Capitolo 63: Il cielo e il mare si uniscono

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“Buonasera Naruto. Ho saputo che ti hanno dimesso. Vedo che la convalescenza ha fatto il suo effetto.”
Naruto rimase immobile sulla soglia. Era tanto che non sentiva la voce di Sasuke.
A toglierlo dall’imbarazzo ci pensò Hinata.
“Naruto? Naruto chi era? Oh… Buonasera, lei è…”
“Sono Sasuke.” Rispose il moro porgendo alla donna il grosso mazzo di fiori. “Spero di non disturbare.”
“Cosa? No assolutamente, stavamo per cenare ma se vuole…”
“Lo immaginavo, per questo mi sono permesso di portare questo.” E le mostrò lo spumante “Io e Naruto non avevamo più avuto occasione di rivederci dopo la mia dimissione dall’ospedale e pensavo con questa visita a sorpresa di poter finalmente dirgli grazie.. Anche se non credo che le parole possano bastare.”
“Ah… Bhè in questo caso perché non rimane a cena? Non ho problemi a aggiungere un posto a tavola.”
“Non vorrei disturbare…”
“Nessun disturbo davvero! Anzi credo che anche a mio marito faccia piacere averla con noi… Vero tesoro? Tesoro?”
Naruto era rimasto un po’ imbambolato di fronte alla perfetta recita di Sasuke: i fiori, il tono di voce gentilissimo quasi timido e imbarazzato, l’educazione dei suoi gesti… tutto studiato per farsi invitare a cena, era evidente. La parola ‘tesoro’ lo riscosse dal torpore.
“Eh? Che dici Hinata?”
“Naruto sii gentile, fa gli onori di casa al nostro ospite intanto io vado a sistemare la tavola.”
“Ah, certo certo.”
Naruto lasciò entrare il moro.
“Prego da questa parte.” Gli disse quasi meccanicamente conducendolo nel salottino.
Hinata mise i fiori in un bel vaso, portò lo spumante in frigo e poi chiamò le bambine avvisandole della presenza di un ospite.
“Ora aiutatemi a organizzare la tavola e mi raccomando: niente pasticci chiaro?”
Naruto e Sasuke erano rimasti in silenzio.
Sasuke studiava l’ambiente, di tanto in tanto scuoteva la testa o ridacchiava.
Naruto lo fissava.
Voleva dirgli e chiedergli talmente tante cose che non sapeva da dove cominciare.
Quando finalmente trovò il coraggio di fare la prima domanda (“Allora, come stai?”) ecco che Hinata strillava “È pronto in tavola!”
Durante tutta la cena Sasuke fu un ospite eccellente: fece molti complimenti, discreti, ad Hinata per la casa e la cucina, parlò con le bambine dimostrando una delicatezza inimmaginabile, vuotò i piatti senza abbuffarsi e accettò il bis solo quando gli venne proposto. Alla fine anche Naruto ricominciò a sentirsi a suo agio. Insieme parlarono soprattutto di quello che era successo dopo l’ospedale: Naruto raccontò della sua vita di mare, Sasuke invece fu, come sempre, molto vago; parlò soprattutto di un viaggio fuori dal paese e dei luoghi che aveva visitato. Hinata e le bambine rimasero incantate dal suo racconto e si convinsero che doveva essere abbastanza ricco da permettersi una convalescenza all’estero. Naruto invece non si incantò. Capì che, al contrario di lui, Sasuke era stato subito rimandato in missione, ma in un ala diversa dell’agenzia, ovvero quella che si occupava di inviare rinforzi a agenzie estere. In questo modo, sul lavoro, sarebbero sempre stati divisi.
“E gli elefanti? Hai visto gli elefanti?” chiese Karin eccitata.
“Sì certamente, era pieno di elefanti.”
“Che bello! Hai fatto tante foto?”
“Foto dici?” Sasuke diede una veloce occhiata complice a Naruto. “Sì, ho fatto diverse foto.”
‘Foto’ nel codice dell’agenzia era ‘omicidio’.  Karin ovviamente non poteva saperlo, Naruto invece si sentì uno strano nodo formarsi nello stomaco.
