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I GEMELLI WEASLEY COLPISCONO ANCORA


Per le dodici del giorno dopo i nostri bauli erano già pronti per la partenza

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Per le dodici del giorno dopo i nostri bauli erano già pronti per la partenza. Avevamo svuotato di tutte le provviste il nascondiglio sotto l'asse mobile, controllato ogni angolo della camera da letto in cerca di libri d'incantesimi o penne d'aquila dimenticate, e staccato il foglio appeso al muro su cui contavamo i giorni che ci separavano dal primo settembre.

L'atmosfera al numero 4 di Privet Drive era estremamente tesa. L'imminente arrivo a casa loro di un assortimento di maghi stava rendendo i Dursley nervosi e irritabili. Zio Vernon apparve decisamente allarmato quando Harry lo informò che i Weasley sarebbero arrivati alle cinque del giorno dopo. «Spero che tu gli abbia detto di vestirsi come si deve, a quelli là» ringhiò subito «ho visto il genere di cose che vi mettete addosso. Sarà meglio che abbiano la decenza di indossare abiti normali, ecco»

Di rado avevo visto il signor e la signora Weasley indossare qualcosa che i Dursley avrebbero definito "normale". I loro figli forse portavano abiti Babbani durante le vacanze, ma loro di solito indossavano lunghe vesti a vari livelli di trascuratezza. Né io né Harry ci preoccupavamo di quello che potevano pensare i vicini, ma piuttosto di quanto i Dursley avrebbero potuto essere sgarbati con i Weasley se questi si presentavano addobbati secondo la loro peggiore idea di maghi.

Zio Vernon si era messo il suo vestito migliore. Ad alcuni questo sarebbe potuto sembrare un gesto di benvenuto, ma sapevamo che in realtà zio Vernon voleva apparire impressionante e minaccioso. Dudley, d'altro canto, pareva come rimpicciolito. Non per gli effetti della dieta (figuriamoci!), ma per il terrore: l'ultima volta che si era imbattuto in un mago adulto ne era uscito con una coda di maiale a cavatappi che gli spuntava dal fondo dei pantaloni, e zia Petunia e zio Vernon avevano dovuto farlo operare in una clinica privata di Londra. Non c'era affatto da stupirsi, quindi, se Dudley continuava a strofinarsi nervosamente la mano sul sedere e si spostava da una stanza all'altra camminando di lato, come per non offrire lo stesso bersaglio al nemico. Era esilarante.

Il pranzo fu consumato in un silenzio quasi assoluto. Dudley non protestò nemmeno per il cibo (ricotta e sedano gratinato). Zia Petunia non mangiò nulla. Teneva le braccia incrociate, aveva le labbra strette e sembrava che si masticasse la lingua, come per trattenere la furiosa invettiva che avrebbe tanto voluto scagliare contro me e mio fratello. «Vengono in macchina, vero?» abbaiò zio Vernon attraverso il tavolo.

«Ehm...» rispose Harry. Non avevano più l'auto; la loro vecchia Ford Anglia al momento scorrazzava libera nella Foresta Proibita a Hogwarts. Ma l'anno prima il signor Weasley aveva preso in prestito un'auto del Ministero della Magia; forse avrebbe fatto lo stesso anche stavolta? «Credo di sì» aggiunse poi, mascherando un po' male l'incertezza.

Zio Vernon sbuffò tra i baffi. In circostanze normali avrebbe chiesto che tipo di macchina aveva il signor Weasley; tendeva a giudicare gli altri dalle dimensioni e dal costo delle loro auto, da bravo Babbano ignorante.

[1] 𝙒𝙞𝙩𝙝 𝙊𝙥𝙚𝙣 𝙀𝙮𝙚𝙨 » Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora