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"Scusate, non volevo disturbarvi, chi è il tuo amico July?" disse mia madre rossa in viso dal imbarazzo.

"Lui è Jungkook, stiamo leggendo Romeo e Giulietta per un compito di scuola" dissi io per poi sgranchirmi la gola imbarazzata.

"Certo, vi lascio lavorare allora" disse lei facendo per uscire.

"Come mai sei tornata così presto oggi?" chiesi incuriosita.

"La riunione è finita presto e ho saltato la cena con i colleghi per passare del tempo con te" disse lei con un sorriso per poi uscire.

Jungkook rimase attonito per qualche secondo per poi andare al telefono fisso che passava anche per camera mia e iniziare a guardare il registro delle chiamate.

"Cosa stai facendo?" chiesi avvicinandomi a lui.

Lui indicò un numero di telefono non salvato che veniva chiamato tutti i giorni.

"Mia mamma è spesso in ritardo, probabilmente chiama in ufficio per avvertire" dissi tranquilla, il numero del ufficio non era salvato per non confonderlo con quello di mio padre e quindi non mi ero mai fatta domande.

"Tutti i giorni alle sette di mattina chiama?" chiese lui allora dubbioso.

"Chi credi che possa chiamare allora?" chiesi io pensierosa.

"Ora lo scopriremo" disse lui per poi cliccare sul numero.

"Jungkook no" dissi per poi cercare di prendergli il telefono ma lui mi fermò senza troppi problemi mettendo il telefono in modo che lo sentissi anche io.

"Hey amore, ti avrò detto mille volte di cercare di evitare questo orario, mio figlio è già tornato a casa e tua figlia potrebbe sentirti, sai che se hai una voglia particolare puoi venire in ufficio per vedere se ci sono" disse la voce al telefono. Io e Jungkook eravamo attoniti, non capivo però perché lo fosse anche lui, sembrava pronto a quella situazione, allora perché tanto stupore.

"Giusto, scusa, mi ero dimenticato che ti avevo detto che oggi sarei rientrato presto, puoi venire a casa mia però, mio figlio non c'è ti ricordi il mio indirizzo, vero?" disse ancora la voce.

"In realtà no, non me lo ricordo" dissi in un imitazione perfetta di mia madre.

"Piazza della Libertà, numero 35, interno C, preparo oli e lubrificanti che ti piacciono tanto" disse lui per poi attaccare.

"Jungkook, tutto bene" dissi io mentre segnavo l'indirizzo.

"Quello era mio padre e quello è l'indirizzo di casa mia" disse con un filo di voce per poi crollare in ginocchio.

Mi inginocchiai accanto a lui e lo strinsi a me per consolarlo, non potevo credere che tutto quello stesse succedendo, potevo capire come si sentisse, dentro io mi sentivo spezzata e anche per lui doveva essere così, e forse anche peggio. Poggiò la testa al mio petto e io lo strinsi ulteriormente a me, non mi andava di lasciarlo andare, non ora che sembrava così fragile e non ora che mi sentivo così fragile.

"July, il tuo amico resta per cena?" chiese mia madre entrando senza bussare.

"Si, ma tu no, il tuo amante ti aspetta a casa sua, vattene prima che faccia qualcosa di cui mi pento" dissi per poi tirarle il blocchetto di post-it dove avevo segnato l'indirizzo, lei lo prese al volo per poi uscire dalla stanza e pochi secondi dopo sentii la sua macchina partire e allontanarsi.

"Ti prego, prendiamo il libro e andiamo a finire di leggerlo altrove" disse Jungkook ancora stretto a me.

Annuii piano per poi alzarmi seguita da lui. Io presi il libro ancora sul mio letto mentre lui si rimetteva le scarpe. Mi infilai velocemente una felpa e uscimmo.

Salii in macchina e lui mi portò fino in un parco praticamente deserto, mi prese sotto braccio e mi accompagnò fino a un ponte che attraversava un laghetto di carpe Koi. Si sedette appoggiando la schiena a uno dei paletti del corrimano e io feci lo stesso appoggiandomi al suo petto.

Aprii il libro dove avevamo lasciato e lui riprese a leggere. La sua voce era calma e rilassante, continuavo a seguire le sue parole sul libro e sentivo il suo petto vibrare a ogni sillaba.

Quando il secondo atto finì mi resi conto che tutto ciò che rimaneva a illuminare il libro non era altro che la luce di alcune lampade piazzate in giro per il parco.

"Che ore sono?" chiesi ritirandomi a sedere rendendomi conto che mi ero accoccolata tra le braccia di Jungkook nel mentre.

"Quasi le dieci di sera, vuoi andare a mangiare qualcosa?" chiese lui stiracchiandosi.

"I locali saranno quasi tutti chiusi, non ci serviranno mai" dissi io con un mezzo sorriso.

"Vieni con me, ti porto in un posto speciale" disse lui alzandomi e tendendomi una mano per fare lo stesso.

Mi riaccompagnò fino alla macchina e mi aprì la portiera per farmi salire, era strano, qualche giorno prima non credevo che saremmo nemmeno potuti essere amici. Guidò fino a un locale in periferia che sembrava essere frequentato da individui decisamente poco raccomandabili.

"Jk, finalmente ti sei deciso a portare una delle tue famose ragazze anche qui" disse l'uomo al accoglienza che però di accogliente non aveva nemmeno il sorriso.

"No, lei è un amica, gabbiano tirato tardi a fare un compito per scuola e avevamo fame" disse Jungkook con un sorriso per poi andare verso un tavolo.

"Questo posto non sembra molto raccomandabile" dissi in un sussurro mentre ci accomodavamo.

"La maggior parte di quelli che vengono qui sono agenti in pensione o  in giornata libera, c'è qualche ex detenuto ma nulla di serio, hanno solo l'aria cattiva, la maggior parte di loro si è beccato una pallottola per proteggere qualcuno" disse lui sorridente lasciandomi il menù che si trovava sul tavolino.

"E tu come ci sei finito in questo posto?" chiesi incuriosita.

"I miei zii erano un agente di polizia e un vigile del fuoco, quando da piccolo i miei genitori non riuscivamo a trovare una babysitter mi affidavano a loro, ero una peste e per tenermi buono mi portavano qui, era l'unico posto in cui stavo calmo, chiedevano agli altri di raccontarmi le loro storie d'azione e così mi tenevano occupato, credo che in realtà questo posto un po' mi spaventasse da piccolo ma poi mi affezionai e ci vengo spesso quando non voglio tornare a casa, spesso ci passo la notte, tu sei la prima persona che porto qui" disse lui tranquillo mentre sbirciavo il menù.

"E i tuoi zii?" chiesi ancora.

"Hanno avuto un litigio con il proprietario qualche tempo fa, mi hanno detto che sanno quanto questo porto conti per me e non mi impediranno di venirci ma loro non verranno più, li vado a trovare spesso però, sono un altro modo per scappare di casa" disse lui ancora.

Improvvisamente mi resi conto che non lo stavo più vedendo come faccia d'angelo, il ragazzo sbruffone e fastidioso che avevo conosciuto a scuola ma ora era davvero diventato Jungkook per me, era un ragazzo gentile e dolce, debole sotto l'armatura già piena di incrinature.

"Sono felice che tu mi abbia portato qui, l'idea di tornare a casa e trovarci mia madre che cerca di darmi spiegazioni non è una cosa che mi andava a genio" dissi io scegliendo cosa prendere.

"Se vuoi puoi venire a casa mia, ho una depandance e mio padre non credo tornerà a breve.

"Avrei comunque le cose a casa mia e non credo sia il caso, mi hai già aiutato abbastanza, prima o poi dovrò affrontare mia mamma ed è meglio farlo ora che non mi sono ancora colpevolizzata" dissi io con un sorriso.

"Va bene, allora mangiamo e poi ti riporto a casa, lasciami il tuo numero, così domani ci troviamo per finire il libro" disse e io gli scrissi il mio numero senza ribattere anche se sapevo che ci saremmo rivisti a scuola.

Cenammo e mi riportò a casa dove di mia madre non vi era nemmeno l'ombra, lo ringraziai per tutto e lo lasciai con un bacio sulla guancia prima di scendere dal auto.

Faccia d'angeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora