29. BEACON HILLS

1K 48 73
                                    

Stiles' point of view

"Cavolo amico, mi dispiace tanto." Bob sembrava così commosso da farmi pena. "Era davvero così speciale? Cioè, sì, hai capito." Stupido ragazzino, era ovvio che fosse speciale.

"Lei è bella, gentile, farebbe di tutto per le persone che ama-"

"Persino abbandonarle." Rispose quello con disprezzo. Lo guardai male. Non riuscivo comunque a sopportare che qualcuno parlasse male della mia piccola Jane. Non era concepibile. Soprattutto quando i suoi pregi per me erano divini e i suoi difetti unici. E no, anche se mi sembrava che il petto stesse andando a fuoco, avevo la nausea a causa dell'alcol, mi sentivo soffocare solo al pensiero di non passare il resto della mia vita con lei, non ero arrabbiato. Non sarei mai riuscito a prendermela con Jane.

Sapevo di essere patetico, di non dover sempre scaricare tutto su me stesso e farmi aiutare, anche da una sana litigata, però era più forte di me cercare di farla stare bene anche quando non lo avrebbe meritato.

Non avevo mai dubitato che lei mi amasse fi o a quel giorno.

"Come hai detto che fa di cognome."

"Montgomery. Non vorrai provarci con lei ora che è single, mh? No perché ti spacco la faccia e ti sparo un proiettile nel-"

"Mi piacciono gli uomini, idiota" Alzò gli occhi al cielo. "E a te piacciono gli uomini?"

"Cosa?"

"Ti piacciono gli uomini?"

"Ti do l'impressione di uno a cui piacciono gli uomini?"

"Sì, molto."

"Non ci provare con me Bob"

"Ti ho solo chiesto se ti piacesse il cazzo e tu non mi hai risposto."

"Perché dovrei?"

"Ti piacciono gli uomini"

"Stai zitto"

"Non hai negato"

"Ora ci stai provando."

"Sì, è vero"

Poi qualcosa nel suo sguardo cambiò. Non avevo idea di cosa fosse quella sensazione. Sentii un brivido lungo la schiena, come se un fantasma si fosse appena palesato alle mie spalle e avesse contaminato l'aria con il suo freddo respiro. Il barista guardò dietro di me e un angolo della sua bocca si alzò. Era come se sapesse molto più di me. O almeno, quello era il massimo che potei supporre, considerando che il mio cervello funzionava al rallentatore.

"Il solito Jane?" Anche se ero ubriaco, se i miei neuroni stavano esplodendo poco a poco, stanco morto come non succedeva da mesi, mi voltai immediatamente con una velocità impressionante. "No, oggi niente Ben." Ben! Ecco come si chiamava. Lei era lì, vestita come poche ore prima, tenendo le scarpe col tacco in mano e un triste sorriso sulle labbra. Si sedette al mio fianco con leggerezza, come se fossi potuto cadere se avesse fatto rumore.

"Ti ho trovato finalmente." Disse piano e indecisa.

Non risposi. Non avrei saputo cosa dire in ogni caso. Ben si allontanò per andare a pulire i tavoli del suo bar, ma sentivo comunque la sua presenza nella stanza ed era fastidiosa. Avrei voluto parlarle in macchina almeno, ma ero sicuro che avrei vomitato da un momento all'altro e avevo paura di alzarmi dallo sgabello in modo troppo brusco.

"Sono incinta."

Silenzio.

Ben smise di sistemare i bicchieri per due secondi. Lo capii dalla scomparsa del tintinnio del vetro.

𝓗𝓲𝓼 𝓕𝓪𝓾𝓵𝓽 //𝓢𝓽𝓲𝓵𝓮𝓼 𝓢𝓽𝓲𝓵𝓲𝓷𝓼𝓴𝓲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora