Capitolo 62: Tornando alla normalità...

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Naruto fece uno strano sogno: nuotava nel mare e respirava sott’acqua. Nel sogno comparivano tutti che nuotavano al suo fianco. Sasuke, Hinata, Choji, Ororchimaru, Kabuto, perfino Jiraya e i suoi genetori. Nuotava seguendo la corrente, vestito come la prima volta che era entrato nella grotta. Sasuke era l’unico a stare sempre al suo fianco. E si sentiva molto sereno.
Quando riaprì lentamente gli occhi era di nuovo all’ospedale. Questa volta oltre a diverse flebo aveva anche la mascherina. Hinata dormiva sul lato destro del lettino. Sasuke invece se ne stava seduto su una delle sedie sul muro destro della stanza. Era pallidissimo e magrissimo, ma il viso sbarbato e il fatto che non avesse nulla di ingessato lo facevano apparire meglio di lui.
Appena vide che Naruto si era svegliato si alzò e si avvicinò al lettino.
Il suo sguardo era quello di sempre: freddo e distaccato. Solo sembrava più affaticato e malinconico.
Naruto pensò che volesse salutarlo invece andò da Hinata e la svegliò.
Lei si destò a fatica ma si rianimò immediatamente vedendo Naruto.
Gli strinse la mano sorridendo e piangendo.
Sasuke gli sorrise a sua volta, il solito sorriso asciutto, poi se ne andò.
Naruto ricadde addormentato prima di vederlo oltrepassare la porta.
Si svegliò di nuovo due giorni più tardi e trovò Tsunade. Anche lei rimase lì senza dire niente per poi lasciare la stanza. Non aveva una bella cera: era pallida ma sorrideva serena vedendolo sveglio.
Il giorno dopo Naruto si svegliò di nuovo in tarda mattinata e così quello dopo ancora.
Non sentiva più alcun dolore, il suo corpo si stava riprendendo.
Anche nella sua testa si sentiva calmo, come svuotato di qualcosa che per molto tempo l’aveva oppresso.
Dopo una settimana gli tolsero il respiratore ma gli consigliarono di non parlare.
Gli spiegarono che erano stati costretti a tenerlo in coma farmacologico per poterlo salvare.
Tutti iniziarono a fargli visita in quel periodo. Hinata stava quasi sempre lì di sera e un giorno portò anche le bambine. Passò Kiba con Choji e insieme, per quel che poterono, scherzarono un po’ sulla loro avventura nella grotta. Choji spiegò a Naruto che per scappare Orochimaru aveva trovato un’uscita naturale della grotta che sbucava in un punto molto pericoloso della scogliera. Pur essendo molto stretta e a malapena visibile sia dall’esterno che dall’interno, era comunque una via di fuga che Kabuto avrebbe potuto usare rischiando meno del tunnel subacqueo. Choji ritornò più tardi quella sera spiegando cosa era successo a Naruto dopo essere svenuto: lui aveva contattato Kiba pregandolo di informare Tsunade che si trovavano nella grotta e che Orochimaru era morto. Circa un’ora dopo era subito arrivata una squadra di soccorso e li aveva portati via. Il corpo di Orochimaru era stato cremato dopo l’autopsia, mentre a Inari era stato dato un bel gruzzolo per il disturbo; abbastanza per sistemarsi almeno per dieci anni. Choji assicurò poi a Naruto che nessuno dei tre avrebbe avuto note di demerito per aver disobbedito agli ordini di K: visto che il loro intervento aveva evitato la pessima figura dell’agenzia, Tsunade si sarebbe limitata ad una lavata di testa e alla sospensione di servizio per circa un anno.
“E’ molto tempo ma sempre meglio che restare senza lavoro.” Aveva concluso Choji sorridendo.
Tsunade si presentò il giorno seguente e, come detto da Choji, lo rimproverò aspramente per la sua disobbedienza. Non poteva scegliere momento migliore visto che lui aveva a malapena la forza di dire “Sì.” E “No.”.
In un contesto diverso le sue risposte sarebbero state più lunghe e aggressive. Questo Tsunade lo sapeva e quindi aveva deciso di approfittarne.
“Comunque…. Sono felice che alla fine sei riuscito in questa folle impresa…” disse dopo il suo lungo discorso “Hai recuperato uno dei nostri migliori agenti e hai ucciso l’aiutante più vicino a Orochimaru… E in qualche modo ai aiutato Choji a uccidere Orochimaru. Perciò ti sospenderò dal servizio per un anno più il tempo di convalescenza. Ovviamente finito questo dovrai ripresentarti in agenzia per i tuoi allenamenti. Quando tornerai al lavoro non dovrai essere troppo arrugginito. O saranno guai… Inoltre ora che tua moglie sa, saremo costretti a mettere più o meno tutta la tua vita sotto controllo. E’ una brava persona ma questa è la procedura. La tua identità potrebbe già essere in pericolo.”
Naruto disse di essere d’accordo.
A fargli visita passarono anche altri agenti e parenti.
Sasuke invece non si fece vedere.
Forse vuole lasciar perdere tutto e tornare alla normalità… Forse è meglio così…
Però Naruto sentiva che non sarebbe mai stato così per lui.
Già dopo due settimane, pur essendosi ristabilito fisicamente, gli incubi avevano ripreso a disturbare il suo sonno. Si sentiva più maturo dopo quella tremenda avventura, ma al tempo stesso più dubbioso. In fondo l’agenzia per cui lavorava sembrava avere alle spalle più segreti di quanti diceva di proteggere. Quali altri orrori si nascondevano dietro quella facciata di sicurezza e patriottismo?
L’unica cosa che poteva fare era sperare nel mantenersi pulito moralmente il più a lungo possibile. Ma la paura di trasformarsi in qualcosa di spietato come era stato (e probabilmente era ancora) Sasuke, faceva spesso capolino nella sua testa. Stranamente a rassicurarlo fu proprio Orochimaru in sogno.
Tutto iniziava normalmente: era a casa e faceva colazione con Hinata e le bambine, poi all’improvviso qualcuno entrava e prendeva in ostaggio Karin. Lui obbediva ai suoi ordini e si ritrovava in macchina con Orochimaru.
“Tu non ci riesci proprio a non agire per amore, vero Naruto?”
“Come?”
“Hai notato che tutti in questa storia della grotta erano guidati da odio profondo, tranne te e forse tua moglie? Tu solo sei stato quello che per tutto questo tempo è stato più interessato a salvare la pelle agli altri oltre che a te stesso e non a levarla a me. Tu solo hai avuto il coraggio di non cercare la vendetta su di me pur sapendo che comunque avevo ucciso tua madre. E’ vero eri in debito con me perché ti avevo risparmiato più volte… ma non credo che un altro agente avrebbe mai fatto lo stesso. Non devi aver paura Naruto: non sarai mai come Sasuke, come Choji, come Shikamaru o chiunque altro. Sarai sempre troppo buono per diventare davvero una grande spia e un giorno l’amore diventerà la mano che ti ucciderà…”
Poi si era svegliato in un bagno di sudore e pianto.
Era vero: lui pur avendo odiato tanto Orochimaru non aveva mai davvero agito in funzione dell’odio. L’unica volta in cui aveva perso la testa era stato scoprendo la morte di Jiraya e aveva pagato assai caro quel momento, visto che era stata colpa sua se erano rimasti intrappolati nella grotta. Per il resto tutti avevano agito solo e soltanto perché avevano odiato per un motivo o un altro, Orochimaru. Hinata aveva aiutato Naruto, ma solo per ‘dovere parentale’. Stesso si poteva dire per Kiba.
Ma gli altri?
“Non avrei mai creduto che l’odio e la vendetta potessero dare così tanta energia a qualcuno… energia negativa ovvio….” Si disse nel buio della sua stanza “Forse è per questo che Sasuke non si fa vedere… forse non mi ha mai ricambiato…”
Dopo il periodo ospedaliero, visto che l’estate era arrivata, Naruto decise di andarsene nella piccola casa vicino al mare che possedeva (ereditata da sua madre). Anche se di mare ne aveva abbastanza sentiva che solo lì sarebbe stato davvero sereno. Ogni mattina un dottore lo aiutava a fare fisioterapia e ogni sera andava a trovarlo uno psicologo (era la prassi per qualunque spia che aveva affrontato missioni molto lunghe). Naruto parlò con lui dei suoi sogni e delle riflessioni scaturite da essi. Non disse niente di quello che era successo con Sasuke. Lo psicologo sembrò capirlo, ma Naruto fu abile ad evitare il discorso. Dopo un mese questo compilò una cartella in cui diceva che il trauma era stato praticamente superato ma che era il caso di riavviarlo molto lentamente (e possibilmente con un partner diverso) al servizio.
Quando Naruto lo seppe non ci rimase più male del dovuto: se lo aspettava.
E comunque lui non si è più fatto vedere…
A metà di Giugno venne ufficialmente raggiunto dalle bambine e da Hinata. Come aveva ripromesso a se stesso affittò una barca e fece una bella gita con tutte e tre. Lui e Hinata ripresero a fare l’amore. Non capì come mai ma sembrava che tutto quello che per un po’ li aveva bloccati fosse sparito. Forse avevano solo capito della grande importanza che l’uno dava all’altra.
A loro si aggiunse poi un nuovo membro in famiglia: Kiba, anche lui sospeso, passò insieme ad Hanabi e un cucciolo meticcio. Era il figlio di Akamaru, uno dei migliori cani antidroga, ma era stato reputato troppo piccolo e vivace per poter essere addestrato. Inutile dire che le bambine lo amarono subito.
Con un nuovo arrivato di cui occuparsi, Naruto si sentì via via sempre meglio.
Arrivò finalmente il giorno per togliersi il gesso e iniziare a portare una semplice manica protettiva. Naruto si presentò all’ospedale e fissò gli orari per le nuove terapie. Al ritorno comprò una torta per festeggiare quella sera stessa.
Erano le sei quando arrivò a casa. Hinata era in cucina, le bambine nella stanzetta a guardare la televisione.
Qualcuno suonò.
“Va ad aprire. Deve essere quello delle pizze.”
“E tu perché cucini?”
“Perché per te c’è bisogno del ramen quando si festeggia.”
“Buono! Non vedo l’ora di mettermi a tavola!”
Naruto spalancò la porta e lanciò un’esclamazione.
Sasuke stava in piedi davanti a lui. Indossava jeans, scarpe da ginnastica, un bel maglione blu. Aveva cambiato tagli di capelli, ora li portava un po’ più lunghi,  e aveva ripreso un po’ di colore in viso. La sua magrezza risultava meno spaventosa, nella mano destra aveva un bellissimo mazzo di fiori colorati, nella sinistra una bottiglia di champagne. Ma la cosa più straordinaria era la sua espressione: era sereno, malinconico ma sereno. E gli sorrideva, come non aveva mai sorriso prima...

La missione nella Grotta del GeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora