragano mi stesse per scoppiare in pancia, il ragazzo sta per dirmi ancora qualcosa quando arriva proprio mia cugina ad interromperlo << Anna, chi è questo? ti sta infastidendo? >>, << No >> rispondo frettolosamente, mentre il biondo mi lascia velocemente il braccio e si allontana insieme ai suoi amici.

Tutto ciò mi ha scossa, dovrei sentirmi infastidita per la situazione al quanto fuori dalle righe, e invece dentro di me sono quasi felice di aver incrociato quegli occhi che non fanno che restare impressi nei miei, proseguo la passeggiata insieme a mia cugina che continua a fare domande a intermittenza, mentre io rispondo con un incessante silenzio.

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