"Quindi mi stai dicendo, che quest'uomo misterioso che si fa chiamare il GUFO sta facendo il possibile per smascherare donna Pilar e il suo contrabbando di bambini e tu lo aiuterai in tutto ciò?!" chiese Juliana incredula mentre si chiudeva alle spalle la porta della pensione.
"Sst, non vorrai svegliare tua nonna! E comunque, si, hai capito bene..."
"Alicia, so che lo stai facendo per aiutare quei poveri bambini, ma sai in che pasticcio ti stai mettendo? Non si può sconfiggere donna Pilar!"
"Amica mia, capisco che sei preoccupata, ma la vita di quei bambini vale mille volte di più della mia, se dovrò sacrificarmi per tutti loro lo farò, almeno non morirò invano, ma se non lo farò so che me ne rimpiangerò per il resto della vita..."
Juliana mi guardò con sguardo compassionevole, poi disse: "E va bene, se ti fa stare meglio fai tutto il possibile per salvare quelle piccole anime innocenti, ma ti prego fa attenzione..."
"Certo, ora andiamo a letto. Sono stanca morta. Domani mi attende una lunga mattinata alla villa e proverò a scoprire dove sono quei dannati documenti... non so proprio da dove devo cominciare..."
"Sei in gamba ce la farai. Se vuoi che ti dia una mano in qualche modo conta pure sul mio aiuto" disse Juliana accompagnandomi in stanza
"Grazie amica mia, davvero. Non so come farei senza di te. Buonanotte" mi rivolsi a Juliana con sguardo assonnato
"Buonanotte amica mia" disse, ricambiando il mio saluto con un bacio volante.
La mattina seguente, dopo aver fatto una ricca colazione mi recai alla villa. Donna Elena era molto agitata e nervosa per i dolori lancinanti alla schiena dovuti alla gravidanza; le feci un massaggio e dopo averle preparato un infuso che la tranquillizzasse e che distendesse i muscoli, mi rivolsi alla signora, che come tutte le mattine mi aveva vista all'opera, e le dissi: "Signora mi scusi, ma ho bisogno di recarmi al bagno per preparare degli impacchi di acqua calda per vostra figlia. Saprebbe indicarmi dov'è?" Quella mi sembrava una scusa perfetta per non dare nell'occhio e anche perché non sapevo veramente che cosa inventarmi.
"Certamente levatrice, ti faccio accompagnare da una delle mie domestiche" Disse la signora iniziando ad alzare il dito per chiamare l'attenzione di Adelina.
"Oh no signora, se mi dice la strada, non occorre che una delle sue domestiche mi accompagni. Posso arrivarci anche da sola. Saranno piene di lavoro, non vorrei di certo disturbarle..."
"Beh vedi ragazza, le domestiche qui vengono pagate per fare quello che dico io" mi rimproverò donna Pilar con sguardo severo, poi riprese dicendo: "Comunque la toilette si trova al piano di sopra nel corridoio alla tua sinistra, poi entra nella prima porta a destra"
"Va bene signora, sarò di ritorno quanto prima..."
Salì le scale per il terzo piano della tenuta, poi presi il corridoio alla mia sinistra e facendo molta attenzione che nessuna domestica mi stesse osservando, inizia a perlustrare tutto il piano.
Nel corridoio sulla sinistra c'era la toilette, la biblioteca e la stanza degli ospiti; la quale era molto usufruita dagli invitati della signora alla festa di fine estate e ad altri ricevimenti molto importanti che attiravano gente dell'alto rango da tutte le parti della Spagna e che prima di rimettersi in viaggio volevano sostare una notte alla villa per recuperare le energie e per smaltire la sbornia della sera prima.
Anche nel corridoi sulla destra non c'erano altro che altre stanze per gli ospiti e un piccolo terrazzino che affacciava sul giardino est della tenuta.
Dopo aver perlustrato tutto il piano capì che dello studio della signora non c'era neanche l'ombra quindi scesi al secondo piano.
Sempre senza farmi vedere dalle domestiche imboccai il corridoio che dava alla mia destra e subito dopo la stanza del cucito vidi uno studio. Mi ci intrufolai immediatamente e mi richiusi subito la porta alle spalle.
Lo studio era decorato con pesanti mobili in faggio scuri: appena si entrava si poteva notare un'enorme scrivania dove sopra vi erano posate lettere, scartoffie di ogni genere e una lampada a olio e anche una piuma da scrivere nera, dietro alla scrivania vi era una poltrona verde e attaccata alla parete laterale sinistra dello studio si poteva osservare in tutta la sua maestosità un'elegantissima e imponente libreria che occupava l'intera parete tappezzata di carta da parati marrone con rifiniture d'oro, adagiato alla parete laterale destra invece vi era un raffinatissimo divanetto a due posti con affianco un tavolinetto basso dove sopra vi erano poggiati dei bicchieri di cristallo e una bottiglia di whisky, ma ciò che dava davvero un senso di classe a quello studio era la gigantesca finestra che, oltre a irradiare di luce la stanza, lasciava intravedere il mastodontico giardino sul retro della tenuta.
Non indugiai oltre nel contemplare l'arredamento dello studio anche perché avevo pochissimo tempo a mia diposizione e iniziai a perlustrare nella libreria della signora, ma lì non c'era altro che vecchi libri impolverati e niente di più; poi passai alla scrivania, della quale iniziai ad aprire tutti i cassetti, ma questi contenevano soltanto risme di fogli, inchiostro o documenti che non c'entravano niente con quelli che stavo cercando io. Mentre setacciavo i cassetti però, notai che uno di essi aveva un doppio fondo. Me ne accorsi in quanto sbattendo per sbaglio la mano sul fondo, quest'ultimo fece un rumore sordo, abbastanza strano; avevo come l'impressione che là sotto ci fosse del vuoto che naturalmente avrebbe dato spazio ad un posto perfetto dove poter nascondere dei documenti compromettenti, e così fu. Tolsi il finto fondo e lì sotto non trovai ciò che avrei voluto, anzi, in mezzo a mille lettere molto vecchie, trovai un fazzoletto bianco dove sopra vi erano ricamate con un filo d'oro le iniziali di un nome M.B che stavano per Marta Balmes, nonché il nome della mia defunta madre. Conoscevo benissimo quel fazzoletto in quanto anch'io ne avevo uno identico nel mio comodino, come suo ricordo. Lo presi in mano e non capivo cosa ci facesse lì. Come aveva fatto, un oggetto appartenuto a mia madre, ad arrivare in quella casa?
Mi sembrava tutto molto strano, così decisi di prenderlo e di riporlo nella tasca del mio vestito, in questo modo avrei potuto confrontarlo con quello che tenevo conservato io.
Mentre chiudevo il cassetto col doppio fondo e perlustravo la stanza per vedere se avessi lasciato tutto in ordine, sentì aprirsi la porta alle mie spalle e improvvisamente mi si gelò il sangue. Sentì chiamare il mio nome da una voce maschile che, tra l'altro mi era abbastanza familiare.
"Alicia?... Sei tu?..."

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Come una rosa blu
Romance•Completa• Primi anni del 1900; Alicia Castro, una giovane ed ambiziosa ragazza proveniente da un paesino vicino al mare nel nord della Spagna, decide di trasferirsi a Madrid per cambiare vita in seguito ad una tremenda delusione d'amore. Qui incon...