20

213 10 0
                                    

Il pranzo iniziò a essere silenzioso e ricco di occhiatine stranite da mio padre.

"Papà, hai sentito la mamma in questi giorni?" chiesi quando quegli sguardi divennero troppo pressanti.

"Si, mi ha assicurato che rientrerà oggi pomeriggio, scommetto che non vedi l'ora anche tu, è da un po' che non stavamo un po' di tempo tutti e tre insieme" disse lui con un sorriso più smagliante del dovuto.

"E hai sentito delle novità?" chiesi ancora io.

"Quindi ci sei arrivata da sola suppongo, io e tua madre volevamo aspettare di essere soli per dirtelo ma non importa, sei sveglia è ovvio che lo hai capito da sola, noi siamo divorziato da qualche anno, ormai, per questo che non siamo mai a casa insieme e ovviamente è normale che abbiamo altre relazioni al infuori del matrimonio, come ti senti?" disse lui spiazzandomi. Le mie rotelle iniziarono a girare al impazzata, non volevo credere a tutto ciò ma metabolizzai in fretta.

"Io ho passato anni, a sperare, a pregare che voi trovaste il modo di stare bene, che questo fosse dentro o fuori dalla famiglia e voi non avete fatto altro che mentirmi, facendomi passare notti insonni pensando ai vostri litigi e al vostro amore svanito quando avreste potuto dirmi che ora eravate felici, anche se con altre persone, io non ci voglio credere" dissi per poi andarmene fuori di casa infilando al volo la giacca in pelle che Jungkook mi aveva lasciato due giorni prima.

Iniziai a camminare verso il centro e sentii pochi secondi dopo Jungkook raggiungermi, mi resi conto che il battito del suo cuore non era l'unica cosa che mi era familiare di lui, anche lo scalpitio dei suoi piedi e la sua mano sul mio fianco.

"Almeno ora sai che saranno felici" disse in un soffio stringendomi a se.

"Si, ora lo so ma ho paura, ora che lo so cosa credi che possa succedere alla relazione tra tuo padre e mia madre?" chiesi allora io.

"Probabilmente nulla, a mio padre non interessano più le relazioni stabili, tua madre sarà solo una delle tante, non lo vedo avere una sola ragazza da secoli" disse lui tranquillo.

"Anche mia madre credo sia così, non è mai stata davvero espansiva e a quanto pare non ha problemi con la poligamia, in qualunque caso il massimo che può succedere è che non la rivedrò a breve, il che succede din troppo spesso" dissi io sconsolata.

"Ti va di venire a casa mia? Ho una cosa che potrebbe distrarti" disse allora entusiasta e io annuii felice.

Mi riportò a casa mia dove aveva lasciato la macchina e con quella andammo nella parte più lussuosa della città, i parchi per bambini vennero sostituiti da campi da golf e da tennis e le villette a schiera e le case familiari mutarono in ville con immensi giardini.

"Mi avevi detto di essere ricco ma non pensavo così ricco" dissi assolta nei paesaggi.

"Ti piace?" chiese prendendomi la mano e mettendola assieme alla sua sopra al cambio.

"È carino ma ho troppi pensieri per godermelo a pieno" dissi però sorridendo.

Parcheggiò nel giardino di una delle case più lussuose e fu un maggiordomo ad aprirmi la portiera per farmi scendere.

Rimasi stranita dal gesto ma Jungkook mi disse solo di non farci caso. Mi prese sotto braccio e mi portò al entrata ma dopo due passi sentimmo una voce tuonare nella casa che mi fece fremere di paura.

"Quante volte ti ho detto che non voglio le tue sciacquette in casa Jungkook?" sentii dire da quello che doveva essere suo padre che era incima a una scalinata.

"Scusi?" chiesi irritata da ciò che aveva detto.

"Cosa vuoi da mio figlio? Soldi? Fama? O sei una della lista di quelle che crede che lui la ami?" chiese lui superiore.

"Audace detto dal uomo che si scopa mia madre, non mi interessano ne fama ne soldi ne qualcuno che mi ami, non ho bisogno di un principe azzurro, passo il tempo con Jungkook solo per il piacere della sua compagnia, nient'altro" dissi io fiera di me.

"Te lo avevo detto che il giorno in cui avrei portato qualcuno a casa ne sarebbe valsa la pena, vieni July ho ancora una cosa da mostrarti" disse Jungkook fiero prendendomi sotto braccio e stringendomi a se mentre si incamminava verso un corridoio.

"Davvero non hai mai portato nessuno a casa tua?" chiesi stranita.

"No, ho portato una ragazza a casa a dodici anni, dopo una scenata di mio padre gli promisi che chiunque avessi portato sarebbe stato speciale per me, tu sei l'unica da allora" disse lui tranquillo senza lasciarmi andare.

"È davvero tanto tempo, a casa mia le persone vanno e vengono senza che i miei genitori dicano una parola a riguardo" dissi io passandogli un braccio attorno ai fianchi.

"Vieni, ti mostro una cosa spettacolare" disse per poi aprire quella che sembrava una cabina armadio e passarmi un Kimono blu.

"Jungkook, li ho anche io i Kimono, non sono speciali" dissi io divertita.

"Mettilo, la cosa speciale viene dopo" disse lui per poi darmi un bacio sulla guancia e uscire.

Mi cambiai velocemente e mi ritrovai che il kimono mi stava largo sulle spalle e stretto sui fianchi ma mi adatto e uscii a piedi scalzi trovandolo già cambiato che mi aspettava scalzo a sua volta.

Mi sorrise e mi prese per mano per poi portarmi in un altra stanza che era praticamente una palestra con un tatami bianco atterra.

"Se volevi fare esercizio bastava chiedere" dissi divertita camminando leggera sul tatami che però aveva qualcosa di strano e poco familiare.

"Non è una normale palestra, salta" disse lui avvicinandosi a me. Lo guardai stranita non capendo il suo intento.

"Salta?" chiesi senza muovermi.

"Fidati di me, salta" disse lui con un sorriso rassicurante.

Restai stranita qualche altro attimo prima di fare come aveva detto, un frivolo di rosso schizzò da sotto i miei piedi sporcandomi le dita e lasciando il segno sul tatami.

"Quando ero piccolo mia madre voleva che le mie due più grandi passioni si unissero e fece costruire questa, quando sono in casa passo quasi tutte le mie giornate qui" disse lui allora prendendomi le mani nelle sue.

"Ok, mi hai convinto" dissi per poi atterrarlo senza preavviso facendo schizzare un po' di colori ingiro.

"Se questo è ciò che vuoi" disse lui e così iniziammo a fare esercizio sporcando sia il pavimento che noi stessi ma facendoci dimenticare di tutto ciò che vi era fuori da quella stanza.

Diverse ore dopo ci trovammo sfiniti stesi atterra uno accanto al altro in un quadro di Picasso di cui facevamo parte.

Faccia d'angeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora