Capitolo 32

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"La sera in cui abbiamo dormito a casa di Anthony" disse Sary. "Quella in cui, purtroppo per me, ho dovuto leccare il ginocchio di Tom e abbiamo dormito nei sacchi a pelo, te la ricordi?" poi stese le gambe e fece un sorrisetto. "Ma certo che te la ricordi. Come potresti dimenticarla?"
Maia rimase in silenzio, e Sary proseguì.
"Appena siamo andati a dormire sentivo che Alex era agitato. Pensavo fosse perché avevo baciato Tupac: l'avevo fatto apposta per farlo ingelosire, ovviamente" lo disse come se fosse fiera di sé stessa. "Comunque pensavo fosse per quello, e non mi preoccupai. Ma poi, verso le tre, l'ho sentito alzarsi. Sono rimasta ferma ma ho aperto gli occhi, cercando di vedere nell'oscurità. E l'ho visto venire da te".
"Non ci credo" pensò Maia. "Sa tutto".
"Vi siete alzati e siete andati via, e io vi ho seguiti" continuò lei. "Stavo a distanza, per evitare di essere vista. Ho visto che andavate in una terrazza che non avevo mai notato: se vi avessi seguiti mi avreste vista, ma la fortuna era dalla mia parte" fece una sorrisetto vincente. "La terrazza era completamente trasparente, e potevo vedere tutto anche da lontano".
All'improvviso a Maia tornò in mente l'intera scena: le mani di Alex sulle sue, il suo respiro sulla sua bocca. Il momento in cui le loro labbra si erano sfiorate, e poi ...
Tutti i pezzi si rimisero al proprio posto, e capì. Trattenne il respiro e guardò Sary, gli occhi pieni di panico.
*flashback*
"Quell'attimo non durò nemmeno un secondo perché nell'aria rimbombò il rumore di un oggetto che cadeva qualche metro dietro di loro"
"Si avvicinarono all'entrata del passaggio e lei vide un vaso di ceramica in mille frammenti"
"<<Non siamo soli. Qualcuno è stato qui>>".

"Eri tu" disse Maia lentamente. "Quando abbiamo sentito un rumore e ci siamo girati ma non c'era nessuno, e abbiamo trovato un vaso in pezzi. Eri tu, non è vero?"
"Finalmente ci sei arrivata! Certo che ero io. E ho visto tutto. O almeno, tutta la parte che mi interessava, quella in cui vi baciavate. Che poi si può chiamare bacio, quello?". Maia si girò, e vide Sary che stringeva i braccioli della sedia, il volto che dalla soddisfazione stava passando alla rabbia. "La scena in cui il mio fidanzato mi tradiva. Un bello spettacolo, non trovi?" la guardò con gli occhi pieni di fuoco.
"Tu hai mandato in frantumi la mia vita, la mia relazione. E pensavi che non me ne sarei mai accorta?" rise. "Lo vedo come ti guarda, come tu lo guardi. Lo conosco troppo bene per non rendermene conto, per chi mi hai presa? Io non l'ho abbandonato come hai fatto tu. Sono stata la sua ancora, e ora lui è la mia. E non ti permetterò di portarmelo via".
Maia tremò. "Non puoi impedirgli di lasciarti, se lui non ti ama".
"Ma è qui che ti sbagli" disse Sary soddisfatta. "Lui mi ama eccome, di un amore che tu non puoi comprendere. Perché oltre all'affetto è gratitudine. Io gli ho salvato il cuore, e ora lui custodisce il mio".
"Amore e devozione non sono la stessa cosa" disse Maia guardandola negli occhi. "Il vostro è un amore malato. Lui sta con te perché te lo deve, ma l'unica che ama l'altro dei due sei tu".
Sary sussultò e la guardò con rabbia. "Certo che lui mi ama, stupida. Altrimenti perché starebbe con me?" il suo volto si rilassò e sorrise. "Ma quello che voglio da te non è un parere sulla mia vita amorosa. Se ti ho messa allo scoperto è per un altro motivo, oltre che per vendetta". Puntò gli occhi nei suoi.

Gocce di pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora