Tornai in casa e trovai Jungkook ad aspettarmi.
"Hey, ti va di fare un po' di allenamento?" chiese sorridente appena mi vide.
"In realtà devo finire i compiti e credo che sia il caso che tu vada, tuo padre si starà iniziando a preoccupare e non hai motivo di restare ancora, abbiamo finito il lavoro, ci rivedremo comunque a scuola, schivarti è impossibile, abbiamo tutte le lezioni assieme" dissi io cercando di essere gentile.
"Che ne dici di lasciarmi il tuo numero, almeno mi assicurerò che tu non ti senta sola" disse lui alzandosi.
"Me la so cavare" dissi con un sorrisetto.
"Non ne dubito ma non voglio che tu prenda male questo periodo, con ogni probabilità tua madre lo dirà a tuo padre che la perdonerà e porterà entrambe in gita per riunire la famiglia, è così per il 90 per cento delle relazioni extraconiugali" disse lui avvicinandosi a me e mettendomi le mani sulle spalle.
"Non saprei sinceramente se sperarlo, non ho mai visto i miei genitori guardarsi in maniera innamorata, forse solo in un paio di foto di quando erano giovani, se mia mamma vuole essere felice con un altro uomo che lo sia, lo preferisco a mio padre che sta lontano da casa solo per evitarla, lei che finge di essere interessata alla mia vita e vedere mio padre una volta al mese, voglio che siano felici così come anche loro hanno sempre voluto la mia felicità" dissi io a sguardo basso.
"Andrà tutto per il meglio, dovresti parlare a entrambi, la tua opinione li farà pensare" disse lui per poi tirarmi a sé in un abbraccio. Strinsi le braccia attorno al suo petto e lui mi lasciò un delicato bacio tra i capelli.
Ci staccammo e mi sorrise. Presi un biglietto e gli scrissi il mio numero e così lui andò via.
Finii in fretta i compiti e poi restai a leggere per il resto della giornata finché poco dopo cena sentii un messaggio di Charlotte arrivare. Lo aprii e capii che era già ubriaca visto che mi aveva scritto che mi amava e tutti gli altri dovevano starmi lontano in un messaggio a dir poco sgrammaticato. Pensai che avesse scambiato la mia chat per quella del ex, nuovamente, e non gli diedi peso, conoscendola il giorno dopo si sarebbe dimenticata tutto e l'unica prova della sua baldoria sarebbe stato un altro messaggio da aggiungere alla lista.
Pensai a quanto fossimo simili da piccole, passavamo i giorni a giocare nel giardino di casa mia mentre la babysitter ci guardava di controvoglia nei break pubblicitari in TV. La cosa non sembrava cambiare da crescendo, andavamo a scuola vestite uguali e ci spacciavamo per sorelle gemelle, leggevamo libri e parlavamo di vestiti. Non saprei dire quando la cosa sia cambiata, non sembra esserci un momento definito della cosa, come fosse stata graduale, io mi innamorai dell'arte e lei di un ragazzo, poi io scoprii il taekwondo e lei le feste, io mi chiudevo sempre più nei libri e lei si apriva alla popolarità mette ci trascinavano dietro l'una col l'altra nel mentre. Poi lei partì e io rimasi, ma da quando ero arrivata non sembrava la stessa che avevo lasciato, i libri non li toccava nemmeno più, le feste non si limitavano al weekend se poteva e stava con il suo gruppo di amiche se non nel breve tratto da casa a scuola che passava con me, eravamo ancora amiche, certo, avevamo un legame indissolubile, ma non eravamo più le gemelle di una volta, non le apparteneva più così come lei non apparteneva più a me.
Chiusi il telefono e andai a letto, stanca di quella giornata, della nuova scuola e del essere sempre così disorientata, volevo la mia vecchia vita indietro, quella in cui sorrisi accoglienti mi salutavamo a scuola, dove ero la punta delle cheerleaders, una ottima studentessa d'arte e il quarto uomo alla 4×400.
Quella notte sognai di essere tornata a casa, con mio padre e i suoi pancake, mia mamma presente e sincera e Marck al mio fianco.
Quando mi svegliai non lo feci di mia volontà ma il mio telefono stava squillando per una chiamata e mi fece precipitare troppo in fretta nel mondo reale.
Risposi senza leggere chi fosse e mugugnai ancora insonnolita.
"July vieni ad aprire la porta, ho perso le chiavi durante il viaggio" disse la voce roca di mio padre.
In un attimo mi sfilai dal letto, corsi giù dalle scale e mi ritrovai in entrata ad abbracciare mio padre appena fuori dalla porta.
"Come sta la mia regina?" chiese facendomi sorridere, aveva iniziato a chiamarmi così quando a otto anni Charlotte si mise con un nostro compagno di classe e io per ripicca dissi che a me non servivano principi azzurri perché non ero una principessa ma una regina e da tale mio padre aveva iniziato a trattarmi da allora.
"Mi spiace non averti svegliato con i pancake, mi farò una nuova copia di chiavi per la prossima volta" disse stringendomi a sé.
"Ci sono quelle di riserva nel mentre, le ho fatte fare per evitare di restare chiusura fuori per sbaglio" dissi per poi inserire il codice della cassetta postale e prendendone un mazzo di chiavi che poi gli consegnai.
"Sempre preparata e super intelligente, non cambiare mai" disse per poi darmi un bacio nei capelli e portare dentro le sue valige.
"Se le metti in lavanderia domani la donne delle pulizie lava tutto, comunque non c'è bisogno di pancake, ci ha già pensato ieri Jungkook" dissi per poi rendermi conto che forse non avrei dovuto dirlo.
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Faccia d'angelo
FanfictionIl classico cattivo ragazzo che incontra la classica secchiona, ma la loro storia è intrecciata nel destino fino dal principio