Molti pensano che le spie passino la maggior parte del loro tempo a uccidere, ma ciò è sbagliato: i lavori, per restare segreti, devono essere più puliti possibile, perciò sono poche le spie che hanno la possibilità di applicare tale condanna e ancor meno i casi in cui viene richiesta. Per questo Naruto si era sentito tanto male vedendo Sasuke uccidere senza alcuna fatica Karin, Konan e svariati sgherri di Orochimaru.
“Ora basta Karin, hai chiesto anche troppe cose.” Disse brusco. Poi in tono più gentile “Un giorno anche noi andremo in vacanza in quel paese e potrai vedere tu stessa gli elefanti.”
“Va bene.”
Venne il dolce e fu aperto lo spumante.
“Propongo un bel brindisi.” Disse Sasuke. “A Naruto… Per tutto quello… che ha fatto per me.”
“A papà!”
“A papà!”
“A Naruto!”
“Grazie….” Mormorò lui alzando appena il calice e poi mandando giù il contenuto tutto in una volta.
“Credo,” aggiunse alzandosi “che porterò un po’ a spasso la bestiola.”
“Possiamo venire con te papà?”
“No!” intervenne Hinata “Voi due adesso salutate il signore e andate a letto che si è fatto molto tardi!”
“Ma mamma…”
“Siamo in vacanza!”
“Niente storie! Su, date la buonanotte e filate.”
Le bambine salutarono e sparirono al piano di sopra.
“Penso che andrò via anch’io. È stata davvero molto gentile ad invitarmi, soprattutto considerando che non avevo avvisato nessuno del mio arrivo.” Disse Sasuke a Hinata.
“Ma no, è stato un piacere conoscerla! Può tornare quando vuole! Avvisando giustamente.”
“Certo.”
I due si strinsero la mano.
Naruto intanto stava mettendo il guinzaglio al cagnolino.
“Ascolta Naruto, sono venuto in macchina e quindi posso andare via quando voglio, ti dispiace se ti accompagno?”
Naruto se lo aspettava.
“No, certo che no.”
“Bene.”
Hinata e Sasuke si scambiarono gli ultimi saluti poi lei andò in cucina per sistemare i piatti.
Fuori l’aria era un po’ più fresca del solito. C’era una splendida luna piena, luminosissima; anche le stelle brillavano poiché le luci della città, che di solito coprivano il loro splendore, erano lontane.
Sasuke e Naruto camminarono fianco a fianco in silenzio per tutta la strada e il viottolo che li conduceva verso la grande spiaggia libera. Naruto amava portare lì il cane perché passeggiare davanti all’oceano lo rilassava. Nelle notti di luna nuova (quando la luna diventa completamente nera) non lo faceva mai perché il cielo oscuro sembrava unirsi insieme al mare. Un abisso nero e schiacciante. Una grotta fredda e rumorosa. Con la luna piena invece la luce bianca, riflessa sulla sabbia chiara e sulle piccole ondine, rendeva l’ambiente meno opprimente. C’era sempre questa strana sensazione che lì all’orizzonte mare e cielo si incontrassero ma era perlomeno sopportabile.
“E così...” incominciò Naruto “ti hanno trasferito dagli affari interni a quelli esteri.”
Sasuke, che aveva assunto di nuovo la sua espressione fredda e distaccata di sempre, anche se con una nota di malinconia nello sguardo, non rispose. Guardava l’oceano e di tanto in tanto scalciava una pietra o un rifiuto che gli capitava tra i piedi.
Naruto capì che non aveva voglia di fare conversazione. Almeno non sul lavoro.
“Hai una bellissima casa.” Disse Sasuke qualche minuto dopo. “Una splendida casa oserei dire. E anche una bella famiglia. Le tue figlie sono molto educate e tua moglie è una splendida cuoca.”
Naruto si infastidì di sentire la sua famiglia all’improvviso messa in mezzo e non ne capì il motivo.
“Sai,” disse “Quella casa era di Jiraya. Quando ho compiuto diciotto anni lui mi ha portato qui. C’erano quasi tutti i miei compagni di liceo, aveva organizzato una festa a sorpresa. Il suo regalo fu la casa stessa. Mi sono divertito tanto quella sera. La casa era bella ma crollava a pezzi in alcuni punti. Ho dovuto ristrutturarla tutta. Jiraya non mi ha mai voluto dire per cosa la utilizzava e non ho trovato nulla all’interno che potesse provare la sua presenza. Aveva cancellato ogni traccia di sé. Probabilmente ci faceva un sacco di porcherie.”
“Probabilmente sì.” Sasuke rispose in maniera molto distratta all’aneddoto di Naruto. Probabilmente non lo aveva nemmeno ascoltato. All’improvviso si fermò e rimase a fissare il mare. Naruto decise di fare lo stesso.
“Sakura se n’è andata.”
La frase era appena un mormorio. Naruto la sentì appena e lì per lì non fu nemmeno sicuro che l’avesse detta Sasuke. Le onde del mare avevano reso le parole confuse. Poi il suo cervello elaborò i suoni uno ad uno…
“Come?”
“Se n’è andata, mi ha lasciato.” sbottò. E allargò le braccia in segno di resa. “Può capitare.” Sul suo volto comparve quel sorriso privo di allegria che tante volte Naruto aveva cercato di interpretare.
“Tsunade” proseguì “ha annunciato la mia scomparsa durante il terzo giorno in cui stavamo nella grotta. Lo ha fatto perché Sakura sapeva del mio vero lavoro quindi doveva saperlo prima di Hinata. La procedura prevede l’invio di un’agente di grado molto basso a casa della spia scomparsa per tenere d’occhio la famiglia, oppure il trasferimento di essa in un’altra città con un’altra identità per proteggerla da eventuali ripercussioni. Visto che Orochimaru era ancora ritenuto potente, venne applicata la seconda ipotesi. Sakura e i bambini sono stati portati in una ‘casa sicura’ in un piccolo paese di provincia. Sakura ha colto la palla al balzo. Mentre era lì è riuscita a fare amicizia con molti abitanti e ha convinto una vecchia signora a venderle la sua grande casa, in cui ormai viveva completamente da sola, per una cifra equivalente a tre volte il nostro appartamento.” si chinò, raccolse una pietra e la scagliò contro il mare. “Poco dopo il mio ritorno ha fatto le valige ed è andata via senza dire una parola. Portandosi dietro i bambini.”
Naruto non disse nulla. Non poteva aiutarlo.
“Poi è arrivato l’avvocato.” Sasuke ridacchiò “Adoro gli avvocati. Devo dire che Sakura ha un gran senso degli affari: non le devo nulla in denaro. Lei è disposta a divorziare a distanza senza chiedere gli alimenti a patto che io non mi avvicini mai più a lei… e ai bambini. Oh bhè, considerando che ha praticamente svuotato il nostro… il mio conto in banca per comprarsi una casa, era il minimo che potesse fare.”
Ripresero a camminare. Naruto si sentiva stranamente oppresso.
“Naruto…” la voce di Sasuke era molto seria adesso “voglio che tu sappia che fin’ora… Sei stata l’unica persona che mi abbia mai voluto bene per davvero. Almeno io credo che sia così.”
“Ti sbagli Sasuke.”
“NO CHE NON MI SBAGLIO!” l’urlo fece cadere Naruto sulla sabbia. Il moro ora torreggiava su di lui. Sembra ancora arrabbiato ma la sua voce si controllava “Per tutta la vita io credo di non essere mai stato in grado di amare nessuno. Perché? Perché fin da bambino non ho conosciuto altro che odio. Ho odiato la mia famiglia, ho odiato Orochimaru, ho dovuto odiare mio fratello. Sakura? No non la odiavo, ma non l’ho mai amata abbastanza, anche lei in fondo mi aveva mentito su tante cose… Né credo di aver mai voluto bene ai miei figli.” Sasuke fece un respiro profondo e si chinò su di lui. “Con te… Con te è stato diverso. Tu sei sempre stato spontaneo e ingenuo con me. Non mi hai mai odiato. Almeno non come facevano gli altri. Tu hai cercato di capire perché, se c’era un perché, nel mio comportamento. Ma hai anche rispettato molto la mia intimità, soprattutto all’inizio. Tu in tutta questa brutta storia, sei stato davvero l’unico smosso dall’amore.”
Era sicuro di aver già sentito quella frase ma l’emozione del momento gli impediva di ricordare dove. Il cuore batteva forte nel suo petto e sentiva uno strano calore invadergli il corpo. Tremava e sudava contemporaneamente.
“Tu sei amato Naruto perché riesci a dare amore. Anche tu hai avuto una vita difficile e infelice ma non hai mai smesso di cercare. Con la vita ho imparato ad odiare. Con te….” Si distese completamente su di lui “Ad amare.”
Naruto chiuse gli occhi e aprì appena le labbra. Attese pazientemente sapendo come sarebbe andata a finire. Sasuke sorrise e chinò il viso ancora di più.
Le loro labbra si unirono. Tutti e due sentirono di nuovo la forza di quello strano sentimento che li aveva salvati dal gelo della grotta. Solo che ora, lontano dalla tensione, dai guai e dal freddo, si faceva più chiaro nella loro testa.
Si delineava precisamente.
Non era né semplice attrazione fisica né quel semplice concetto “miseria attrae altra miseria”. Era piuttosto qualcosa di molto potente. Soprattutto per Sasuke. Era vero che nessuno gli aveva mai dato abbastanza amore, che lui non era mai stato capace di darlo. Ma Naruto aveva aperto una breccia nel suo cuore di pietra, oppure lo aveva sciolto dalla gelata della vita, rendendolo cosciente dell’amore e della sua positività.
Naruto sentiva che abbandonarlo, almeno per il momento, era quasi un delitto. Doveva essere vicino a lui per permettergli di riprendersi dal passato. Rifiutare l’amore a chi non lo aveva mai avuto, a chi davvero ne aveva bisogno sarebbe stato disumano.
Senza rendersene conto i due si erano stretti in un abbraccio fortissimo. Come per aggrapparsi a quel momento di profonda unione il più a lungo possibile e non lasciarlo andare mai più. Lentamente però, le loro labbra si divisero, le loro lingue tornarono al loro posto e…
“IL CANE!!”
Naruto si era completamente dimenticato di lui in balia di quel momento di profonda intimità. Il cucciolo ne aveva approfittato per andare a farsi un bel bagnetto di mezzanotte nell’oceano.
Sasuke si girò a guardarlo, poi guardò Naruto e infine scoppiò a ridere: stava saltellando sulla sabbia e intanto urlava.
“TORNA QUI STUPIDO CANE! ESCI DALL’ACQUA! TI PRENDERAI UNA POLMONITE!”
Sasuke scosse la testa e incominciò a spogliarsi.
“S-Sasuke, che cosa fai?”
“Vado a riprendere il tuo cane.”
Completamente nudo si tuffò in acqua. Naruto rimase interdetto poi si spogliò e decise di seguirlo. Si denudò e si tuffò in mare. Il gelo lo avvolse subito.
“Vieni idiota!”  lo chiamò Sasuke.
Naruto aprì gli occhi. Lui non c’era.
“Sasuke… Sasuke? SASUKE!”
“SORPRESA!”
Comparve alle sue spalle e lo trascinò in acqua. Le loro labbra si unirono in un baci, l’acqua salata alterava il sapore. Riaffiorarono assieme e Sasuke prese il suo bacino con forza. Naruto capì al volo e si aggrappò alle sue spalle.
“Mi sei mancato molto….”
“Anche tu….”
Lo penetrò con un po’ di difficoltà ma il resto fu molto meno doloroso. Naruto scavò con le unghie nelle sue spalle gemendo di piacere per tutta la durata dell’amplesso. Sasuke all’inizio cercò di mantenersi silenzioso ma poi si lasciò andare. Incominciò anche lui a gemere forte, quasi a ululare alla luna. Quando venne cadde in acqua stremato portandosi dietro Naruto. Insieme arrancarono fino a riva. Lì Naruto decise che era il suo turno. Si unirono di nuovo in mezzo alle onde. Naruto fu più gentile sia nella penetrazione che nell’atto, Sasuke invece di prendergli le spalle con violenza preferì infilare le dita nella sabbia. Non mostrò né paura, né rabbia, né vera sottomissione. Si fidava di Naruto. Quando però sentì che stava per venire decise di bloccare il suo urlo con un bacio.
Tenendosi per mano i due si stesero sulla sabbia. Si accoccolarono e cercarono di coprirsi con i vestiti.
Avevano tacitamente deciso di stare lì fino all’alba.
Il cane uscì dall’acqua poco tempo dopo. Aveva osservato la scena senza capire esattamente cosa fosse accaduto. Vedendo il padrone steso capì che probabilmente sarebbe rimasto lì a dormire e decise di fare lo stesso. Si sgrullò e andò ad accucciarsi sulla sabbia poco lontano.

La missione nella Grotta del GeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora