"Ormai è troppo tardi, non si può fare più niente per mio nipote..." disse la donna guardando malignamente il bambino nella culla con un cuscino in mano.
Sotto shock, mi avvicinai alla signora, le tolsi il cuscino dalle mani e vidi dentro la culla. Ciò che i miei occhi videro quella notte mi straziarono l'anima e il cuore lasciando per sempre un segno indelebile dentro di me. Il bambino era cianotico dalla pelle bluastra e opaca, i suoi occhi avevano perso il loro brillore, caratteristica tipica di un corpo senza vita. Il bambino era morto soffocato dalla sua stessa nonna per mezzo di un cuscino; a vedere quel visino che fino a qualche minuto prima emanava gioia e allegria improvvisamente spento e senza vita mi fece venire un nodo allo stomaco e un magone terribile dentro di me, poi guardai furente l'artefice di tutto ciò: donna Pilar.
"Siete una maledetta! Perché l'avete fatto?" dissi io urlando in lacrime.
"Beh vedi levatrice, quel bambino non doveva nascere, non è degno di portare il cognome di questa famiglia. Ora si trova in un posto migliore..." disse la donna con tono pacato e tranquillo, parlava come se quell'atto orribile andasse fatto e basta, come se fosse giusto così.
"Voi siete pazza, siete un essere spregevole!" dissi io scagliandomi addosso alla donna, la quale cadde iniziando ad urlare.
Nel sentire quelle urla entrarono nella stanza Elena, mio padre e Ramòn.
"Mamma santo cielo, che sta succedendo qui? Perché sei a terra?"
"Elena mi dispiace tanto, davvero, mi dispiace tanto..." dissi io piangendo a dirotto.
"Alicia, ma cosa dici? Perché stai piangendo? Sei stata tu a spingere mia madre?" chiese la donna confusa. Don Ramòn e don Cesar erano immobili sull'uscio della porta della stanza da letto di Elena.
"Si, è stata lei Elena!" urlò donna Pilar, poi riprese dicendo "Questa donna è una pazza!" all'improvviso la donna finse di scoppiare in un pianto isterico, e tra i finti singhiozzi iniziò a gridare: "Questa donna, ha ucciso a sangue freddo tuo figlio!"
"Elena ti prego, non darle ascolto è stata..." Elena non capendoci niente di tutto quello che stava avvenendo disse: "Mamma sei impazzita forse? Ma cosa stai dicendo! Sono stata io qui poco fa e andava tutto bene..."
"Vai e vedi nella culla se non mi credi!" latrò donna Pilar.
Elena timorosa di quello che poteva vedere si avvicinò alla culla, anch'io ero vicina al bambino con ancora il cuscino, che avevo strappato dalle mani della signora, in mano, poi appena vide il figlio esanime iniziò a balbettare: "Q...questo non è possibile, stava bene fino a qualche minuto fa, andava tutto bene...com'è possibile questo!" la donna prese in braccio il corpicino del piccolo Cesar senza vita e lo strinse al suo petto scoppiando in un pianto di estrema angoscia e dolore. Don Ramòn si avvicinò, scrutò velocemente suo figlio morto e anche lui si abbandonò alle lacrime unendosi al dolore della moglie abbracciandola forte; quella famiglia che un mese prima era nata superando varie gioie e dolori, tenendo in braccio il loro piccolo figlio appena nato, con gioia e letizia, in quel preciso momento aveva cessato di esistere, scomparve per sempre. Don Cesar era inerme vicino la porta, poi nella stanza entrò Raul che vedendo sua sorella in lacrime con in braccio il bambino privo di vita e abbracciata dal marito, non ebbe bisogno di spiegazioni, capì tutto.
"Alicia, mamma, cosa è successo?" disse Raul portandosi le mani alla bocca.
"Si Alicia, perché non dici al tuo promesso sposo cosa hai fatto. Dillo!" disse sbraitandomi addosso Elena.
"Raul, io non ho fatto niente te lo giuro, è stata tua madre..."
"Bugiarda! Lei mente!" disse donna Pilar gridando "Ha ancora il cuscino con il quale ha ammazzato mio nipote in mano!"
Elena continuava a piangere e singhiozzare senza sosta, ininterrottamente; il suo dolore era inconsolabile, stringeva ancora tra le braccia suo figlio privo di vita avvolto in una coperta di lana bianca.
"Ma perché non racconta la verità invece? Dica a tutti chi è il vero colpevole!" dissi cercando di difendermi dalle pesantissime accuse fatte alla mia persona.
"Alicia, mio figlio è morto e tu non fai altro che difenderti continuando a dire bugie su bugie! Sei stata colta in flagrante con quel cuscino in mano! Dimmi, perché l'hai fatto?!" mi strillò Elena tremando dalla rabbia e dalla disperazione.
"Elena ascoltami, capisco che sei sotto shock in questo momento, ma tu devi cercare di ascoltarmi. Che motivi avrei avuto per uccidere tuo figlio? Sai benissimo che lo amavo come se fosse mio! Credimi, io non tolgo la vita ai bambini, io faccio in modo che essi vengano al mondo, non farei mai una cosa del genere!" dissi affranta.
"Oh io invece penso, cara levatrice, che di motivi ne avevi eccome per uccidere mio nipote" disse quella arpia di donna Pilar intromettendosi nella discussione "Vedi Elena, questa donna qui, mentre tu eri a casa a portare avanti la tua gravidanza, lei era a spassarsela con tuo marito. Alicia e Ramòn erano amanti, ha ammaliato tuo marito con i suoi modi da seducente sgualdrina quale è, senza farsi problemi a togliere un marito e un padre alla nuova famiglia che stava per nascere. Poi però quando Ramòn ha deciso di porre fine a questa relazione per amore tuo e del bambino evidentemente, questa pazza non l'ha presa bene e si è vendicata, togliendo la vita a ciò che hai di più caro al mondo: tuo figlio"
Elena era sconvolta, si voltò verso il marito e lo guardò con odio, proprio nello stesso modo in cui guardava me.
"Elena ti supplico lascia che ti spieghi, questa donna mente, non ho avuto nessuna relazione con tuo marito anzi, lui mi ha violentata. Non ho voluto dirti niente in quanto eri in attesa e non volevo farti agitare, non volevo rovinare l'idea che tu avevi di tuo marito. E per quanto riguarda il bambino..."
"Zitta! Non voglio sentire nessun'altra menzogna uscire dalla tua bocca, non nominare più mio figlio altrimenti ti tolgo la vita con le mie stesse mani, hai capito?!"
"Elena aspetta..." disse mio padre prendendo la parola in quella situazione scandalosa "Non credo che Alicia farebbe mai una cosa del genere, aveva appena scoperto di essere mia figlia, nonché tua sorella, ti prego cerca di ragionare..." concluse don Cesar con aria afflitta e con un tono tranquillo per quella situazione.
"Questa donna è un mostro" disse Elena avvicinandosi a me in lacrime guardandomi da capo a piedi, poi riprese dicendo: "E come tale mi assicurerò che sconti il massimo della pena per ciò che ha fatto, me la pagherà cara per avermi strappato via mio figlio in questo modo così crudele! Io non ho nessuna sorella." Elena finì la frase e uscì dalla stanza lasciando il piccolo Cesar nella culla che ormai accoglieva un cadavere.
"Raul ti prego, non crederai anche tu alle parole di tua madre..." singhiozzai abbattuta.
"Mi dispiace Alicia ma, tra me e te è finita..." disse guardandomi con ribrezzo per poi voltarsi e uscire dalla stanza.
Pochi istanti dopo arrivò la polizia che mettendomi le manette ai polsi mi dichiararono in arresto per omicidio, trascinandomi per la tenuta fino alla carrozza che mi avrebbe portata dritta in carcere. Tutti gli invitati erano scioccati e non potevano credere ai loro occhi, certi evitavano il mio sguardo e altri mi guardavano con disgusto; posso affermare che quella notte fu la più brutta di tutta la mia vita.

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Come una rosa blu
Romance•Completa• Primi anni del 1900; Alicia Castro, una giovane ed ambiziosa ragazza proveniente da un paesino vicino al mare nel nord della Spagna, decide di trasferirsi a Madrid per cambiare vita in seguito ad una tremenda delusione d'amore. Qui incon...