Capitolo 23

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CAPITOLO XXIII: The calm before the storm

Ho avuto molti dolci risvegli nella mia vita, ma quello di quella mattina fu probabilmente quello più bello di sempre.

Aprii lentamente gli occhi, avvertendo un peso che la sera prima non c'era. Vidi Thorin, addormentato, la testa posata dolcemente sui miei seni e una mano sul mio ventre. Sorrisi a quella visione così tenera e fui indecisa se svegliare il nano o lasciarlo dormire ancora un po'. Sfortunatamente per me però Thorin aveva un sonno troppo leggero, tanto che ad un mio semplice e accennato spostamento, aprì gli occhi, guardandomi.

-Buongiorno, mizimel.- mi salutò, sbadigliando.

-Buongiorno a te, Thorin.- riuscii a rispondere, prima che quello si sporgesse verso il mio viso e mi lasciasse un casto bacio sulle labbra.

Dopodichè calò il viso sul mio pancione, regalando un bacio anche a nostro figlio, dando anche a lui il buongiorno.

Mi lasciai avvolgere in un forte abbraccio, mentre il mio re mi donava un bacio di quelli da togliere il fiato, il quale io assecondai volentieri.

-Questa è la tua stanza?- domandai poi, osservando l'ambiente come se lo vedessi per la prima volta.

Lui annuì.

-Ho chiesto ad Oin se puoi camminare.-

-Da quanto dormivi?- chiesi ancora come se non avessi realmente ascoltato la sua affermazione.

Quello allora sbuffò, voltandosi sul letto e dandomi la schiena.

-Thorin?- insistetti.

Borbottando il nano rispose:

-Poche ore. Mi hanno trattenuto per alcuni atti diplomatici.-

-Perchè non me lo hai detto? Ti avrei lasciato dormire.-

-Ormai sono sveglio. Allora, riesci a camminare?-

Feci un cenno di assenso con la testa, informandolo di una piccola passeggiata notturna. Lui si alzò allora dal letto e solo allora notai la sua tenuta: indossava solo un modello più corto di braghe e una vecchia casacca malconcia. Si diresse con passo sicuro verso un armadio antico, aprendolo ed estraendo un abito da donna.

Cercai di esporre la mia iniziale perplessità sul perchè nella stanza di un uomo si trovassero capi femminili, ma il vestito mi fu letteralmente gettato addosso, senza darmi la possibilità di parlare. Così scesi dal letto e, con il suo aiuto, indossai l'abito, anche se mi andava un po' stretto e corto.

-Stai benissimo vestita così, atamanel. Raggiungiamo gli altri?-

Annuii nonostante non mi sentissi a mio agio con quell'indumento, pensando invece che avrei finalmente potuto ammirare i luoghi per i quali avevamo combattuto e quasi rischiato la vita, Erebor. Ci incamminammo così, mano nella mano, per le immense e antiche sale naniche.

* * *

Erebor mi parve sin da subito triste, fredda, non certo come me l'ero aspettata. Era completamente scavata nella montagna e la pietra la rendeva ancora più scura e vuota, l'illuminazione quasi del tutto assente. D'accordo che i nani vedevano bene anche nella semioscurità, ma un po' di luce avrebbe donato un po' di vita in più a quei luoghi, per non parlare del senso di inquietudine che mi attanagliava lo stomaco.

La maestria dei suoi costruttori era evidente e bellissima, chissà in quanti vi avevano lavorato. In quel momento alcuni di loro si stavano già occupando di ricostruire ciò che l'attacco del drago aveva distrutto. Parevano però felici e per nulla affaticati da quel duro lavoro.

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