Capitolo 9

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Da quel giorno, io e Marco ogni pomeriggio ci incontriamo e passiamo del tempo insieme, abbiamo fatto delle passeggiate, mi ha portato nei posti che hanno caratterizzato la sua infanzia e oggi mi porterà a teatro, sono euforica poiché non ci sono mai andata e quindi sarà una novità per me.

È la prima volta che sono puntuale, non so neanche io come ho fatto, aspetto il moro davanti al parco delle superiori come ogni giorno e dopo poco lo vedo in lontananza raggiungermi con il suo ciuffo immenso di riccioli, mi saluta con un bacio sulla guancia e mi informa che dovremo fare un bel po' di strada a piedi, ma non importa, è veramente piacevole passeggiare al suo fianco, trova sempre le parole giuste e riesce ogni volta a strapparmi un sorriso, arrivati a teatro ci sediamo nei posti in fondo, ci godiamo lo spettacolo e nel mentre lui mi stringe la mano; la sceneggiatura è veramente stupenda, racconta la storia di una famiglia che viene distrutta da tanti piccoli problemi, come la perdita di una delle loro 4 figlie che li costringe a separarsi, ma alla fine tutti i personaggi si riappacificano e si stringono, ho la pelle d'oca, veramente magnifico.

Lo spettacolo è finito e la gente comincia ad uscire dal teatro, anch'io mi alzo, ma poi mi accorgo che Marco è fermo, quasi come immobile, così lo richiamo "ehy" "stai bene?", mi guarda con aria completamente persa nel vuoto, "si" mi risponde poco dopo sorridendo, ma dai suoi occhi capisco che sta mentendo così mi siedo di nuovo accanto a lui, << cosa succede? >> lo scruto attenta mentre poggio una mano sulla sua coscia cercando di confortarlo, << è che ho vissuto anch'io tutto questo, ti ricordi la sera della festa, quando ci siamo incontrati?>> mi parla con voce tremolante, come se stesse per scoppiare a piangere, << si >> mi affianco di più a lui e poggio la testa sulla sua spalla, << beh, non ti ho voluto accompagnare perché 6 anni fa ebbi un incidente in auto, una macchina venne verso di noi >>, <<verso di voi? chi c'era con te? >> lo guardo negli occhi, lui continua a fissare il niente, trema, è visibilmente distrutto ed io continuo a non capire cosa lo affligge di preciso, <<Gracy, la mia fidanzata, l'impatto le fece battere la testa poiché il suo airbag non funzionò, ebbe un malfunzionamento ed io l'ho vista morire davanti ai miei occhi, era in fin di vita fra le mie braccia, le urlavo di restare con me, le gridavo con tutta la mia voce, ma quando arrivò l'ambulanza fu troppo tardi >> piange a singhiozzo e le parole gli escono a malapena dalla bocca, sono terrorizzata, immobile accanto a lui, cosa posso fare per lenire tutta quella sofferenza? come posso farlo stare meglio quando mi ha appena detto che l'amore della sua vita gli è morto fra le braccia, ora tutto mi è più chiaro, non aveva paura di amare, ma di perdere qualcun'altro.
<<Quel giorno non se ne andata solo lei, ma anch'io, ho smesso di guidare, di suonare, di dipingere, di amare, di vivere>>, lo abbraccio forte e sento il suo cuore battere sempre più veloce, << mi dispiace così tanto>> pronuncio per poi spezzarmi anch'io in lacrime, << tu mi hai fatto ricominciare a fare tutto ciò che non volevo più fare >> mi prende il viso, veniamo interrotti dal capo sala che ci invita ad uscire in modo gentile e mentre usciamo mi accorgo che Marco ha smesso di piangere, anche se riesco ad avvertire la sua tristezza e arrivati fuori il teatro mi accosto a lui cercando di consolarlo, <<ehy, non voglio vederti così, ti è capitata una cosa bruttissima e capisco il tuo dolore, ma non puoi punirti per questo, ora ci sono io qui con te e non mi perderai per nessuna causa al mondo, tu sei un ragazzo d'oro e sono sicura che Gracy è stata la ragazza più fortunata di questo mondo ad averti come fidanzato >> sorrido e lui mi imita, << ormai è passato, non pensiamoci più >> cerca di cambiare discorso.

Capisco al principio le sue intenzioni, in realtà il passato non è passato affatto, lei gli manca da impazzire, si da le colpe di tutto, si mortifica e avverto il suo immenso dolore però mi sento sempre più a disagio in questa situazione, so che dovrei fare qualcosa, ma non so cosa, quindi non trovando altra soluzione resto al suo gioco e cambio anch'io discorso, lasciando quel capitolo della sua vita in sospeso, << hai ragione, parliamo d'altro, tipo... domani potremmo andare al mare, se ti va>> gli sorrido maliziosamente, << non ti ci posso portare, non guido più ormai >> pronuncia con sconforto, << lo so, ma potremmo farci accompagnare da mio padre >> gioco con i suoi capelli, <<ma così lo disturbiamo sempre, dovrei uscire da questo buio, ti meriti di più di me >> abbassa lo sguardo sempre più demolito dalle sue emozioni.

Prendo il suo viso fra le mani e poi lo alzo in modo da farmi guardare negli occhi, << io voglio te>> mi affianco sempre di più, le nostre bocche sono allineate l'una davanti all'altra e si avvicinano lentamente fino a quando la poca distanza viene infranta da un bacio.

Quel bacio gli ha detto più di mille parole, poiché i suoi occhi non hanno più l'aria sconfitta, ma sono felici come non mai, a volte un gesto è l'unica cosa che può confortare una persona e questo ha sollevato entrambi, lo desideravo con tutta me stessa, ho desiderato di stare con lui, di essere sua.

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