Capitolo 9

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Sulla strada del ritorno incontrai don Ramòn sul suo bel cavallo bianco intento a farsi una passeggiata nei campi; appena mi vide si avvicinò: "Buongiorno levatrice, vedo che mia suocera non ha perso tempo nel convocarvi..." disse sorridendomi

"Buongiorno don Ramòn, vostra suocera mi ha appena offerto un posto di lavoro come levatrice di sua moglie e devo dire che lei in tutto ciò c'entra e non poco a quanto ho capito..." dissi incrociando le braccia stizzita, l'ultima cosa che volevo era avere qualcosa a che fare con quella famiglia, ma dato che la paga era buona, decisi di non rifiutare. Sarei stata solo il minimo indispensabile in quella casa e dopo la nascita del bambino avrei chiuso definitivamente tutti i ponti con i de Rojas.

"Già, sono stato io, Alicia, a proporvi a mia suocera, siete stata davvero brava ieri sera e non ho potuto farmi sfuggire la levatrice più in gamba di tutta la Spagna; e poi sarei molto lieto di vedervi più spesso a casa mia..."

"Signore, quello incinta non è lei, bensì sua moglie. Io svolgerò il mio lavoro e me ne andrò; dopo quello che è successo voglio vederla il minimo indispensabile per non dire affatto"

"Alicia, così mi offendi... vuoi per caso dire che il bacio di ieri sera non ti è piaciuto manco un po'?" sogghignò.

In realtà, il signore baciava molto bene, manco Pablo era mai riuscito a baciarmi così appassionatamente come mi baciò lui, ma ciò che mi turbava era che avevo baciato un uomo sposato.

"Se proprio le devo essere sincera signore, di baci come il suo ne ho avuti, e non pochi" dissi mentendo. Scorsi un sorrisetto ironico sullo sguardo di don Ramòn, come se non credesse manco ad una parola di quello che stavo dicendo, "L'unica cosa che mi sento di dirle signore, è di starmi il più lontano possibile, quello che ha fatto ieri sera non deve essere per lei motivo di orgoglio e di vanto, anzi, dovrebbe provare un briciolo di vergogna, devo forse ricordarvi che siete un uomo sposato?" gli dissi rimproverandolo.

Sull'ultimo pezzo della mia ramanzina, il sorrsietto beffardo di don Ramòn svanì.

"Alicia, non sai che darei per non esserlo e fuggire insieme a te. Magari in un'altra vita ci rincontreremo, e lì si, che non ti lascerò andare. Ma ora sono ancorato a questa vita alla quale sento di non appartenere affatto. Detto ciò vuoi che ti dia un passaggio in città?"

Il discorso del signor Ramòn mi parve strano. Perché si era sposato con donna Elena se non la amava veramente? Infondo a quella vita ci si era legato lui stesso...

"Oh no grazie signore, preferisco proseguire a piedi, non vorremmo dare adito a pettegolezzi giù in città vero?"

"Sinceramente a me non mi importa di ciò che dice o pensa la gente, ma se preferisci proseguire a piedi non insisto... ci vediamo domani, levatrice"

Gli feci un cenno con lo sguardo per congedarmi da lui e ripresi a camminare per tornarmene a casa.

Una volta arrivata alla pensione si era fatta ora di pranzo e venni subito assalita dalle domande di Juliana, che moriva dalla voglia di sapere con chi mi fossi vista quella mattina.

"Alicia, finalmente sei tornata! Ma dove sei stata?"

"Alla tenuta de Rojas..."

"Alla tenuta de Rojas!" disse Juliana sconcertata "ma sei impazzita, non ti avevo detto di stare lontana da quella famiglia?"

"Si ma, donna Pilar mi ha appena offerto un posto di lavoro come levatrice personale di sua figlia e io..." Juliana non mi fece manco finire di terminare la frase che intervenne subito dicendo: "E hai rifiutato ovviamente, vero?"

"Ma sei pazza, ho accettato eccome invece!"

"Alicia..." Juliana stava perdendo la calma, chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e poi disse: "Sai in che pasticcio ti stai mettendo? Stai andando a lavorare direttamente nella tana del lupo!"

Come una rosa bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora