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●Sol●
L'indomani, ore 7:30.
Mi sveglio e dopo essermi lavata indosso un felpa e un jeans.
Dopodiché esco dalla mia stanza e vado insieme a Javier all'università.
Non abbiamo parlato per tutto il tragitto.
Che imbarazzo...

Dopo un'ora andiamo insieme agli altri all'archivio general de Indias.
Non appena arriviamo entriamo dentro una grande biblioteca e il professore ci assegna da fare un tema sui diversi documenti e pergamene che ci sono sugli scaffali.
Ci sediamo separatamente e poi ognuno fa il proprio tema.
Ogni tanto io e Javier ci scambiamo qualche occhiata ma subito abbasso il viso per concentrarmi sul mio lavoro.
Non posso distrarmi.

Dopo 3 ore finisco e finalmente consegno tutto al professore.
Dopo torniamo a casa e sfinita mi riposo qualche ora.
Appena mi sveglio esco dalla stanza e vedo Javier venirmi incontro.
Javier «Ti va di giocare?»
«Stesso gioco?»
Javier «Si.»
«Va bene. Solo una partita.»
Andiamo in stanza e prendo il joystick.
Ci schieriamo come l'altra volta e cominciamo a giocare.
Javier «Chissà se oggi vincerai.»
«Spero di si.» sorrido.
Dopo mezz'ora concludiamo la partita ed esulto «Ho vinto!!»
Javier «Già.»
«Finalmente. Pensavo che vincessi di nuovo tu.» mi siedo sul suo letto con le gambe incrociate mentre lui si mette davanti a me.
Javier «E invece hai vinto di nuovo tu.»
«Esatto.» sorrido.
Javier la guarda «Sol, io volevo dirti una cosa.»
«Dimmi.»
Javier «Be' non è semplice per uno come me...»
«Ma di che parli?»
Javier «Arriverò anche a quello...Il fatto è-»
Aspetto che continui a parlare ma veniamo improvvisamente interrotto dal suono del citofono «Vado ad aprire e torno, ok?»
Javier annuisce.
Mi alzo e vado ad aprire.
Juan «Finalmente.»
«Ehy...» lo lascio entrare.
Juan «Non mi hai più chiamato.»
«Scusa, è che ho avuto da fare...»
Juan «Da fare? Sol, è da settimane che mi ignori.»
«Ho da fare con l'università. Cosa vuoi che faccia?»
Perché non mi capisce?
Juan «Potresti almeno ricordarti che esisto. Aspetto sempre una tua chiamata o un messaggio la sera.»
«Juan, davvero ho pensato ad altro. Cercherò di stare più attenta la prossima volta, va bene?»
Javier «Ti crea problemi?» si intromette.
Javier si avvicina a me e io guardo Juan.
Juan «Sto parlando con la mia ragazza.»
«Si, stiamo solo parlando.»
Javier «Dovrebbe importarmene qualcosa?»
Juan «Si. Non c'è bisogno che ti fai gli affari nostri. Sono venuto qua per parlarle.»
Javier «Affari tuoi? Da quando Sol è diventata un oggetto? Dovresti avere più rispetto per lei.»
Juan «Non ho intenzione di stare a parlare con te. Sono qui per Sol quindi spostati.»
Javier «Quando avrai imparato a rispettarla, mi sposterò.»
Juan lo spinge e io cerco di avvicinarmi a loro prima che possa succedere qualcosa.
Javier «Non avresti dovuto.»
Neanche il tempo di fermarlo che Javier gli dà un pugno così forte da farlo cadere a terra.
«Oddio, Juan!» mi avvicino a lui.
Lo aiuto ad alzarsi e Javier se ne va in stanza chiudendo la porta.
«Mi dispiace. Non so cosa gli sia capitato...»
Non dice nulla e si fonda verso la stanza di Javier.
«Juan! Vieni qui!» mi metto davanti a lui «Smettila. Non è il modo adatto di comportarsi.»
Juan «Perché?! Lui come si è comportato?! Mi ha appena dato un pugno, Sol!» dice infuriato.
«Ti prego, lascia stare e vieni con me in stanza. Capisco che sei nervoso ma non voglio altri casini.» intreccio la mano con la sua.
Si addolcisce leggermente e mi segue in camera.
Lo faccio sedere sul letto e comincio a lasciargli teneri baci sul collo.
Juan «Mi è mancato tutto questo...» la circonda con le sue braccia e poi la avvicina a lui.
«Mi dispiace di non esser stata presente. Voglio rimediare.» sciolgo l'abbraccio e pian piano mi spoglio davanti a lui rimanendo totalmente nuda.
Dopodiché mi avvicino a gli tolgo tutti gli indumenti che ha addosso.
«Ti voglio tanto Juan...» lo bacio dolcemente e lui mi porta con sé al letto.
Ci mettiamo sotto le coperte e cominciamo a fare l'amore per non so quante ore.

L'indomani, ore 7:20.
Io e Juan ci alziamo insieme e, subito dopo essere andati in bagno, ci vestiamo in camera.
«Mi puoi accompagnare all'università?»
Juan «Si, non è un problema.»
Dopodiché mi accompagna e poi entro all'università dopo averlo salutato da lontano.

Ore 13:00.
Vado a mensa con Alicia e prendiamo i vassoi con il mangiare.
«Oggi è stata una giornata tranquilla, non credi?»
Alicia «Tranquilla per noi ma non per Javier.» lo indica
Mi giro verso di lui che si trova al tavolo da solo «Dove sono i suoi amici? Di solito sono sempre con lui.»
Alicia «È da un po' che sta da solo. Non l'hai notato?»
«No...non ci avevo fatto caso. Potremmo sederci con lui.»
Ma che dico?
Stringo il vassoio mentre camminiamo per la mensa in cerca di un tavolo libero.
Alicia «Sei pazza? Vi odiate, no?»
«Mi fa solo pena vederlo da solo, tutto qui.»
Alicia  «Perché? È uno stronzo.»
«Si è comportato male ma è pur sempre una persona come noi.»
Ci sediamo a un tavolo e cominciamo a mangiare.
Nel pomeriggio vado a casa e noto Javier già stanza.
È arrivato prima di me.
Non dico nulla e vado nella mia.

Ore 17:20.
Decido di andare da Javier e busso prima di entrare «Ehy.»
Javier apre la porta «Si?»
«Volevo parlare di ieri.»
Javier «Ieri? Non ci è stato niente.»
«Hai dato un pugno senza motivo al mio ragazzo.» gli faccio notare.
Javier «Ah, quello.»
«Si, potevi evitare.»
Javier «Sei qui per farmi da genitore?!»
«Se i tuoi genitori non ti hanno insegnato come comportarti non è colpa mia!»
Javier «Se li vedrò, sarai la prima a saperlo!»
Mi chiude la porta e incrocio le braccia al petto «Va bene fai come vuoi. Sei soltanto uno stronzo.» dico nervosa e vado via in stanza chiudendo la porta.
Che nervi.

L'indomani, ore 8:00.
Ci rechiamo con i colleghi e i professori all'antiquarium e osserviamo al suo interno i mosaici della Casa Romana, precisamente della Casa di Ninfa e quella di Bacco, la Casa della  colonna dedicato a Medusa e infine altri reperti storici ritrovati all’epoca romana ma anche nel periodo Al-Andalus.
Il professore ci lascia liberi e ognuno osserva ciò che vuole.
Mi allontano dal gruppo e mi avvicino di più alla casa di Ninfa e quella di Bacco.
È davvero interessante.
Da lontano osservo i resti di alcune stanze e colonne e le fotografo.
Dopo averla osservata attentamente mi giro verso il gruppo.
Si stanno allontanando.
Meglio avvicinarsi.
Sistemo la macchina fotografica ma, prima ancora di incamminarmi verso di loro, sento qualcuno afferrarmi per la mano.
Appena mi giro noto Javier e ci guardiamo intensamente negli occhi.

Ciò che non mi aspettavoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora