Capitolo 58: Un buon piano

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Naruto aveva pensato spesso a Choji e Shikamaru quando, dentro la grotta, aveva incominciato ad avere con Sasuke un rapporto maggiormente stretto.
Si era domandato più volte se cose simili fossero mai capitate a dei colleghi e alla fine si era ricordato di alcune strane voci che erano girate su Choji e Shikamaru. Molti in particolare si erano chiesti come mai un 700 continuasse a volere come partner uno di grado molto inferiore e non, come sarebbe legittimo, quello di grado subito inferiore (il numero 699). Arrivati a quel punto del discorso capitava sempre che una delle spie si mettesse a sorridere maliziosamente e a fare strane insinuazioni, con parole quasi mai gentili, avvalorate dal fatto che né Choji né Shikamaru, pur avendone la possibilità, erano sposati.
Nella Grotta Naruto aveva ripetuto a sé stesso che se anche quelle voci fossero girate pure su di lui e Sasuke non vi avrebbe dato peso e sarebbe stato ben attento a non farle sapere a Hinata.
L’idea di poter sfruttare Choji gli era venuta poco prima che l’infermiera lo addormentasse, prima che gli fosse venuta la febbre. In realtà non aveva neanche elaborato un discorso o un piano ma istintivamente aveva pensato a lui poiché lo riteneva l’unico in grado di capire cosa si poteva provare sapendo il proprio compagno nelle mani di uno come Orochimaru.
La richiesta di aiuto non rimase inascoltata. Choji odiava Orochimaru molto di più di quanto dimostrasse e non aveva approvato l’idea di lasciarlo morire a modo suo. Dopo un’iniziale paura e vari tentennamenti, Choji acconsentì. Anche se c’erano svariati problemi a cui dover provvedere.
In primis c’era lo stato di salute di Naruto: braccio rotto e febbre alta non erano certo un aiuto.
In più c’era il problema di uscire non visti dall’ospedale, come raggiungere la grotta, da dove entrare, cosa fare una volta dentro.
In compenso intervennero per loro due aiutanti a sorpresa: Hinata e Kiba.
Hinata, pur non sapendo nulla di spionaggio, aveva il pregio di essere ritenuta una dei ‘civili’ dentro l’ospedale e quindi era sottovalutata da tutte le spie presenti. Quando aveva cercato Choji non aveva rivelato la sua identità e tutti probabilmente l’avevano già dimenticata, nervosi com’erano per l’improvvisa decisione di ritirare tutti quanti.
Kiba dal canto suo, a causa del  grado molto basso, era meno controllato. Che genere di problemi poteva portare uno appartenente alle attività cinofile?
Kiba decise di aiutare Naruto per puro amore parentale (come già detto erano cognati) e perché neanche lui era d’accordo sull’idea di barattare con Orochimaru.
Choji pensò al primo problema: la febbre di Naruto. Anche se in qualche modo aveva mantenuto per un po’ la sanità sufficiente era evidentemente provato e quasi fuori di sé. Ora quando una persona inizia a delirare, sveglia o nel sonno, per colpa della febbre molto alta, capita spesso che inizi a parlare di cose che non hanno senso, ma a volte finisce per rivelare in maniera confusa verità nascoste. Ciò è molto pericoloso soprattutto quando a parlare è una spia. Per questo l’agenzia aveva pensato a vari metodi affinchè queste cose non capitassero. Il primo era la classica pasticca di cianuro, utilizzata dalle spie anche in semplice caso di cattura, per non parlare sotto effetto di droghe o torture. La seconda invece era una strana pillola arancione che solitamente veniva affidata a reclute o spie di grado molto basso, quindi che sapevano poco o nulla della situazione, ma anche a spie di grado più alto che dovevano affrontare missioni molto lunghe in luoghi non proprio igienici. Questa pillola era specifica della febbre alta che poteva venire a causa di stress o malattia. Non curava chi la ingeriva, ma agiva chimicamente su tutto il corpo (sul sistema ormonale, respiratorio, sanguigno e linfatico). La spia restava con il malanno, se era quello che provocava la febbre, e in generale le sue prestazioni fisiche rallentavano, poiché dava comunque sonnolenza, però almeno si sentiva meglio e non c’era pericolo di delirio. Come contro indicazione c’era la possibilità di un infarto, se l’azione della pillola era troppo veloce, oppure la reazione mortale a contatto con alcune droghe. Per questo motivo era ancora meno usata della pillola di cianuro.
Choji però sapeva che su Naruto gli effetti non erano mai stati tanto negativi. Una volta, durante una delle poche missioni in cui Naruto aveva avuto effettivamente successo, l’aveva usata e non era successo niente. Subito dopo aver ingerito la pasticca la febbre iniziò a scendere e Naruto si riprese abbastanza da poter parlare più chiaramente.
Choji era stata una delle spie che era entrata nella grotta. Le squadre di salvataggio erano una classe a parte nell’agenzia ma avevano comunque l’obbligo di avere come guida una spia ufficiale.
Il racconto di Naruto durò relativamente poco (circa quaranta minuti) e lasciò di sasso tutti: l’idea che il gelo fosse creato artificialmente era folle, ma Naruto ne parlò in maniera tanto precisa e dettagliata che era evidentemente vero. Choji ammise che le squadre non avevano esplorato molto la grotta, quindi molti dei luoghi descritti da Naruto non erano stati trovati. Tuttavia una serie di strani avallamenti simili a scale erano stati notati nei pressi del grande pozzo in cui il corpo di Karin era stato lasciato affondare. Questi però finivano con una serie di stalagmiti e stalattiti uniti a formare delle colonne e in fondo a queste un ampio muro di roccia.
“Avete controllato le colonne?”
“No… Si stava facendo sera, siamo scesi e il giorno dopo probabilmente ce ne siamo dimenticati. Perché?”
“Una di quelle poteva essere finta oppure scavata in modo da contenere un meccanismo che aprisse una porta segreta. Ho visto quante cose sono nascoste lì dentro, quanto la natura di quel posto è stata sfruttata a vantaggio di Orochimaru. Credo che questo non sia da escludere…”
“Ora che ci penso in quel punto i nostri ricevitori riuscivano anche a prendere molto bene, mentre in altri punti o prendevano malissimo o non prendevano proprio. E c’era anche un profondo crepaccio, è possibile che la nostra spia sia stata buttata di sotto proprio lì…”
“Allora è da lì che dobbiamo ripartire Choji! Entreremo dall’entrata subacquea e se anche non ci fosse un ingresso lì sono sicuro che riuscirò nuovamente a orientarmi: conosco quella grotta.”
“Non lo metto in dubbio Naruto, ma come facciamo a portarti fuori dall’ospedale?”
“A questo” disse Hinata “Penso che posso pensare io. Mi sono guadagnata in qualche modo la simpatia del tuo capo K e in qualche modo le avevo ribadito più volte l’idea di riportarti a casa immediatamente dopo le cure che avresti ricevuto. Basterà che tu finga una crisi e io protesterò che tenendoti qui tutto quello che fanno è ricordarti i brutti momenti passati nella grotta. Chiederò di riportarti a casa e tu Kiba ti offrirai per accompagnarmi e tenerci d’occhio. Sono sicura che K, occupata com’è, non avrà né tempo né voglia di obbiettare. Finirà per accettare e noi raggiungeremo Choji e la barca per portarci in questa grotta in macchina.”
“Barca? Quale barca? Le nostre sono già rientrate nel porto della capitale e hanno portato via moltissime attrezzature.” Disse Choji e si sentì un’idiota a non averci pensato subito.
“A questo penserò io!” esclamò Kiba con l’aria di chi ha appena avuto un lampo di genio “Mentre tu e Sasuke vi stavate occupando di scoprire l’entrata della grotta, io ero stato mandato con i miei cani in avanscoperta in una zona qui vicina, un posto abitato soltanto da pescatori. Ora un giorno, non so per quale motivo, un uomo di Orochimaru è venuto da quelle parti. Probabilmente la nostra missione era stata scoperta. E’ stato allora che Jiraya è morto…” ci fu un momento di silenzio “Ho rischiato anche io ma la gente di quel posto si è schierata tutta dalla mia parte. E c’è un valido motivo: uno dei loro migliori pescatori, un certo Kaiza, è stato ucciso in maniera orrenda da un tirapiedi di Orochimaru. In questo modo si era guadagnato l’obbedienza assoluta di quegli uomini onesti, ma anche il loro odio. L’idea che io fossi contro Orochimaru e che una squadra governativa fosse contro di lui li ha spinti a ritrovare il coraggio di ribellarsi. Uno di loro ha avuto anche il coraggio di nascondermi: il suo nome è Tazuna e so con certezza che suo nipote, un ragazzo di nome Inari, si occupa di pesca subacquea. Mi hanno aiutato una volta sapendo soltanto che ero contro Orochimaru per volere del governo, sicuramente ci daranno tutto quello di cui abbiamo bisogno quando diremo loro che siete diretti ad ucciderlo.”
La tensione si mescolò ad una gioia generale. Le cose filavano perfettamente, l’unica cosa da fare era sperare che il piano andasse bene.
Quando il sole sparì oltre il mare, Choji aveva lasciato l’ospedale con insieme ad altre spie su di un’auto governativa, ma durante il tragitto, più o meno all’altezza del minuscolo paesino descritto da Kiba, aveva costretto l’autista a fermarsi.
“Ho dimenticato di firmare vari rapporti. K potrebbe averne bisogno già da domani, devo tornare indietro.”
“A piedi?”
“Sono fatti miei.”
L’autista lo aveva lasciato scendere.
In un contesto diverso avrebbe immediatamente segnalato la cosa, ma in quel momento la tensione era troppa.
Verso le undici, quando c’erano comunque ancora diverse spie nella zona portuale, Naruto ricominciò a dare di matto e Hinata recitò perfettamente la sua parte prima rimproverando con voce rabbiosa Tsunade per aver permesso che lui restasse tanto vicino a quel luogo orrendo, poi pregandola in ginocchio di poterlo portare a casa. Prontamente Kiba aveva proposto di accompagnarla.
Come previsto dalle loro congetture, Tsunade finì per acconsentire senza pensarci troppo su.
Kiba intanto aveva preso alcune cose che sarebbero potute servire per quando i due sarebbero entrati nella grotta: armi, ricevitori, torce, due kit medici, corde e rampini. Aveva avuto qualche problema in quel caso, più volte aveva seriamente rischiato di essere colto sul fatto, ma la fortuna aveva deciso di essere a suo favore. In macchina i tre si assicurarono di non essere seguiti. Poi, con discrezione, abbandonarono la strada principale per dirigersi verso il villaggio. Incontrarono anche Choji, che a piedi non era ancora riusciti ad arrivare.
Lo fecero salire in macchina e con le indicazioni di Kiba raggiunsero la casa dei due pescatori verso mezzanotte e un quarto.
Resisti Sasuke, vengo a prenderti!

La missione nella Grotta del GeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora