"Sveglia! La colazione è tra dieci minuti" Sentì gridare una guardia che sbatteva il manganello sulle sbarre della mia cella per fare rumore.
"Ed ecco che un'altra giornata inizia. Certo che potrebbero mettere pure un sistema di sveglie un po' più delicato..." disse Paula alzandosi dal letto. "Alicia, dai su. Non vorrai saltare di nuovo la colazione!" riprese poi la donna.
"Non ho fame. Voglio restare a letto..." dissi io blaterando da sotto le coperte.
"Oh si che ce l'hai, sei solo troppo pigra per alzarti da quel letto, se così si può chiamare quella superfice scomoda e dura come una pietra"
"Beh Paula, questa superfice scomoda e dura è l'unica cosa che mi da conforto. Quando sono qui mi sento al sicuro, lontana da tutte quelle stronze sadiche che si trovano qui..."
"Oh e quindi sarei una stronza sadica anch'io?" chiese Paula delusa.
"Sai che non mi riferisco a te..."
"Sei qui da quattro mesi e ancora non riesci ad abituarti a questo posto!"
"Non mi ci abituerò mai Paula. Voglio solo che l'avvocato mi chiami per quel dannato processo. Non voglio sprecare altro prezioso tempo della mia vita qui dentro..."
"Beh, almeno tu hai la possibilità di un processo. Io non ho manco quello; e che dovrei fare, piangermi addosso come fai tu?"
"Hai ragione, scusa, è che sono così presa da tutti i miei problemi che non ho pensato a te..."
"Oh non fa niente, io ormai sono qui da due anni. Prima o poi ti ci abitui, o meglio sei costretta a farlo altrimenti va a finire che impazzisci. Il penitenziario non è esattamente un paradiso terrestre, e se non lotti per la tua vita verrai sbranata dalle altre..."
"E ne vale la pena lottare per una vita che trascorrerai qui dentro?"
"Beh, una vita è sempre una vita, è il dono migliore che uno possa ricevere, anche se passata qua dentro. Ora andiamo o Jimena si mangerà la tua porzione come fa da giorni ormai". Disse la mia compagna di cella trascinandomi fuori dal letto.
Arrivate alla mensa, tutte le detenute erano in fila per prendersi la loro misera porzione di pane duro, una mela marcia a metà (quando andava bene) e un bicchiere di latte non proprio freschissimo.
"Ehi, c'ero prima io!" mi si rivolse in cagnesco una carcerata di mezza età alta almeno un metro e ottanta e pesando minimo cento chili, passando avanti a me non rispettando la fila.
"Beh in realtà no. C'ero prima io, tu vieni dopo di me" risposi alla donna.
"Come hai detto scusa?" la detenuta mi guardò con sguardo minaccioso, era più alta di me e incuteva paura a tutte le altre recluse del penitenziario.
"Oh no niente, passa pure..." dissi facendo passare Jimena avanti (così si chiamava la detenuta più temuta di tutta la prigione) per evitare storie inutili, ma poi la mia amica Paula si voltò verso di me.
"Oh Alicia, cosa ti ho detto prima?! Devi farti valere oppure tutte ti metteranno i piedi in testa. Non devi mai farti vedere debole in pubblico altrimenti diventerai una preda facile. Guarda me"
"Ehi Jimena!" gridò Paula dietro di me "Non credo che sia il caso di passare avanti la fila. C'era prima la mia amica, quindi te lo dico con le buone, vai al tuo posto se non vuoi vedertela con me!" disse Paula con spavalderia.
"Senti tu, chi ti credi di essere?" Jimena si avvicinò e sovrastò completamente Paula che in confronto alla sua rivale era molto più bassa; "La puttanella marcia per caso si è svegliata con la luna storta stamattina?" disse tentando di provocare Paula.

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Come una rosa blu
Romance•Completa• Primi anni del 1900; Alicia Castro, una giovane ed ambiziosa ragazza proveniente da un paesino vicino al mare nel nord della Spagna, decide di trasferirsi a Madrid per cambiare vita in seguito ad una tremenda delusione d'amore. Qui incon...