2. primo incontro e ritardo

1.6K 56 16
                                    

Ritardo.

Ero sempre in ritardo.

Stavo correndo come una matta, roba che neanche un Flipper anni 80, ero di fretta perché ero in ritardo alla mia prima lezione del secondo anno.

Primo giorno, prima ora di lezione, come si può fare tardi al primo giorno?

Dove avevo la testa non lo so, la sveglia non aveva suonato, non ero riuscita neanche a passare da Phillz per un caffè, il traffico di Los Angeles era un inferno anche alle otto di mattina e in più avevo indossato la maglia al contrario.

Brava Jessica, stai proprio diventando un adulta responsabile.

Credo che la cosa che spaventi di più tutti del diventare adulti, o comunque del maturare, è che non ci sono più altri adulti che ti dicono cosa fare o se stai sbagliando. Quindi te anche se stai sbagliando, però per te è la cosa giusta magari, non c'è nessuno che ti dice "ehi deficiente stai facendo una stronzata, fermai".

Quindi si, la morale qual'è?

La morale è il mio essere in ritardo ad una delle materie principali della mia facoltà di laurea, non trovare neanche la classe, però fermarmi a riflettere riguardo il mio essere sfigata con la me filosofa.

In poche parole? Senza caffè sto letteralmente impazzendo.

Trovai finalmente l'aula, entrai dopo aver bussato, dando meno possibile nell'occhio e facendo attenzione a non fare rumore presi posto, accesi il pc ed iniziai a prendere appunti.

"Signorina Thompson sono felice di vedere che è sempre puntuale" ironizzò la professoressa Fletcher.

Quella donna era amorevole come una spina sul per il...

"Buongiorno professoressa, la vedo abbronzata, come sono andate le vacanze estive?" chiesi ironica a mia volta con uno dei miei sorrisi falsi.

Mi sorrise beffandosi quasi della mia persona e riprese a parlare di economia, e di come le aziende in america siano le migliori in fatto di business.

Dopo ore infinite di lezione, batterie scariche tra computer, telefono e voglia di vivere; cinque caffè, una piadina schifosa del bar del campus, mal di testa e tanti sorrisi falsi, la mia giornata di lezioni era finalmente arrivata al termine.

Ero esausta, presi le mie cose e mi diressi verso casa di Zayn, perché lo dovevo aiutare a scegliere l'outfit perfetto per uscire con la sua nuova vicina.

Si, un'altra vicina, ne arrivava una a settimana, incredibile.

Anche se non avevo sentito Zayn per tutta la giornata, sperai si ricordasse della mia visita, voglio dire era stato lui a chiedermi di andare a casa sua dopo tutto.

Aprii distrattamente la porta con il mio paio di chiavi, una volta entrata lasciai la custodia con il computer e la borsa all'entrata, e mi iniziai a togliere la giacca.

"ehi finalmente sei torn-" iniziò a dire una voce alle mie spalle, sbucata fuori dal soggiorno.

Mi girai ed era li, davanti a me, dopo un anno che non lo vedevo, era li.

Harry.

Mi il mio cuore si era fermato per un attimo, Harry era davanti a me, mi guardava con quei suoi occhi immensi tanto che ti ci potevi perdere dentro. Dopo averlo guardato ancora un po' in shock mi schiarii la voce e smisi di fare la faccia da pesce lesso.

"non sono Zayn" dissi con tono distaccato e calmo.

Si, dentro però stavo urlando.

Mi rimase a guardare per dei momenti che sembravano infiniti, segui ogni mio movimento senza dire neanche una parola. Mi chiedevo cosa ci faceva li, dove era stato l'ultimo anno, anche un semplice come stai. Tante di quelle domande mi balenavano per la testa, ma non riuscì a chiedere neanche una.

Colpita da una stella ||h.s|| 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora