Capitolo 20

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Capitolo 20: A starless night

'Un bambino, adesso, alla mia età, il cui padre è un nano. Non è possibile. Sono stata attenta l'ho sempre evitato! Non può essere stato così tanto egoista... quel...'

"Adesso la lascio, avrà molto a cui pensare. Ci vediamo magari dopo, buona continuazione." E la dottoressa dei miei stivali se ne va, finalmente.

Mi siedo sul bordo della terrazza

'un bambino. Non lo voglio. Deve essere solo un incubo, un orribile incubo.'

Osservo il lago al chiaro di luna, è bellissimo.

Sembra un luogo sacro, perfino la città è diventata meravigliosa come d'incanto.

Le stelle brillano nel cielo, così lontane...

'aiutatemi almeno voi, siete così saggie... io non posso diventare madre, non ne ho mai avuta una... riguardo il lago, l'acqua è scurissima e tanti ricordi tornano alla memoria...

Era una serata qualunque, la luna brillava solitaria nel cielo, era una sera strana, tutti avevano paura di quelle notti, le notti senza stelle.

Molti credono che le stelle ci proteggano, per questo hanno paura della loro mancanza, le notti sono tristi, solo le stelle le fanno diventare belle e dolci...

Stavamo rientrando in casa, mia sorella Eglantine era appena nata... così piccola...

Siamo entrati in casa, mia madre e mio padre erano preoccupati e ci hanno mandati tutti di sopra, Furgast ha preso in braccio la piccola Egl , io stringevo il mio peluche a forma di gatto avevo paura. Siamo saliti al piano di sopra e ci siamo chiusi in una stanza.

Ho sentito mio padre prendere la spada, mio fratello mi teneva stretta d'un tratto mi sono accorta di aver perso il peluche, sono andata a cercarlo sulle scale e lì li ho visti... e ho visto quell'uomo basso correre fuori di casa...

Mio padre e mia madre accasciati a terra...

Erano in una pozza di sangue mi sono avvicinata, mia madre rantolava e sputava sangue dal taglio sulla gola le ultime sue parole?

"Proteggili ad ogni costo." Mio padre era già morto, sono accorsi i vicini e mi hanno vista piangere sporca di sangue con in braccio il gattino che ero andata a prendere.

Quelle stesse persone che hanno pianto per noi, che gli facevamo pena, che dicevano che eravamo dei così bravi bambini, ci hanno venduto e dato via come schiavi... li odio... per questo è da anni che li ho ammazzati tutti con la stessa spada con cui mio padre ha provato a difendersi Clarent.

Abbasso la mano tra le pieghe della gonna e tocco l'elsa della spada, mi ha sempre infuso coraggio, ed è proprio quello di cui ho bisogno adesso.

Coraggio per quello che mi succederà.

Una lacrima mi riga la guancia, la lascio scorrere, talvolta fa bene piangere anche se di solito preferisco infilzarmi o tagliarmi la mano con un coltello

"Betrys stai bene?." Mi volto e vedo Thorin che mi osserva

"Mai stata meglio." Dico con voce piatta, lui è l'ultima persona con cui voglio parlare, grazie destino.

"Non mi sembra, come mai sei qui?."

"Voglio pensare." Il nano si avvicina e mi asciuga la guancia

"Cose belle o brutte?."

"Brutte."

"Di che tipo?."

"Cose che non voglio." Il nano annuisce e si gira a guardare il lago

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