Capitolo 22 (x)

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CAPITOLO 22: A little peace of Heaven

I nani furono molto cordiali con noi e ci dettero abbastanza tempo da passare insieme. Dopodichè tornarono tutti nella stanza e solo allora mi resi conto di quanto terribili fossero stati i momenti che avevano passato.

Ognuno di loro aveva uno sguardo spento, qualsiasi traccia di felicità presente sulle loro labbra o nei loro cuori era ormai perduta da tempo. Tutti i presenti avevano svariate ferite sul corpo, ma ero certa che se ne trovassero altrettante anche nei loro animi. Non sembravano affatto le stesse persone che avevo incontrato tempo prima quella sera a casa Baggins.

Gloin aveva perso quasi del tutto l'uso dell'occhio sinistro, mentre il corpo di Balin era martorizzato da profonde ferite, anche se il vecchio nano era forte ed era ancora in piedi, nonostante tutto. Ori, conosciuti gli orrori della guerra senza che nessuno lo avesse preparato, era divenuto stranamente silenzioso. Bofur non mi rivolgeva più l'ormai suo famoso sorriso pieno di malizia, ma era dolorosamente serio e con lo sguardo spento. Kili e Fili se l'erano vista davvero brutta, in quanto avevano rischiato di perdere un braccio, il primo, e una gamba, il secondo.

Quel giorno avevo scoperto quanto potessero infimi e sadici gli orchi, i quali non si erano solo limitati a ferire i poveri nani, ma anche a straziare le loro carni in punti che non sarebbero certo guarite in fretta.

Mi vennero le lacrime osservandoli, così indifesi in quel momento, pentendomi di non averli raggiunti e aiutati quando potevo.

Persino Thorin non era uscito illeso da quella battaglia, stanco nel corpo e nell'animo: un lungo taglio gli deturpava il viso, partendo dalla tempia destra e scendendo sino al limite della mandibola. Le cure lo avevano già quasi del tutto rimarginato, ma la cicatrice sarebbe rimasta, ne ero certa, come un ammonimento a non dimenticare.

La montagna aveva invecchiato addirittura la sua chioma ebano, donandogli evidenti capelli bianchi e molte rughe in più sul suo viso, più di quanto ne ricordassi. Non seppi cosa vidi di preciso nei suoi occhi, forse colpa o magari profondo dolore, ma lo capii bene, analizzando invece gli sguardi dei suoi compagni, quanto nessuno di loro fosse stato felice di tornare a casa.

Sentii poco lontano mio zio parlottare con Gandalf, per poi prendere la parola, rivolto proprio al mio nano:

-I miei medici mi hanno riferito che la madre e il bambino godono entrambi di ottima salute. Tuo figlio sarà un combattente, Thorin. Un altro, al posto suo, sarebbe morto di certo.-

Osservai i presenti ancora una volta. Dopo quelle parole, il nano era stato costretto a rivelare a tutti della mia gravidanza ed ognuno si congratulò, euforico e incredulo. Quando però venne annunciato il numero dei caduti in quella guerra, allora i loro animi tornarono a struggersi per coloro che avevano perso.

Ricordai per un'istante la vista che mi si era parata davanti da quella stanza, ad Erebor, nella valle e alle pendici dei monti migliaia di cadaveri giacevano disseminati dappertutto: orchi, nani, elfi e uomini. Ogni razza aveva donato genti in quell'impresa e ognuno aveva detto addio a molti.

La cittadina di Dale si era ripresa velocemente dall'attacco del drago e dalla successiva guerra, eleggendo come nuovo signore Bard l'Ammazzadraghi. Tuttora non riesco a credere come un uomo semplice come lui sia riuscito in un'impresa del genere, come non lo credevo di tredici nani che sarebbero riusciti a riprendersi la loro casa.

Dopo l'euforia generale, Gandalf mi si avvicinò, sussurrandomi all'orecchio che avrebbe voluto parlarmi di una questione importante. Sembrava preoccupato e la cosa non mi piacque.

Mi concessi allora un saluto ai miei amici, abbracciandoli e baciandoli, divertendomi ad ascoltare le loro congetture sul sesso del bambino e sui nomi che avrebbero potuti dargli.

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