Capitolo 11

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Non ci posso credere, è tutto il giorno che provo a conversare da sola con Paola, ma è sempre accanto a Emily o con le altre ragazze, però nella mia testa penso che devo assolutamente sapere cosa ha detto il biondo su di me, così non trovando altra soluzione decido di parlare apertamente, mi alzo dalla sedia posizionata sotto l'ombrellone e raggiungo le altre <<Paola, devi subito dirmi cosa ha detto di me!>> le urlo bloccando il discorso che stavano intraprendendo, <<ma ti sembra il modo? >> mi chiede guardandomi male, <<lo voglio sapere ora >>insisto e i miei occhi si fanno lucidi dalla disperazione, <<va bene, se ci tieni tanto... ha detto che per nessuna ragione al mondo starebbe con una come te e che sei una stupida! Devo aggiungere altro? perché c'è molto altro...>> sputa con rabbia.
Rimango immobile per poi scoppiare a piangere, le ragazze mi scrutano perplesse, sopratutto le ultime tre arrivate che non hanno capito neanche di cosa stiamo parlando, Ellie viene accanto a me e mi stringe forte <<mi dispiace>> mi sussurra.

Mi ha ferita e non solo Cristian per aver detto certe cose su di me senza neanche conoscermi, ma sopratutto una delle mie più care amiche che mi riferisce l'accaduto con tanta superficialità, come se non le importasse e anzi, come se stesse godendo dell'accaduto, sono sconcertata, stiamo parlando di Paola, è tipo l'angelo custode del gruppo, quella che ti ascolta e ti conforta, non quella che ti spezza il cuore in due secondi; decido di non voler rimanere un secondo di più, così chiamo prima mio padre che però nonostante le ripetute chiamate non risponde e poi presa dal panico chiamo anche Marco, che sentendomi singhiozzare decide di venire a prendermi.

<<Sei sicura di voler andare via? >> cerca di confortarmi Rosalia mentre mi stringe fra le sue braccia, <<sono sicura che non volesse dire quelle cose e sopratutto in quel modo>> aggiunge Giorgia accarezzandomi i capelli, <<ragazze è inutile, voglio andare via.>> ripeto per l'ennesima volta e i loro occhi si fanno tristi.

Arriva Marco e salgo in macchina, cominciamo a girare a vuoto per le strade di Grosseto piene di gente che passeggia e nel mentre io ho ancora le lacrime agli occhi, il moro cerca di confortarmi invano <<tesoro, ci sono io qui con te >> posa la sua mano sulla mia coscia, <<ti va di parlarne? ti ascolto...>> continua, <<tu cosa pensi di me? >>gli domando con un nodo in gola.

Accosta la macchina nel primo parcheggio che vede e mi guarda per qualche secondo che mi  sembra eterno <<tu sei forte e fragile, sei bella, simpatica, empatica e sopratutto molto intelligente, io non vedo nessun difetto in te, anche quelli ai miei occhi sono perfetti, tu sei così tanto e mi piace ogni singola cosa di te>>.

Sorrido e mi avvicino per baciarlo, improvvisamente la tristezza e l'amarezza sono come espulsi dalla mia mente, lui mi accarezza il viso sorridendo e mi guarda con quei occhi da innamorato che mi fanno impazzire, come faccio ad avere dubbi quando ho accanto una persona così immensa.
<<Mi hanno sempre fatto sentire sbagliata... >> abbasso lo sguardo, <<chi ti ha fatto sentire cosi?>> domanda mentre con il pollice asciuga le lacrime sul mio viso, <<tutti, la mia famiglia, le mie amiche, ho sempre sbagliato io, o almeno è quello che mi hanno fatto credere, come al mio primo anno  di superiori, sai avevo un migliore amico, si chiamava Micheal, fra noi c'era un rapporto così speciale, lui si fidanzò con una mia compagna di classe e io ne ero felice, fino a quando lei mi impedì di essere sua amica, diceva che era gelosa, che ero innamorata di lui, qualcuno sparve la voce e non potrei mai dimenticare come mi guardavano tutti, le cose che inventavano su di me, io cerco sempre di essere giusta, ma ogni cosa che faccio risulta sbagliata, io sono sbagliata e tu faresti meglio a starmi lontano>> la mia voce è piegata, <<perché mai un'anima pura come la tua dev'essere etichettata come sbagliata? Io non ho mai visto niente di più giusto di te >> fa scivolare una mano sulla mia schiena, << io non ti chiedo di rimanere >> pronuncio e nello stesso istante il mio cuore sembra fermarsi, <<non c'è ne bisogno, io voglio stare con te >> mi interrompe lui.

Sorrido e lo abbraccio, una marea di emozioni prevale in me, mi sento al settimo cielo, mi sento amata, ai suoi occhi sembro quasi perfetta e questo mi fa sentire completa, ho deciso che voglio stare con lui, non voglio più avere paura dell'amore, voglio vivere la mia vita con il ragazzo che ho di fronte perchè so al 100% che lui non mi farebbe mai stare male e voglio smetterla di pensare e programmare tutto, voglio vivere d'istinto.

<<Se non vuoi tornare a casa puoi restare da me... i miei genitori non sono ancora tornati e ad Andrea non darebbe alcun fastidio, anzi>> propone mentre si tocca i capelli con fare imbarazzato, <<va bene >>gli do un bacio e lui arrossisce immediatamente.

Avrei dovuto passare la notte in hotel con le mie amiche e invece sono qui, in questa stanza magnifica a fissare il soffitto dove vi è dipinto il cielo, <<ehy, tutto bene? hai bisogno di qualcos'altro? >>mi domanda Marco aspettando sul ciglio della porta, <<perché non dormi con me? >> domando mentre lo scruto sorridendo, <<non voglio darti fastidio>>, <<ma io voglio averti qui, non mi disturbi, anzi, questa è la tua camera quindi è giusto che tu dorma qui.>> insisto cosicché viene anche lui a mettersi sul letto accanto a me e passo la notte fra le sue braccia.

In 17 anni non mi sono mai sentita a casa quanto in questo momento,perché casa non sono 4 mura, ma due braccia e non ho mai vissuto un abbraccio in un attimo eterno come in questo momento, forse era già tutto scritto, io e Marco eravamo destinati ad incontrarci, il dolore che portiamo dentro di noi è ciò che ci ha fatto legare, abbiamo entrambi paura di restare soli e di conseguenza ci stiamo riparando a vicenda, io con lui e lui con me.

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