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RITORNO ALL'INFERNO


Non ricordavo quasi niente dell'ultimo mese scolastico, ad essere sincera

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Non ricordavo quasi niente dell'ultimo mese scolastico, ad essere sincera.

Era come se il mio cervello avesse smesso di accettare nuove informazioni; mi limitavo a cercare di non analizzare quelle che avevo assimilato quella notte nel cimitero, concentrandomi su altro -pozioni, per lo più. Non ricordavo nemmeno con nitidezza l'incontro con i genitori di Cedric; vedevo solo le lacrime di sua madre, che mi stringevano il cuore in una morsa tanto dolorosa quanto insopportabile.

Blaise e Daphne avevano tenuto fede alla loro promessa: non mi avevano mai lasciata sola e mi avevano impedito di isolarmi, in attesa che mi sentissi di raccontare loro che cosa era successo. Mi avevano raccontato del discorso che Silente aveva tenuto due giorni dopo la fine del Torneo Tremaghi, dove pregava tutti di lasciare in pace me e Harry. Effettivamente gli altri studenti tendevano ad evitarmi nei corridoi; persino Parkinson mi lasciava stare.

E anche Harry. Due fratelli normali, forse, si sarebbero stati vicini in un momento del genere, e invece noi evitavamo di incrociare persino gli sguardi. Lo amavo come si può amare un fratello, ma Harry era lo specchio che non potevo evitare e io non ero ancora riuscita ad accettare pienamente quanto successo tredici anni prima.

La sera prima del ritorno a Privet Drive, dove Silente aveva insistito per farci tornare per il momento invece che andare direttamente alla Tana, preparai il baule con una sensazione di oppressione al centro del petto. Daphne aspettò che finissi e scese con me in Sala Grande.

Mi bloccai sulla soglia. Tradizionalmente, alla fine dell'anno, la Sala Grande era addobbata con i colori della Casa che vinceva il Torneo di Quidditch. Invece quest'anno gli stendardi erano neri, in segno di lutto.

«Lys...» mi chiamò Daphne guardinga, osservandomi con la coda dell'occhio. Probabilmente temeva che la reazione che secondo lei stavo tenendo dentro da un mese scoppiasse all'improvviso.

E in effetti, mi sentivo sull'orlo di esplodere. Scossi piano la testa. «Non ce la faccio» dissi piano. Mi voltai e mi diressi verso il parco più velocemente possibile.

«Aspetta!» esclamò, cercando di tenere il passo «Dove stai andando?»

Ah, a saperlo.

Continuai a camminare finché non arrivai in riva al Lago Nero, dove mi lasciai cadere a terra. Mi sentivo quasi soffocare; respirai profondamente a bocca aperta, appoggiando le mani avanti per sostenermi. Daphne si sedette a gambe incrociate di fianco a me. Non so per quanto durò il silenzio; mi persi a guardare il riflesso del tramonto sulla superficie dell'acqua, e quando parlai la voce era roca. «E' colpa mia, cazzo» dissi piano, gli occhi che bruciavano fastidiosamente «Cedric è morto per colpa mia»

«Oh, Lys» disse Daphne piano, mettendomi una mano sulla spalla «non dire così. Non potevi sapere...»

«Se io non avessi...». Deglutì, asciugandomi rabbiosamente le lacrime. «Se non avessi acconsentito a lasciargli prendere la Coppa con me... e anche Harry... dovevo prenderla da sola...»

[1] 𝙒𝙞𝙩𝙝 𝙊𝙥𝙚𝙣 𝙀𝙮𝙚𝙨 » Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora