Il fischio del treno qualche ora dopo la mia partenza, mi svegliò.
Avevo dormito durante tutto il viaggio, avvertivo un torcicollo tremendo e la schiena tutta indolenzita; molto probabilmente il mio corpo stava rispondendo alla cattiva posizione adottata durante il mio riposo in treno. Era pomeriggio tardi quando arrivai, il sole stava iniziando a tramontare e l'intera stazione era avvolta da una luce giallastra che mi fece socchiudere gli occhi, ancora pieni di sonno, appena scesi dal treno.
La mia valigia era molto pesante e un uomo, vedendomi in difficoltà, mi venne ad aiutare: "Signorina, quella valigia deve essere molto pesante, lasci che l'aiuti io" e me la tolse dalle mani.
"Si vedeva così tanto che ero in difficoltà?" dissi con tono ironico
"Beh direi di sí, decisamente!" l'uomo mi sorrise.
Era un bell'uomo: alto, capelli biondi e lunghi, occhi grigi e un sorriso mozzafiato; e in più si capiva che era un uomo appartenente all'alta società dal modo in cui parlava e dal suo modo di comportarsi.
Dopo che l'uomo caricò la valigia su una carrozza che doveva portarmi alla pensione dove avrei alloggiato durante tutto il mio soggiorno a Madrid mi disse: "Bene signorina, le conviene salire sulla carrozza o arriverà tardi al suo alloggio..."
"Grazie mille, ma mi dica, dato che siamo entrati in confidenza, come si chiama?"
"Oh, giusto, che sbadato" si tolse il cappello che portava in testa e poi proseguì "Raul de la Cruz, a vostro servizio signorina" si inchinò, e con garbo e galanteria mi baciò la mano.
"E ora potrei sapere il vostro, signorina?"
"Alicia Castro, signore"
"Incantato" mi rispose ammiccandomi con lo sguardo "Spero di rivedervi presto, Alicia Castro"
Distolsi lo sguardo imbarazzata, dal suo. Gli accennai con il cipiglio e salì in carrozza.
Dopo circa mezz'ora arrivai alla pensione di donna Ines. Il tempo trascorso in carrozza volò. Mi ero persa a contemplare il magnifico scenario che vedevo oltre il finestrino.
Tanti palazzi, statue e monumenti abbellivano Madrid. Vi erano molte case con balconi pieni di fiori dai colori vivacissimi, molte persone che correvano e attraversavano la strada indaffarate a tornare a casa per la cena o magari per iniziare qualche turno serale per qualche strano e bizzarro impiego come quello della telefonista per esempio. Coloro che esercitavano questa professione erano costretti a stare seduti tutto il giorno a collegare varie chiamate provenienti da molte parti del paese e non solo; talvolta collegavano anche chiamate internazionali molto importanti. Per questo, oltre ad essere un lavoro alquanto bizzarro, risultava anche essere abbastanza difficile e pieno di responsabilità.
Arrivata difronte la pensione, notai subito che era un palazzo molto curato e sopra alla porta d'ingresso vi era un'insegna con su scritto a caratteri cubitali "PENSIONE DI DONNA INES", appena entrai sentì subito profumo di pulito e ad accogliermi vi era una grande e confortevole sala d'aspetto con dei graziosi divanetti beige, un tappeto rosso e il bancone della "reception" con dietro tantissime mensole con sopra le chiavi delle varie camere.
Mi avvicinai al bancone e suonai il campanellino che era posto sulla sua superfice. Appena suonai, da dietro una piccola porticina sbucò una signora dai capelli brizzolati raccolti in un ordinato chignon che mi scrutò attentamente dalla testa ai piedi, poi disse: "Salve, come posso aiutarti?"
"è lei donna Ines giusto?"
"In persona" mi rispose tutta impettita
"Bene, vorrei prendere una camera"

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Come una rosa blu
Romance•Completa• Primi anni del 1900; Alicia Castro, una giovane ed ambiziosa ragazza proveniente da un paesino vicino al mare nel nord della Spagna, decide di trasferirsi a Madrid per cambiare vita in seguito ad una tremenda delusione d'amore. Qui incon...