Capitolo 27

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Cristian mi ha accompagnato a casa, abbiamo cenato e mangiato la torta ed è stato tutto davvero molto bello, come in un sogno, ma ormai è mezzanotte e seppur mi sia fatta due ore di sonno addormentandomi sul divano, sono comunque stanchissima.

Arrivata nella mia camera finalmente posso mettermi nel mio letto, e nel mentre prendo la lettera di Marco e mi procinto nel leggerla...
"Cara Anna, questo è per te, che mi hai fatto ritornare a vivere, ricordo ancora il primo giorno che ti ho vista con il viso coperto dalle lacrime, con lo sguardo perso di qualcuno che voleva andare altrove, per questo ti ho comprato questo bracciale, per ricordarti che tu sei Anna, la mia Anna e devi restare così, in ogni parte del mondo io sarò con te, il cuore sta ad indicare l'amore che nutro nei tuoi confronti, il lampo per il fascio di luce che emana il tuo sorriso, la piuma per tornare a volare, il cappello da festa per ricordare il primo giorno in cui mi sono innamorato dei tuoi occhi così dolci e puri, poi ci sono io, m di Marco, di Migliore amico e di Mare, il tuo posto preferito e quello che ormai non posso più vedere, perché è lì, che ti ho persa definitivamente, però nonostante tutto, so che resterai e anch'io per te, perchè di tutto ciò che ci siamo fatti tengo stretto la sensazione dell'alta marea che mi facevi provare e che mi fai provare ogni volta che sei accanto a me, tantissimi auguri stella."

Scoppio a piangere, non ci sono parole per descrivere il moro, lui va aldilà di tutto, ha un mondo solo suo, dove non c'è niente di male, è un fiume libero che ti accompagna lungo il cammino, provo un bene immenso per lui e per tutti i bei momenti passati insieme, che so, non finiranno mai.

Sono le 5 di mattina, il suono del mio cellulare mi fa svegliare all'improvviso, non riesco nemmeno a leggere il nome del mittente, rispondo all'istante, tutto è talmente confuso, da quelle parole riesco solo a capire "incidente" e "Sofia", mio padre mi accompagna in ospedale mentre fra tachicardia e lacrime mi sento morire, appena arrivata vedo Giorgia guardarmi con odio, corre verso di me e mi lancia uno schiaffo <<è colpa tua!!>> mi grida contro, <<tu l'hai istigata ad amare un amore inesistente, per colpa tua ha litigato con papà ed è scappata con la sua macchina, ha rischiato di morire, tutto perchè tu vuoi sempre metterti in mezzo, io ti odio!>>, il respiro sembra mancarmi, mi sento come se un sogno si fosse trasformato in un incubo, vado via, correndo senza una meta, poco dopo mi fermo vicino ad una panchina su cui mi siedo, mentre le lacrime mi soprassalano.

<< Ehy, basta, è tutto okay, ora ci sono io>> arriva Marco ad abbracciarmi, poiché mi aveva seguito in silenzio, <<è colpa mia, è solo colpa mia>> continuo a disperarmi, << colpa di cosa? di aver incoraggiato l'amore? hai fatto una cosa stupenda, è questo mondo ad essere sbagliato, non tu, tu sei più che giusta>> mi asciuga le lacrime ed io inizio a calmarmi, <<vuoi che ti riporto a casa?>> continua lui, << vorrei vedere Sofia prima>> pronuncio con la voce piegata, così il moro prendendomi per mano mi accompagna nuovamente in ospedale, Giorgia continua a guardarmi con disprezzo ma almeno ha smesso di urlarmi contro, entro nella stanza della mia amica che ha la faccia ricoperta da tagli e sangue, ma nonostante questo sorride nel vedermi ed io mi precipito ad abbracciarla e a scusarmi, <<sto bene, non ti devi preoccupare per me, io sono forte , ho solo delle lesioni lievi, domani mi dimettono>> cerca di rincuorarmi, ho un nodo in gola, gli occhi mi pizzicano e il senso di colpa mi divora l'anima, è ridotta così solo perché amava qualcuno, come si può spingere a tanto una persona? - penso tra me e me.

<<Appena starai meglio ti prometto che ti porterò a Parigi in quel hotel in cui volevi andare, ti ricordi?>> mi avvicino e le prendo la mano sorridendo, lei abbassa lo sguardo prima di rispondermi.
<<Anna, io andrò via, i miei genitori pensano che in questo posto ho delle cattive influenze e quindi torneremo nel mio paese natale...>> resto immobile alle sue parole, mi sento sempre più spezzata e colpevole, <<ci verrai a trovare però, vero?>> chiede Marco vedendomi in silenzio, << certo che si >> risponde sorridendoci e noi ricambiamo, restiamo per un'altra mezz'oretta, in cui ci scambiamo battute e risate cercando di rendere più leggera la situazione, poi andiamo via ed io saluto con la mano Sofia, le parole che avevo per la testa sembrano essersi bloccate, ma cosa si può dire in una situazione così fuori dal normale.

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