Capitolo 65: La proposta

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Akazuki Company.
Sasuke l’aveva sentita nominare svariate volte dentro e fuori l’agenzia. Chiunque ne parlasse mostrava ora timore, ora disprezzo. Mai un sentimento positivo.
Era diretta da un misterioso capo, secondo i più un ex militare che aveva guadagnato un sacco di soldi giocando in borsa. Si faceva chiamare o “numero 1” o “Y”. Ma molti agenti della stessa Akatsuki non avevano avuto l’onore di vederlo in faccia.
L’Akazuki era come l’agenzia in cui lavorava Sasuke. Solo che mentre questa era mantenuta dallo stato (più donazioni private di grandi aziende legate in qualche modo al governo) l’Akazuki era privata. Pertanto era al servizio di chiunque, a patto di essere pagata ovviamente; quindi potevano essere assunti tanto da onesti imprenditori o politici che volevano agire privatamente quanto da criminali e mafiosi. Facevano qualsiasi genere di servizio: da banali foto compromettenti a vere e proprie stragi di clan rivali. Dell’Akazuki facevano parte soprattutto reietti di altri sistemi di sicurezza: soldati di ogni grado congedati con disonore, poliziotti costretti a dare le dimissioni, spie che avevano fallito troppe missioni (Sasuke era sicuro che almeno due ex dell’agenzia erano andati lì) o che arrivate alla pensione non avevano rinunciato al brivido del pericolo, ex mercenari, ex militari fuggiti da altri paesi per ragioni politiche o economiche. Lavorare per l’Akazuki Company voleva dire non avere alcun tipo di sicurezza al momento di andare in missione (nessuno sarebbe mai tornato a cercarti) ma un conto in banca sempre pieno.
Spesso capitava che il governo chiedesse aiuto tanto all’agenzia quanto all’Akazuki. Per sicurezza. Anche perché l’agenzia poteva fallire per rispettare un certo tipo di protocollo.
L’Akazuki invece non aveva né regole, né protocolli. L’unico vero obbligo per una spia di lì era: non fallire la missione, costi quel che costi.
La famiglia di Sasuke aveva avuto la grande colpa di rischiare di tramutare l’agenzia in “Un’Akazuki che serve lo stato”.
Almeno questo era quello che si diceva.
“Signore, cos’è quella pistola? Non mi dica che le faccio tanta impressione!” Kakuzu aveva un tono pacato e sincero “Non sono armato. Sono qui solo per parlare.”
Dopo due minuti di silenzio Sasuke abbassò finalmente la pistola.
Kazuku sorrise.
“Dato che la luce non c’era mi sono permesso di cercare e accendere questi candelabri. La aspettavo più o meno dalle tre del pomeriggio. Non mi aspettavo che avrebbe fatto tanto tardi.”
“Venga al dunque. Non ho tempo da perdere.”
“Perché è così brusco? Dopotutto la mia compagnia non dovrebbe esserle così sgradevole. Senza corrente non può accendere la televisione, o il computer o lo stereo, una noia mortale. Bella roba a proposito. Molto costosa. Ma mi pare di capire che non se la può più permettere…”
“I miei conti non sono affari suoi.”
“No è vero. Però mi permetta di dirle che chi è senza soldi non mangia.”
“Chi non lavora, non mangia.”
“E per quale motivo si lavora? Per guadagnare denaro. Quindi chi è senza soldi non mangia.”
Sasuke tirò su le braccia in segno di resa.
“Ha vinto. Ora mi dica cosa vuole e poi vada via.”
“Sono qui perché il mio capo vorrebbe assumerla nella sua agenzia.”
“Grazie ho già un lavoro da cui non posso sottrarmi.”
“Questo non è assolutamente vero.” Disse Kakuzu prendendo dei documenti che teneva poggiati sulle ginocchia “A quanto mi risulta una spia può chiedere la sospensione da qualunque incarico in qualsiasi momento anche se in questo modo rinuncerà a qualunque tipo di protezione, sovvenzione statale e pensione, nonché alla possibilità di essere sottoposta a modifiche di memoria e/o chirurgia plastica. Tuttavia non è obbligatoria quest’ultima possibilità”
“Non importa, sono molto felice del lavoro che ho e voglio tenermelo stretto fino alla pensione. Ora se ne vada.”
Kakuzu sorrise. Poi prese sigaretta e accendino.
“Le spiace se fumo?”
Sasuke scosse la testa mantenendosi calmo e inespressivo. “Prego.”
“Vuole favorire?”
“No grazie.”
Kakuzu accese la sigaretta inspirò profondamente e poi fece uscire varie nuvolette nel vano tentativo di trasformarle in cerchietti. Non guardava più il suo interlocutore. Sembrava pensare ad altro.
“Sasuke Uchiha.” disse all’improvviso scandendo piano il nome “Figlio secondogenito di Fugaku Uchiha e di sua moglie, una Uchiha ‘acquisita’… come si chiamava? Ah sì: Mikoto. Gli Uchiha sono stati sempre molto famosi, tanto nello spionaggio quanto nella malavita. Un nome ambiguo ma molto importante. Da quello che so sei nato nel ramo giusto, per così dire, una famiglia di spie. Tuo padre a capo della sezione interrogatori, tuo fratello a un passo da diventare un 700. Gente sveglia.”
“Non ho bisogno di sentire per l’ennesima volta la mia storia di famiglia, grazie.”
“Peccato che fissandosi con Orochimaru tuo padre abbia rovinato tutto trasformandosi addirittura in un doppiogiochista, uccidendo un K e molti valorosi agenti.”
“Le ho già detto che ho un lavoro. Questo trucchetto non funzionerà con me.”
“Certo tu non potevi averne colpa. Quando queste brutture accadevano eri molto piccolo e ai tempi in cui la famiglia ha iniziato a decadere eri solo un ragazzino. Sbaglio o sei l’ultimo rimasto di quella famiglia ormai infame?”
“La prego, non glielo chiederò di nuovo, se ne vada e porti i miei saluti al suo capo.”
Kakuzu si dondolò la testa e lo fissò.
“Ecco perché ti hanno tenuto per tanto tempo. La tua freddezza deve averti fatto onore in molti casi. Non tradisci nessuna emozione in questo momento. Complimenti.”
Perché è passato dal lei al tu?
“Però” proseguì Kakuzu “L’ultima missione deve aver in qualche modo minato la tua sanità mentale, rotto il ghiaccio che usi come scudo. Hai perso il controllo e ritrovarti a fianco un impulsivo come Uzumaki non ti ha fatto bene.”
A quel punto Kakuzu si chinò di nuovo sulle ginocchia, prese una grossa busta marrone e la buttò sul tavolo.
Sasuke rimase interdetto per un po’ poi la prese. L’aprì e fece scivolare fuori cinque fotografie. La prima era stata fatta con un obbiettivo a sensore termico. Era il muro della casa al mare di Naruto con due grosse chiazze rosse sfocate, loro due che facevano l’amore dall’altra parte. Una foto ripeteva tale scena (con le chiazze distese), la terza mostrava loro due che entravano, la quarta che uscivano, l’ultima un bacio (anche se solo Sasuke si vedeva chiaramente) che si erano strappati nella macchina di Naruto prima che lui se ne andasse. Tutte le foto avevano nell’angolo in bassa a destra ora e data. Ma non fu questo a spaventare davvero Sasuke. La cosa davvero raggelante di quelle foto era che le riconosceva chiaramente: erano state fatte con i rullini della sua agenzia!
“Ce ne sono tante. Veramente tante. Anche con le vostre targhe ben in vista. Io ho preso solo quelle più esplicite.”
“Dove!”
“Come? Non vedi che sono della tua agenzia?”
“Come le ha avute!?”
“Abbiamo le nostre fonti. Ci sono state molte perdite quest’anno, abbiamo bisogno di nuovi agenti. Soprattutto per questo nuovo caso che sono disposti a pagarci molto molto bene.”
“E quindi vi siete informati su chi poteva essere buttato fuori da un momento all’altro.”
“Oppure ucciso.”
Sasuke non riuscì a trattenere un sussulto.
“Non dirmi che quella bomba non ti ha insospettito neanche un po’.”
“Come sa della bomba?”
“Abbiamo le nostre fonti.”
Sasuke tremò.
Naruto aveva ragione!
“Avevamo ampia scelta, potevamo cercare te oppure Naruto o entrambi, ma ragionando con il capo abbiamo deciso che solo tu eri davvero adatto.”
Seguì uno strano silenzio. Sasuke pensava, Kakuzu attendeva.
Infine il moro sollevò il viso con lo sguardo illuminato.
“Ovvio” disse “Il mio divorzio mi ha portato via talmente tanti soldi da non poter neppure pagare una bolletta, il fatto che non ho una famiglia di cui occuparmi mi rende molto malleabile, sono odiato dai miei per il mio nome anche se sono sempre stato tra i migliori. Naruto non ha avuto molto successo ma era il preferito di Jiraya e Tsunade si sente in debito verso di lui. In più è sicuramente molto più obbediente e cooperativo di me su molti fronti.”
“Vedo che la tua intelligenza non è solo leggenda.”
Sasuke trattenne un ringhio. “State approfittando della mia situazione!”
“Lo abbiamo sempre fatto, con tutti. Non siamo i soli a farlo, non siamo i primi e non saremo gli ultimi. Tieni inoltre conto che l’agenzia non ama questo genere di scandali. Per quanto sia possibile per due spie di sesso diverso sposarsi, anche se come avrai notato si finisce sempre per restare vedovi in tempi record, una storia di amanti non piace all’agenzia. Almeno alla tua. Noi non diamo peso a queste sciocchezze. I nostri possono fare tutto ciò che vogliono nella loro vita privata a patto che facciano bene il lavoro sul campo.”
“Che vuole dire con ciò?”
“Che se verrai con noi, tu e il tuo caro Naruto potrete continuare la vostra penosa storia d’amore, perdonami il commento, mentre se rimarrai nella tua cara agenzia, prima o poi qualcuno di voi sarà richiamato all’ordine oppure ucciso. E siccome con te hanno fallito il prossimo sarà…”
“BASTA!!!”
Sasuke balzò in piedi e prese Kakuzu per il colletto. Lui non si scompose, rimase addirittura sorridente.
“Allora è solo un gioco, vero? Non lo ami, non tieni a lui ‘tanto da…’ non è così?”
Gli occhi di Sasuke tradirono un momento di puro terrore: che avrebbero fatto a Naruto? E alla sua famiglia?
Kakuzu capì che era il momento giusto e aprì la valigetta. Sasuke lo lasciò andare per lo stupore: si aspettava certo che contenesse dei soldi, ma non così tanti!
“Un anticipo di benvenuto.” disse Kakuzu con il tono di chi ha appena concluso un affare “Ma se vuoi semplicemente un regalo per il disturbo che ti ho provocato questa sera presentandomi qui. C’è una taschina laterale con dentro il mio biglietto da visita, puoi chiamarmi a qualsiasi ora per chiarimenti e per dirmi cosa hai deciso di fare. La missione partirà tra tre settimane. Hai tempo dunque per decidere. Un sì potrà permettere a te e a Naruto di stare insieme per sempre, senza contare il mantenimento del tenore di vita e tutto il resto. Un no… bhè prima o poi anche questi soldi finiranno e il mio capo tende a dare come risposta buona solo la prima. Non avrai alcuna possibilità di ricontattarci. Perciò rifletti bene.”
Poggiò la valigia sul tavolo e fece per andarsene.
“Conosco la strada grazie. Ah dimenticavo, mentre ero qui, dato che il forno elettrico sicuramente non funziona, mi sono permesso di ordinarle un take away. Sushi e gamberoni fritti, spero di aver indovinato.” detto quello tirò fuori una banconota da cento le la consegnò a Sasuke con un orribile ghigno. “Offre la casa.”
Sasuke prese il denaro. Gli sembrava di aver appena ingoiato un mattone.
Seguì Kakuzu con lo sguardo, mentre si immergeva nel buio, apriva la porta e silenziosamente spariva oltre la soglia.

La missione nella Grotta del GeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora