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"Non voglio crederci, proprio ora che Mark iniziava a ricambiare, la notizia megliore delle nostre vite, per due spicci in più sono felici di lasciare la loro casa, la loro città e i loro amici" mi stavo lamentano con Charlotte da mezz'ora, mio padre e mia madre invece avevano detto che sarebbero usciti a cena per festeggiare, io e Charlotte eravamo amiche d'infanzia, i nostri padri facevano parte della stessa azienda e il suo era stato promosso due anni prima e sapevamo che sarebbe stato il turno del mio a breve ma la cosa arrivava nel momento sbagliato, il ragazzo della mia classe di Arte per il quale avevo una crush da anni sembrava iniziare a ricambiare, ero riuscita a entrare nel gruppo delle cheerleaders come punta e ero nel gruppo di atletica per la staffetta a quattro ed eravamo classificati per le nazionali se riuscivamo a passare la gara di due settimane dopo.

"Lo so July, spiace anche a me che tu ti debba trasferire qui ma potevi essere trasferita in un altra filiale, verrai qui invece, il nostro club di atletica non è ai livelli del vostro ma potresti unirti al club di taekwondo come desideravi e la classe d'arte è molto stimata" cercò di consolarmi lei.

"Lo so Lottie, ma lo sai che ho una cotta per Mark da tre anni e tra tre giorni ho un appuntamento, cosa gli dovrei dire? Mi piaci da anni, voglio una relazione con te ma a fine scuola me ne andrò? E poi sai che sono il quarto della staffetta, le finali nazionali sono l'anno prossimo, a loro cosa dico, mi spiace, continuate senza di me? E per le cheerleaders? Lo so che sono fortunata a trovarmi nella tua filiale, spero solo di non avere di nuovo tre autobus per arrivare a scuola" dissi ancora io buttandomi sul letto sfinita.

"Senti io devo andare ma voglio dirti una cosa prima, mancano ancora, quanto? Tre, quattro mesi alla fine della scuola? Non fasciargli la testa prima di essertela rotta, esci con Mark, magari riuscirai ad avere anche la tua prima volta, fai del tuo meglio per classificare la scuola alle nazionali e il resto si vedrà, va bene?" disse allora lei comprensiva e sentivo un sorriso nella sua voce.

"Va bene, grazie di sopportarmi, ci vedremo presto" dissi io per poi chiudere la chiamata.

Aveva ragione, non potevo fare così, mancava ancora un sacco di tempo alla fine della scuola e avevo tutto il tempo del mondo per chiudere l'anno al meglio.

La mia vita non era propriamente tranquilla per essere una ragazza al penultimo anno di liceo, la mattina seguivo le lezioni standard con tutti i miei amici e i miei voti erano ottimi, non mi risultava mai pesante studiare e le mie medie arano davvero alte, mentre i miei pomeriggi erano un po' più complicati, molte delle mie amiche facevano parte del club di fotografia o di danza mentre i ragazzi facevano quasi tutti parte del club di football, io ero l'unica che facesse più di un attività pomeridiana per i crediti, non perché mi fosse imposto ma semplicemente mi piaceva fare più di un attività. I miei pomeriggi si dividevano tra lo studio e tre differenti club ormai, il club d'arte, quello di atletica e quello delle cheerleaders.

Il club di arte lo frequentavo da quando ero piccola, mi era sempre stato detto che avevo un dono nel disegnare e i miei avevano sempre insistito perché lo frequentassi finché non iniziai ad amarlo, adoravo disegnare e così anche studiare la storia del arte, lo trovavo intrigante, il club di atletica lo frequentavo solo da qualche anno, da quando chiusero il club di taekwondo, amavo quel arte marziale e quando chiusero il club per carenza di iscrizioni mi si spezzò il cuore, gli allenamenti erano intensi e vincere alle gare era difficile, era normale che nessuno si iscrivesse ma piansi per giorni quando il preside ci disse che avevamo chiuso ma dopo un po' mi ripresi e decisi di iscrivermi al club di atletica, i miei must erano la corsa e il salto in alto, in particolare io ero il quarto uomo alla 4 per 400, ero l'ultima della staffetta, quella che tagliava il traguardo e quindi quella che doveva fare il migliore scatto, si diceva sempre che quello era il più importante e per me lo era mentre il club delle cheerleaders ero appena entrata, la ragazza di punta della squadra si era fatta male e non si sapeva quando si sarebbe ripresa quindi ero stata presa io fino a fine stagione e probabilmente avrei fatto anche successiva, se non fossi stata trasferita.

Nei giorni successivi uscii con Mark e mi chiese di andare al ballo di fine anno con lui, cosa che ovviamente accettai, era il ragazzo ideale, era gentile, dolce e romantico, avevo sempre desiderato un ragazzo così e lui sembrava felice di uscire con me.

Alla gara di atletica arrivammo primi ma poi dissi loro del trasferimento e tutti sembravano sconsolati, non solo quelli del club di atletica ma anche i miei amici, Mark e i miei compagni della classe d'arte.

Iniziai a preparare gli scatoloni e non poteva fare a meno di fare male ma fui felice che la casa che i miei genitori avevano scelto una casa grande in cui avrei avuto un intero piano per me, non si trovava lontana dalla scuola né da casa di Charlotte.

Il giorno del ballo Mark mi venne a prendere in limousine, lui era in smoking con un fiore al occhiello blu come quello che aveva preso per un bracciale per me abbinato al mio vestito blu notte.

La serata fu magica come lo era ogni ballo scolastico nella nostra scuola e quando ci ritrovammo in limousine mi sentivo pronta ad avere la mia prima volta e sentivo che nonostante tutto lui era quello giusto.

Iniziammo a baciarci, Mack aveva detto al autista di andare dopo aver lasciato l'auto in un parcheggio ma dopo qualche minuto, quando il bacio iniziò ad essere più spinto, lui si scostò con aria afflitta.

"Tutto bene?" chiesi preoccupata vedendolo così.

"Non posso" dissi lui con aria abbattuta.

"Che cosa intendi?" chiesi stranita non capendo.

"So che è la tua prima volta e non posso, tu ora ti trasferirsi e non ci vedremo più, la tua prima volta deve essere con qualcuno che ti rimarrà accanto per sempre e quella persona non posso essere io" disse dolce tenendo lo sguardo basso come a scusarsi.

Capii le sue parole ma non potei fare a meno di restare offesa dal suo gesto e così di gli dissi di riportarmi a casa.

Lui annuì ancora più dispiaciuto per poi scrivere al autista che arrivò meno di un minuto dopo per poi riportarmi a casa.

Quando arrivammo lui mi accompagnò alla porta e mi chiese scusa ma lo ignorai e entrai, avevo bisogno di sfogarmi con Charlotte così le mandai un messaggio dicendole di chiamarmi il prima possibile.

Faccia d'angeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora