"Elena tuo figlio è una forza della natura, si vede che è in piena salute e sprizza energia da tutti i pori, i primi giorni di vita stanno andando più che bene, ora il mio compito è finito, ti ho insegnato come devi allattare e cosa devi fare nel caso in cui il bambino abbia dolori di pancia, sai tutto; d'ora in poi dovresti farlo vedere da un medico..." dissi io rivestendo il bambino con più delicatezza possibile, la sua pelle era così morbida e liscia che sarei stata ore lì ad accarezzarlo e a coccolarlo.
"Non so come farei senza di te Alicia, hai fatto un lavoro splendido durante la mia gravidanza, durante il parto e anche dopo; sei davvero in gamba, fosse per me continuerei a farti visitare il piccolo Cesar..."
"Elena sono una levatrice non un medico, è più appropriato che faccia vedere il piccolo da chi di competenza, io non ne capisco molto. Quando deciderai di regalare un fratellino o una sorellina al piccolo, in quel caso, mi farà piacere esserti di nuovo d'aiuto..." dissi io ammiccandole un sorriso.
"Ecco Alicia a proposito di ciò, non credo più di voler fare altri bambini. La gravidanza di Cesar mi ha davvero traumatizzata, io e Ramòn ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di fermarci a un figlio. Non sono adatta per portare avanti una gravidanza..." disse con aria triste la donna.
"Elena senti..." dissi prendendole le mani "è passato un solo mese dal parto, devo esserti sincera, il tuo non è stato un parto semplice, e quindi capisco i tuoi timori ma non essere tanto frettolosa; magari col passare degli anni cambierai idea e ti convincerai a dare una compagnia a Cesar, credimi essere figli unici non è affatto bello, te lo dico perché ci sono passata e ci passo tutt'ora, anche se..." dissi interrompendomi. Io, Raul e mio padre non avevamo ancora raccontato nulla al resto della famiglia, l'arrivo del piccolo ha davvero stravolto la vita alla tenuta e quindi avevamo deciso di non dire niente e di aspettare un momento migliore...
"Anche se cosa?" riprese Elena.
"Oh niente, non è importante; ora l'importante è che tu e tuo figlio stiate bene, a proposito, ti sei ripresa del tutto dopo l'enorme sforzo del parto? Come vanno i dolori?"
"Oh beh...va sempre meglio, i dolori diminuiscono giorno dopo giorno, ad oggi posso dire di essermi ripresa del tutto..."
"Bene, ora quello che devi fare è accudire e crescere al meglio il tuo piccolo..."
"Già, Cesar è diventato ormai la mia priorità nella vita. Comunque ci vediamo domani per la cena di Natale; come fidanzata di Raul è giusto che ci sia anche tu..."
"Oh si certo, Raul me ne aveva già parlato, sta tranquilla ci sarò, così potrò spupazzarmi ancora un po' il mio nipotino..."
"Come scusa?" chiese perplessa Elena.
"Beh... sono o non sono la futura moglie di tuo fratello? Anche se non di sangue sarò pur sempre sua zia acquisita..." dissi pentendomi di quello che avevo appena detto volendomi rimangiare tutto; quelle parole mi erano uscite da sole e non mi ero resa conto di quello che avevo appena spiattellato..."
"Beh si, hai ragione. Scusami è che ultimamente sono molto stanca..." disse giustificandosi alquanto imbarazzata.
"Tranquilla ti capisco. Ora devo andare, ci vediamo domani allora..."
"A domani" disse Elena prendendo la manina del bambino e facendola muovere in segno di saluto.
Sorrisi al bambino e me ne andai.
Il giorno dopo arrivò Natale e si sa che non c'è miglior giorno per festeggiare, per volersi bene e per mettere da parte ogni rancore. È un'occasione per trascorrere una giornata in allegria e armonia con le persone alle quali si vuole bene, ma così non fu. Quell'anno passai la peggiore serata della mia vita a causa di eventi nefasti che caratterizzarono la notte di Natale del 1911.
Quella sera Raul mi venne a prendere dalla pensione verso le 20.30, la cena era fissata per le 21.00 ed erano stati invitati molti ospiti per festeggiare la ricorrenza più attesa dell'anno. Arrivati lì, la tenuta era perfettamente decorata con colori prettamente natalizi come il verde, il rosso e l'oro. Enormi ghirlande e luci abbellivano la facciata anteriore della villa e dentro c'era un albero mastodontico che sovrastava e rendeva più accogliente il salone. Tutti gli ospiti erano impegnati a ballare, a bere e a divertirsi. La cena era a composta da portate di prosciutto, pollo, tortillas di vari tipi, agnello e una serie di dolci infinta seguiti poi da frutta e champagne.
In torno al tavolo erano radunati più di trenta ospiti che colloquiavano molto amabilmente ed educatamente con tutti, io intanto chiacchieravo con Elena e con Raul, anche se mia sorella si alzava molto di frequente dalla tavola per andare a controllare il piccolo Cesar che dormiva nella sua stanza da letto. L'argomento della serata era decisamente il parto di Elena (si capiva dalle facce disgustate degli uomini seduti a tavola) e le nozze tra me e Raul. Varie nobildonne mi squadravano e mi guardavano torve, spettegolando e sparlando male alle mie spalle; così facendo quelle donne non mi davano minimamente fastidio, anzi, mi facevano sentire orgogliosa di me stessa e di dove ero riuscita ad arrivare: stavo per sposare l'uomo dei sogni: ricco, bello e buono; e per tanto sarei salita di grado sociale e questo molto probabilmente dava fastidio alle commensali donne, magari trovavano più giusto che le loro figlie dovessero stare al mio posto e non una semplice levatrice da quattro soldi. Quel che mi confortava era che tra me e Raul c'era un amore che andava oltre i soldi e oltre tutte le ricchezze di questo mondo, e io ero fermamente convinta che sarebbe stato un matrimonio più che felice.
Finita la cena tutti gli ospiti si diressero nuovamente nel salone per continuare a ballare e a festeggiare; io ed Elena eravamo sedute su un divanetto a sorseggiare i nostri drink mentre Raul e Ramòn discutevano di politica e di economia con i vari uomini d'affari invitati alla cena.
Ad un certo punto, avendo la necessità di andarmi a ritoccare leggermente il trucco, andai in bagno, che era sullo stesso piano della stanza della signora. Percorrendo il corridoio vidi donna Pilar, che nel frattempo si era allontanata dalla festa, entrare furtivamente nella stanza dove dormiva il piccolo. Aveva deciso di agire proprio in un momento dove tutti erano distratti dalla musica, ed ogni suo movimento non sarebbe stato avvertito da nessun invitato; quindi guardando attentamente che nessuno la stesse osservando (io mi ero nascosta dietro una colonna nelle vicinanze del bagno) entrò e si chiuse la porta alle spalle.
Temendo per la vita del bambino, in quanto sapevo quali erano i suoi diabolici piani, conclusi che dovevo entrare anch'io in quella stanza, determinata a scoprire quali fossero le intenzioni della signora mi avviai verso la camera da letto di mia sorella, aprì la porta e lì, vicino la culla vidi donna Pilar.
"Signora la prego, non lo faccia!" dissi io cercando di mantenere la calma difronte a ciò che stavo vedendo.
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Come una rosa blu
Romance•Completa• Primi anni del 1900; Alicia Castro, una giovane ed ambiziosa ragazza proveniente da un paesino vicino al mare nel nord della Spagna, decide di trasferirsi a Madrid per cambiare vita in seguito ad una tremenda delusione d'amore. Qui incon...