19. TEMPORALI

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"Stiles, non credo che verrò a scuola oggi."
Cercai di non piangere mentre parlavo al telefono con Stiles. Stava piovendo a dirotto e le mie scarpe da ginnastica bianche stavano diventando verdi. La suola a contatto con l'erba bagnata, emetteva rumori fastidiosissimi e a malapena riuscivo a sentire la voce del ragazzo in chiamata. "Nemmeno io, abbiamo appena trovato un modo per attirare il benefattore dritto nella nostra trappola." Come sempre era felicissimo di rischiare la vita, più che altro eccitato.

"Va bene, non farti ammazzare." Lo avvertii ridacchiando, mentre i miei passi si fermavano. Tenevo la testa china verso il basso per non bagnare il cellulare nascosto sotto il cappuccio della felpa. "Non mi fai mille domane sul piano?"
Sospirai e mi coprii la bocca con una mano. Stavo per farmi sfuggire un singhiozzo e non potevo permettermelo.

"Sono sicura che mi racconterai tutto più tardi. Ora devo andare." Cercai di terminare la conversazione il prima possibile. "Va bene Jane, ci sentiamo dopo quando mi spiegherai perché sei così strana." Sorrisi e scossi la testa. "Ti amo."

"Ti amo anche io." Risposi aspettando che chiudesse la chiamata premendo il tasto rosso. Lo fece solo dopo un lungo sospiro, come se volesse farmi capire a tutti i costi che si era reso conto che qualcosa era andato storto.

Dopo aver messo il cellulare in tasca, alzai gli occhi e l'aria mi mancò. Era dal funerale di mia madre che non avevo più visto la sua lapide. Non piansi mentre osservavo il suo volto sorridente. La sfidai con la testa alta e un'espressione impassibile. Se fossi stata in lei avrei svelato ad una ragazzina quei segreti? No.
Dopo averla vista accusare più di un innocente della morte di suo padre? Dopo che si era data la colpa per anni interi? Dopo le giornate passate a consolarla mentre piangeva in preda a crisi di panico e terrori notturni? Sì, sì, sì e ancora sì cavolo! Mi aveva mentito dal giorno della mia nascita, mi aveva tenuto nascosto ogni singolo particolare del suo passato, della mia storia.

E nonostante questo, io odiavo ancora me stessa perché non riuscivo ad arrabbiarmi con lei.

Rimasi minuti interi sotto la pioggia fredda, approfittando di non poter prendere il raffreddore, con le mani in tasca. C'era un silenzio inquietante, ero sola in un cimitero di una città maledetta. Insomma, non era proprio una delle migliori situazioni in cui avrei potuto trovarmi, ma nemmeno la peggiore.

Di cosa aveva paura? Forse credeva che mi sarei fatta prendere dal mio complesso dell'eroe e sarei andata a cercare il lupo del deserto da sola. Aveva paura che l'avrei uccisa? Magari fino ad un anno prima lo avrei fatto, ma lei sapeva che volevo cambiare una volta arrivata a Beacon Hills, che volevo ricominciare da capo.

E anche se ora ero al corrente di tutto, non riuscivo a muovere nemmeno un muscolo. Non volevo più uccidere la madre di Malia, ero solo stanca, terribilmente esausta.

Sentii dei passi sempre più vicini, ma non volli controllare quale altre pazzo si trovasse lì. Stavo per immergermi di nuovo nei miei pensieri, quando la pioggia smise di bagnarmi il viso. Continuava a cadere davanti ai miei occhi, così alzai il capo per controllare chi mi avesse appena messo un ombrello sulla testa. Lydia teneva il manico dell'oggetto e si era posizionata alla mia sinistra guardando anche lei la lapide di marmo.

Era pallida e con quella luce spenta, nessuna sfumatura di colore della pelle era presente sul suo viso. Indossava un maglione azzurro, che le stava leggermente grande, sopra ad una gonna nera. Mi chiesi come facesse a non avere freddo.

"Non dovresti girare per Beacon Hills da sola." Disse dopo un lungo silenzio imbarazzante. "Anche tu sei sulla lista, quindi non farmi la predica." Risposi incrociando le braccia. In realtà avevo solo freddo e stavo cercando di scaldarmi in qualche modo, non avevo intenzione di essere scontrosa, ma a quanto pare era quello che aveva inteso. "Scusa." Mormorai guardando in basso verso le mie scarpe sporche di fango. "Non so più come comportarmi, mi sembra di sbagliare sempre qualcosa."

𝓗𝓲𝓼 𝓕𝓪𝓾𝓵𝓽 //𝓢𝓽𝓲𝓵𝓮𝓼 𝓢𝓽𝓲𝓵𝓲𝓷𝓼𝓴𝓲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora