Capitolo 15

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POV JORGE

Sento tutti gli sguardi addosso non appena finisco di ingerire il lungo sorso di alcool.

"E come potrebbero non guardarti male? Hai appena ammesso di essere stato in carcere, sarebbe strano se fosse diversamente. Ma non potevi stare zitto e mentire?" sto ascoltando i rimproveri della mia coscienza che, come sempre dice la cosa giusta, mannaggia al mio straparlare ed essere onesto.

Fran è scioccato, Cande si è immobilizzata e Diego non parla. Mechi e Rugg abbassano lo sguardo perché loro sanno, sanno quanto ho sofferto, e questo è parte del motivo per cui sono stato allontanato da tutte le persone che conoscevo, questo è perché mio padre e mia madre si vergognano di me.

E lo sguardo di Tini mi fa capire che pure questa volta rimarrò solo, che anche questa volta solo Mechi e Ruggero rimarranno al mio fianco, perché il suo sguardo è triste, deluso e vedo quasi una lacrima solcarle una guancia.

Mentre la guardo pure i miei occhi si sono inumiditi e me ne vado in camera di corsa gettandomi di peso sul letto, affossando la testa nel cuscino e pensando al perché tutto questo sia capitato a me.

Sento il cuscino inumidirsi delle mie lacrime che continuo a reprimere contro la morbida superficie, non mi sono ricordato di chiudere la porta a chiave, ed infatti sento riaprirla e richiudersi e sento una persona sedersi sul mio letto.

Non ho il coraggio di alzare la testa perché non voglio farmi vedere in queste condizioni, sono troppo orgoglioso, mi irrigidisco quando sento una mano accarezzarmi la schiena.

Non è di mia sorella, escludo sia di una femmina in realtà, e quando mi giro rimango sorpreso.

In realtà pensavo che solo Ruggero o Mechi potessero sapermi consolare, non mi aspettavo di trovarmi Diego di fronte che senza dire nulla mi stringe in un fortissimo abbraccio, un abbraccio in grado di spezzarmi tutte le costole in un istante.

"Diego.. io.. ti giuro che.." "Ehi calma Jorge" mi dice sorridendomi.

"Mechi e Ruggero vi hanno detto tutto?" chiedo abbassando lo sguardo "No. sinceramente non avrebbe senso sentire cose che già so" dice e io lo guardo stranito.

"Cosa.. intendi?" "Che non ho bisogno di sentire cose scontate. Ad esempio che tu non abbia fatto nulla di male, che sia stato un malinteso. Tu non saresti mai in grado di fare qualcosa intenzionalmente, qualcosa che possa fare del male a qualcuno, ormai ti conosciamo tutti molto bene, quindi stai calmo" mi dice dandomi una pacca sulla spalla.

"Diego.. solo tu credi che io non abbia fatto del male a qualcuno, che io non sia pericoloso.." "Sei pericoloso quando sei in pista, questo è chiaro, se intendi questo ti do ragione; quando guidi sei uno squilibrato.." dice facendomi spuntare una sorrisino.

".. Jorge, sono venuto io perché sapevo come stai. L'altra volta quando ti ho raccontato dei miei mi sei stato vicino ed ora mi sento io in dovere di farlo, perché mi fa piacere ed è questo che gli amici fanno. Pure gli altri la pensano come me, certo erano rimasti scioccati dalla notizia, è normale. Dai tempo al tempo."

"Certo ma.." lui ride leggermente come se mi leggesse nel pensiero.

"Non ti preoccupare di Martina, so che la tua paura è quella. E' molto sensibile, soprattutto con le persone a cui tiene molto e quando succede qualcosa che le riguarda." "Magari avessi ragione Diego, ma l'ho letto nel suo sguardo: era delusa. Non mi vorrà nemmeno parlare, già avevo dubbi che tenesse a me prima e ora.." "Ora niente Jorge. Quando prima ti stavi per stampare contro i cartelloni pubblicitari è lei che si è alzata in piedi terrorizzata, è lei che ha esultato quando ha visto che a ritirarsi era Peter e non te. Era sempre lei che si è commossa quando sei arrivato sul podio, perché questo è il primo podio per mio zio nei go- kart e lei più di tutti sperava ci arrivassi tu. Ti basta come spiegazione del fatto che tenga parecchio a te?" io sorrido e lo abbraccio fortissimo.

Alla velocità della luce (Jortini)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora