Kabuto

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Kabuto se ne stava tranquillo a fumare una sigaretta poggiato di spalle ad un muro che dava su un vicoletto buio, non lontano dalla sede centrale di una famosa industria automobilistica che contava numerose filiali sparse in tutto il mondo.
Kabuto trovava qui molti dei suoi "soci" interessati a qualche scambio proficuo di informazioni per poter permettere il passaggio di qualche camion che non trasportava solamente pezzi di automobili, o permettere a qualche autista non proprio in regola l'ingresso in Giappone.
Piccoli favori insomma, niente che comportasse un suo impegno in prima persona, lui non era tipo da sporcarsi le mani. Al massimo i suoi sforzi erano rivolti nel passare le informazioni a chi di dovere e sviare l'attenzione dei suoi colleghi al momento giusto.
Ma le sue regole erano chiare, non si sarebbe mai intromesso in prima persona in uno di questi "affari".
Peccato che quella sera aveva mandato a puttane proprio quella regola!
Non solo aveva partecipato attivamente al rapimento di Sakura ma adesso si ritrovava a fare la guardia ad un ragazzino e ad un suo quasi collega in attesa del loro risveglio.
Se solo pensava al mega guaio in cui si era cacciato questa volta, sentiva il nervosismo salire  a livelli assurdi.
Gettò la sigaretta a metà, resosi conto del sapore amarognolo del tabacco che gli impregnava la lingua, ma era consapevole che di lí a poco ne avrebbe accesa un'altra.
Aveva rapito Sakura, quello era stato orribile.
Aveva dovuto agire non solo in prima persona ma addirittura a volto scoperto per avvicinarla e poi tramortirla. Non che si preoccupasse troppo della ragazzina in se, ma quanto del fatto che quella ragazzina era la figlia del suo capo.
Ma perché diavolo ci era dovuto andare lui?
Quando aveva ricontattato Orochimaru sperava in un guadagno facile e veloce, e soprattutto consistente.
E Orochimaru era sembrato molto interessato alla notizia, soprattutto a quel ragazzino, o meglio alla somiglianza di quel ragazzino con un tale di suo conoscenza scomparso qualche anno prima, era sembrato raggiante. Gli aveva promesso tutto quello che voleva, avrebbe dovuto saperlo che c'era un inganno, Orochimaru non era persona a cui potevi dire di no.
Aveva preteso di poter avvicinare quella ragazzina e poi aveva preteso, senza possibilità di replica, che fosse lui a doversi occupare di quella parte del piano.
Come già detto Orochimaru pagava bene ma non accettava un no come risposta.
Sospirò indeciso se continuare a stare fermo ed accendersi un'altra sigaretta,  o provare a chiamare quegli idioti che erano di guardia nel deposito, per sapere se c'erano novità.
Si era cacciato in un a brutta situazione.
Se mai si fosse risolta in positivo non avrebbe potuto uscirne senza fornire spiegazioni.
Sperava solo che Orochimaru ammazzasse Sakura, cosi non poteva più riconoscerla ...
Mentre aveva deciso di prendere il cellulare in mano sentì un verso dolorante provenire alle sue spalle .
Rimise velocemente il cellulare in tasca, poteva essere benissimo un ladruncolo che voleva guadagnarsi la serata.
Vide invece una sagoma barcollare verso di lui, tenendosi una mano alla testa, una chioma di capelli rossi e dei vestiti in condizioni pessime.
Era indeciso se accorrere ad aiutarlo ( perche mai sporcarsi senza tornaconto?) o far finta di non averlo visto.
Il giovane (adesso che si stava avvicinando e poteva vederlo meglio, poteva dire con certezza che era un ragazzo) barcollò ancora verso di lui e alzó il volto mostrando due occhi vacui di un colore chiarissimo. Sembrava alquanto smarrito e, si teneva la testa. Probabilmente aveva avuto un colpo da qualche delinquente, i jeans erano stappati sulle ginocchia e semi aperti mentre la camicia era completamente sbottonata.
Non ci voleva molto a capire cosa fosse successo ad un ragazzo cosí carino che girava solo a quell'ora della notte, o almeno cosa stava per succedere visto che il ragazzo sembrava essere scappato via.
Visto la situazione, lo stress accumulato, forse poteva...
Si era già compromesso troppo in questa giornata, doveva davvero rischiare?
Intanto il ragazzo pareva averlo visto.
Si bloccò di colpo.
- Chi...chi sei ? – disse impaurito, strizzando gli occhi. Evidentemente la botta in testa che aveva preso era stata più forte del previsto.
- Sono un agente - rispose avvicinandosi e sfruttando il fatto di indossare la divisa di ordinanza.
Il ragazzo si avvicinò di corsa inciampando nei propri pantaloni che continuavano a scendere lasciando scoperte sempre più ampie porzioni di pelle e finendo quasi addosso all'albino.
Kabuto lo afferrò per le spalle sentendo sotto le dita la pelle liscia e la leggera muscolatura .
- Tu ...tu ... chi sei? ...chi? - ripete il ragazzo confuso.
Il suo sguardo sembrava non riuscire a metterlo bene a fuoco e pareva vagare nei dintorni, sembrava abbastanza stordito per non ricordarsi nulla una volta ripreso ... e per di più il vicolo era buio ...

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